Mai un titolo fu così calzante: Umberto Capitani, l’uomo che fa sciare i ragazzi. Quando allo Stelvio gli allenatori si ritrovano alle prime luci dell’alba in cima al Geister 1, pronti per tracciare, uno a fianco dell’altro, si attende la luce verde per accendere i trapani. Anzi, in realtà la luce è gialla. Gialla come la giacca a vento che Umberto Capitani ha scelto per non passare inosservato.
Deve essere ben visibile a tutti quando si presenta in vetta, a bordo della sua motoslitta e inizia a impartire gli ordini. “State stretti, mi raccomando, tre metri per ciascuno, altrimenti, fuori! E via tutti quegli zaini dalle partenze!“. Deve tenerli sempre a bada, se no vien fuori un macello. Non è solo questione di far stare tutti gli sci club prenotati nello spazio che c’è a disposizione.
Prima viene la sicurezza, poi il resto. Se non vi fosse ordine sarebbe il caos totale, poiché ovviamente ogni tecnico cerca la situazione migliore per disporre le porte secondo le proprie idee.
Quello di Umberto è un lavoraccio ma difficilmente l’utente se ne può rendere conto. Organizzare un ghiacciaio è ben diverso che gestire una stazione invernale. Ogni giorno c’è un problema diverso. Il ghiaccio è sempre in movimento, si spacca all’improvviso e tutto dev’essere in sicurezza. E le piste devono essere preparate al meglio per consentire agli atleti di sciare con la minima garanzia.
Anche quando la neve scarseggia e le webcam ingenerose mostrano un panorama di color nero, in realtà si scia sempre bene. A volte ancora meglio di quando le precipitazioni nevose coprono le ferite del ghiacciao, restituendo il bianco al panorama.
E poi c’è la gestione degli impianti altrettanto complicata (Sifas). Si lavora sempre al limite e con mille incognite poiché sotto ai tralicci degli skilift non c’è la terra che assicura la massima presa. Gli sciatori non ci fanno caso ma se gli addetti agli impianti non avessero un’esperienza unica, costruita negli anni, sarebbe quasi impossibile tirare la leva dell’accensione verso l’alto.
Ma non è solo questione di piste e impianti. Allo Stelvio arrivano sci club da tutto il mondo, Stati Uniti, Russia, Nord Europa… L’organizzazione logistica è un altro punto fondamentale da regolare. Proprio come il traffico.
L’hotel Livrio, situato in quota e raggiungibile soltanto con la funivia è di fatto la casa dello sci agonistico. E’ una meta molto ambita poiché la più comoda. Non possono starci tutti ma per fortuna eroici albergatori conducono l’attività al Passo, pronti ad accogliere centinaia di ragazzi.
Mantenere in vita tutto questo comporta dei costi pazzeschi, proprio per il gran nunero di problemi quotidiani che la situazione logistica impone. Senza contare quello della viabilità, quando le strade da Bormio o da Trafoi rimangono chiuse per frane e slavinette. Senza la necessità di spulciare i 740, è lecito sostenere che chi gestisce lo Stelvio non sarà mai ricco nel portafogli, ma miliardario nel cuore.
Umberto e così gli altri indefessi operatori, sono uomini di montagna, di neve, di sci. Vedere sciare migliaia di ragazzini entusiasti di questo sport, regala loro un’emozione immensa. Che ripaga di tanti sacrifici e fatiche fisiche.
E’ per questo che il mondo dello sci dovrebbe rivolgere a Umberto e a tutti gli operatori dello Stelvio, un grazie grande così!