Come anticipato, debuttano i “Pensieri di un maestro di sci”, con un’osservazione intitolata: Tutto come previsto, la stagione è alle porte ma si “sente” solo silenzio.
Proprio così. La stagione e imminentissima, il Natale vicino e ancora non sappiamo quali siano le eventuali linee guida per una (prossima?) apertura degli impianti. Tutto tace, come quando nevica, dove regna il silenzio.
Ma purtroppo, ahimè, le cose sono molto diverse da un’immagine bucolica: c’è un popolo, quello della montagna, che aspetta da tempo di sapere quale sarà il proprio futuro. Iniziando dagli impianti che, se non aprono, azzerano il turismo bianco di montagna: non si scia, salvo gli atleti di interesse nazionale.
L’attesa è per le decisioni che prenderà (prossima settimana?) il Comitato Tecnico Scientifico riguardo la sicurezza sugli impianti in questo tempo di Coronavirus. Finora solo fastidiose indiscrezioni o previsioni di persone che si riversano sui media (molti sul web) non si sa bene con quale autorità e a nome di chi.
Ma intanto bisogna fare la neve, dai cannoni: un lavoro che non si esaurisce in un solo giorno per garantire quel minimo di fondo necessario alle piste per renderle sciabili. Costi importanti, che molte stazioni stanno sostenendo, come l’assunzione di personale stagionale, ma al momento senza conoscere quale sarà il futuro. È logico tutto questo?
La domanda da rivolgere ai politici è molto semplice: ma la montagna tutta, merita un simile trattamento? Molte categorie hanno avuto risposte (nel bene e nel male: gli scontenti sono parecchi) e hanno ottenuto spazi su quotidiani nazionali e in TV: il nostro mondo, al contrario, sempre completamente assente dai radar. Se non in quello delle riviste specializzate, in particolare Sciare.
Eppure, giova ricordarlo, questo “mondo bianco” dà lavoro a qualche decina di migliaia di persone. Per un fatturato totale di oltre 10 milardi di euro prima del COVID 19 (stagione invernale 2018/19, dati rilevati da “Skipass Panorama Turismo”).
Roba non da poco, tenendo presente che la previsione per l’inverno 2020/21, considerando l’apertura dell’intera stagione, stima una perdita di 4 milardi di fatturato. Ma questa rilevazione è stata fatta a metà ottobre, prima degli ultimi due dpcm. E oggi, con queste nuove restrizioni? Un’ecatombe!
I numeri ci dicono, ritornando agli impianti, che dietro la vendita di uno skipass c’è tutto un indotto stimato dalle cinque alle otto volte superiore al costo del biglietto stesso.
La filiera di cui stiamo parlando è legata a filo doppio ai maestri di sci (in Italia circa 15.000), agli albergatori con il personale addetto, ai rifugi sulle piste, ai bar, ristoranti e negozi. Incluse le case di abbigliamento da neve e di articoli sportivi, sci, scarponi ecc. Anche per loro è crisi nera.
Il mondo della montagna, per suo dna, è abituato da sempre a cavarsela da solo. L’aiuto di cui oggi ha soprattutto bisogno è di avere risposte precise, subito! Per (ri)mettersi al lavoro. Alle alte quote il fieno lo si mette in cascina prima dell’inverno e la legna la si spacca in estate. Tutto come previsto la Tutto come previsto la
Walter Galli