Il “pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “Vade retro montagna”.
Ormai l’abbiamo capito: ai ministri Boccia e Speranza della montagna non importa proprio nulla. Certo, hanno parlato, in questi ultimi giorni, nelle ormai abituali “Conferenza Stato Regione”, di ristori immediati per bar e ristoranti, ma della drammatica situazione che sta vivendo oggi la montagna, si è detto poco o niente, salvo escludere la prevista apertura per il 18 gennaio.
Il Governo, per pronunciarsi circa il prossimo futuro, aspetta il parere del CTS, l'”oracolo” da cui dipenderanno le sorti dello sci e di tutto il comparto montagna e neve.
Dalle ultime notizie filtrate, pare che il Comitato si pronuncerà, bontà sua, questo venerdì 15 gennaio, dunque con un altro rinvio sulla data prevista, quella di oggi 13 gennaio.
C’era da aspettarselo, erano altre le priorità, come il disastro sulla scuola. Intanto, però, il tempo passa e del 18 gennaio non se ne farà più nulla.
Al momento ad aprire gli impianti sarà soltanto l’Alto Adige, secondo quanto detto, ancora ieri, dal Presidente della Regione Arno Kompatscher, sempre che non ci sia un aumento nella curva dei contagi, che soprattutto metterebbe in crisi i posti letto nelle terapie intensive.
La volontà, comunque, è sempre quella di “far partire la stagione” per quel giorno, senza aspettare l’okay dal Governo centrale di Roma. Esercitando la propria autonomia.
Bar e ristoranti stanno protestando in alcune Regioni con aperture ai clienti e servizi al tavolo anche quando non sono permesse per via delle attuali restrizioni.
Forse è giunto il momento anche per la montagna di fare azioni più incisive, così da essere ascoltata.
Le promesse di ristori sono “solo” promesse e se arriveranno non copriranno mai le perdite subite da questo continuo e mascherato lockdown.
I maestri di sci della Lombardia, però solo quelli a partita IVA , percepiranno un contributo di mille euro. I colleghi francesi, per la sola “chiusura del Natale”, lo ricordo nuovamente, hanno ricevuto dal Governo cinquemila euro, precedentemente mille euro per ottobre e novembre.
Questo per dire che di elemosine la montagna italiana non può campare. Ho volutamente portato l’esempio (perché in tema con “il pensiero di un maestro di sci”) di una tra le più importanti categorie che lavora in montagna in ambito turistico.
Figuriamoci quando il Governo dovrà parlare di ristori per impianti di risalita, alberghi, bar e ristoranti, i cui fatturati sono molto più alti per ovvie ragioni: proporranno anche a loro mancette? E se sì, queste categorie si accontenteranno?
Se il buon giorno lo si vede dal mattino, ricordo che nel tanto decantato Recovery Fund, necessario per il rilancio dell’economia nazionale, il turismo (insieme alla cultura) al momento è ancora fermo a soli 9 miliardi di Euro.
Esponenti del Governo “giurano” però che la cifra verrà sensibilmente alzata. C’è da crederci?
Tutti noi abbiamo ormai capito che questo Governo ha due nemici: i bar e ristoranti e la montagna. Contro i nemici bisogna però combattere, pacificamente, per carità di Dio, ma è l’unico modo possibile se si vuole vincere.
Walter Galli
P.S. Tutto è ancora in mano al CTS, ricordando che siamo la Nazione che ha avuto più morti di COVID in tutta Europa. Qualcosa però non torna se da altre parti si scia e con meno decessi. Non è che l’ “oracolo”, nel chiedere solo e soltanto chiusure per i “soliti noti”, sbagli nell’affrontare questa pandemia, proponendo al Governo (ingiuste) restrizioni per poche categorie? Qualche dubbio viene. vade retro montagna vade retro montagna