Il “Pensiero di un masatro di sci” di oggi si intitola: “Si è riaperto il sipario sul teatrino”
Lo sci più bello, quello che più piace, è quello di Marta. Per il resto, è iniziato di nuovo il teatrino della politica.
Da una parte quei ministri che si sono indignati per la decisione presa dal Governo di chiudere gli impianti di risalita fino al 5 marzo con una decisione annunciata per televisione la sera prima dell’apertura.
Dall’altra i sostenitori di Speranza, l'”irriducibile”, quello dello “stare tutti a casa”.
Leggendo la cronistoria dei fatti, una domanda viene spontanea: ma è mai possibile che coloro che fanno parte nel “nuovo” Governo e si proclamano “amici” della montagna, abbiano permesso una cosa del genere?
Ieri è stata convocata una riunione d’urgenza con il neo ministro del Turismo Massimo Garavaglia, presenti le diverse associazioni di categoria della montagna, tra cui anche il Presidente del Collegio Nazionale dei maestri di sci, Beppe Cuc, collegato via Skype, per rassicurare il comparto della montagna che il Governo c’è, ed è pronto a intervenire.
La cronaca dell’incontro la conosciamo: indennizzi e ristori subito. Intanto la Regione Piemonte sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile nei confronti del Governo. E sarebbe bello lo facessero anche tutte le altre Regioni montane.
Questo nuovo Governo non è certo partito bene, meglio dire non si è comportato correttamente con noi della montagna. Prima ancora che Mario Draghi ottenga la fiducia in Parlamento, Palazzo Ghigi ha firmato il decreto per la chiusura degli impianti.
Nel Governo dell’ “ammucchiata” qualche politico si è giustificato dicendo che si è trattato di un “incidente non previsto”. Alla faccia! Comunque, giusto per ricordarlo, in caso di incidente esistono le assicurazioni che pagano i danni.
Ma qui i danni sono enormi. Siamo stati privati del sacrosanto diritto al lavoro, con una decisione che non ha oggettivi riscontri, tant’è che le forze di governo su questo punto stanno litigando, già da domenica sera, appena uscito il provvedimento capestro. Peccato però che discutano sulla nostra pelle, non sulla loro. E qualcuno, sempre dei loro, appoggia e giustifica pure queste decisioni.
È da metà gennaio che ci dicevano che si riaprirà. Pronti ogni volta per programmare un avvio di stagione, che invece non è mai iniziata. Cosa possiamo aspettarci da questi governanti? Come minimo riconoscere al più presto i danni e avere la certezza di ristori adeguati.
Le proteste aumentano sulle Alpi e sugli Appennini, tutta la montagna è stufa di essere trattata in questo modo irrispettoso. A Livigno un Prefetto dichiara addirittura che non si può sciare su piste battute con gli sci d’alpinismo e le ciaspole. Davvero si deve continuare a subire?
Ai tanti (?) amici della montagna in Parlamento suggerirei di far approvare una mozione per fare aprire subito gli impianti. Anche se ormai saranno poche le stazioni in grado di farlo, sarebbe comunque un segnale importante, più ancora delle tante e belle promesse fatte, così che non si pensi siano soltanto “a uso e consumo ” per futuri consensi elettorali.
Il giorno che si ritornerà a votare. Intanto è scattata una vera e propria gara di solidarietà degli sciatori turisti verso gli impiantisti che non vogliono il rimborso degli skipass acquistati #nonvoglioilrimborsodelmioskipass
Walter Galli.
P.S. Gli impiantisti svizzeri hanno rispedito al mittente, al professor Walter Ricciadi, la bufala della variante inglese causa di contagi per gli impianti aperti. Da loro si scia, i contagi sono diminuiti e l’economia va più che bene. Continuiamo a tenerci Speranza e i suoi profeti di sventura. Per la montagna sicuramente. Si è riaperto il Si è riaperto il