Il “Pensiero di un maestri di sci” di oggi si intitola: “Solidarietà ai maestri arancioni!”.
Tutta la solidarietà ai colleghi maestri di sci del Trentino e agli operatori turistici di questa fantastica Regione, che si sono visti stoppare, ormai definitivamente, la stagione.
Incredibile, quello che non doveva succedere, è successo. Ma come si fa, a pochi giorni prima della prevista apertura degli impianti, senza nessun preavviso, far passare una Regione da “zona gialla” a “zona arancione”, quando tutto era ormai pronto per ricominciare a sciare!
La montagna del Trentino, dalle grandi alle piccole stazioni, si era preparata ad aprire ma, ancora una volta il “pressing” del partito delle “chiusure” a oltranza ha vinto.
È mai possibile che non si riesca a pensare a eventuali chiusure a “macchia”, circoscritte laddove il virus colpisce di più, al posto di chiudere una Regione intera?
Per la montagna trentina, la notizia di ieri è stata una botta tremenda. Gli operatori turistici, che con questa annunciata apertura di febbraio avevano investito in risorse economiche necessarie per “portare a casa” un minimo di fatturato e salvare quel poco che rimaneva dell’inverno, si sono visti di colpo cancellare tutte le loro speranze di lavoro.
Già è vietato nelle zone gialle spostarsi da una Regione all’altra sino al 5 marzo (ma di sicuro il divieto verrà prorogato): se poi si continua con questo “eccesso” di lockdown francamente vedo (lieto di essere smentito) davvero sempre più a rischio lo sci anche in altre Regioni.
Gli indici Rt creano incertezza e per molte località la scelta di aprire non è così scontata, se poi si è subito costretti a dare forfait. Il Trentino ne è un esempio.
Anche la Toscana ha gli impianti chiusi, essendo in zona arancione, dunque pure lì stagione ormai finita. Esattamente come l’Abruzzo. Ma altre Regioni alpine, attualmente in zona gialla, potrebbero essere retrocesse in zona arancione. Ovviamente dall’oggi al domani qualora l’indice Rt salisse, ricordando che per ritornare in gialla devono poi passare quindici giorni.
Pare che queste misure di contenimento siano necessarie fino a che non ci sia quell’immunità di gregge che arriverà grazie ai vaccini.
Ma i calcoli, ci dicono che, continuando con questo ritmo di vaccinazioni, occorreranno tre anni. Forse, qualcosa andrebbe rivisto.
Più si avvicina la data delle annunciate aperture degli impianti e più si perde per strada qualche Regione. In compenso, grazie a questi lockdown, avremo un’estate intera tutta sotto gli ombrelloni.
E per “par condicio” anche la montagna potrà così finalmente aprire senza problemi, perché di colpo si troverà in “zona bianca”, senza neve, però!
Nel frattempo incrociamo le dita, sperando non giungano altre chiusure regionali laddove lo sci turistico è ancora permesso. Povera montagna, nel vero senso della parola!
Walter Galli
P.S. Non si parli di irresponsabilità della montagna di fronte al Covid. Gli irresponsabili sono altri: chi chiude e basta, chi promette ristori (che non ci sono) e chi dell’economia reale che muore se ne fotte.
Lo si chieda agli impiantisti, e non solo del Trentino, agli albergatori, ai maestri di sci e a tutti quelli che in montagna lavorano. Qualche idea migliore in alternativa alle sole chiusure a oltranza l’avrebbero. Solidarietà ai maestri arancioni Solidarietà ai maestri arancioni