Il terzo giorno di Ride Across the Dolomites, la quattro giorni che ci sta facendo attraversare le Dolomiti con le nostre mountain bike, ha una lettera quale comune denominatore: la F.
Dopo aver scoperto le “wild” Tre Cime, aver goduto sui lunghissimi trail di Plan de Corones, siamo andati alla scoperta dell’Alta Badia e assaggiato la Val Gardena. Da La Valle direzione Spëscia siamo saliti verso i prati dell’Armentara e da lì sino a Santa Croce. F come… Fatica! 11 km e 750 metri di dislivello positivo giusto per dare il via alla giornata. I più allenati hanno utilizzato le muscolari, gli altri le bici elettriche cercando di lesinare sull’assistenza per solidarietà verso la fatica dei puristi. Il Santuario di Santa Croce è uno spettacolo, sia per la costruzione che per il contesto, sotto la parete altissima dell’omonimo sasso. Per quanti abbiano voglia di pedalare in un contesto naturalistico straordinario questa può essere un’idea. Da lì siamo scesi a San Cassiano seguendo una strada forestale. Su queste lingue di terra pedoni e ciclisti convivono nel rispetto reciproco.
Con l’impianto Piz Sorega, “le gialle”, siamo saliti per provare i trail dell’Alta Badia. F come… Facilità. Qui tutto è all’insegna delle famiglie sotto l’ombrello del Moviment: giochi d’acqua, sentieri didattici, parchi giochi… Le discese non fanno eccezione. Parola d’ordine divertimento per tutti. Ci sono in tutto cinque trail con tre varianti.
I percorsi sono curati. Noi ne abbiamo fatti cinque: si può saltare, percorrere tratti scassati e wall. Tutto in sicurezza e con ampia valenza didattica. Alla partenza del Bike Beat ci sono i cartelli che forniscono le indicazioni. Ovviamente c’è il colore che suggerisce il livello tecnico ma anche i battiti cardiaci che si raggiungono percorrendoli. Curioso e divertente. Unico neo le curve leggermente strette che spesso costringono ai rilanci rompendo un po’ il flow. Un peccato veniale al quale si può passare sopra senza problema.
Da Piz Sorega, seguendo la sterrata, abbiamo pedalato al rifugio Pralongià aggiungendo un altro centinaia di metri di dislivello positivo. F come… Fame! Il Pralongià è una garanzia. Ci hanno preparato solo “un taglierino” e poi, vuoi non assaggiare i loro dolci (sono speciali anche nella pasticceria). In molti avrebbero voluto fare un riposino al tepore del sole ma il programma odierno era intenso. Quindi F come… Fretta!
Siamo scesi sul trail ghiaiato e poi preso il Fle, un trail super flow. La nostra guida, Andrea Dorigo, ha deciso di farci digerire. Per scendere a Corvara ci ha fatto prendere un sentiero conosciuto come “sentiero delle radici”. Non ha di fatto un vero e proprio nome a in zona lo conoscono tutti. Decisamente tecnico con scale e radici a non finire. Abbiamo fatto la prova generale per l’ultimo giorno! Il tratto è da evitare, a meno siate veramente dei manici, quando è bagnato.
Ride Across the Dolomites, dall’Alta Badia alla Val Gardena
Da Corvara abbiamo raggiunto Colfosco con ciclabile (un altro paio di centinaia di metri di dislivello positivo aggiunto) e saliti a Passo Gardena con gli impianti. Da lì una discesa su sterrato tutta d’un fiato sino a Plan de Grada per prendere gli impinati prima della chiusura. F come… Friends. Sia Passo Gardena che lo Chalet Gherad era un tripudio di due ruote. Ciclisti su strada, bikers con mountain bike muscolari ed elettriche ma anche in sella alle moto. Tutti insieme a condividere quel senso di libertà che solo le due ruote sanno dare. Il tutto in un contesto straordinario del passo che divide l’Alta Badia dalla Val Gardena.
Da Plan de Grada abbiamo preso i due impianti che portano in vetta: Sassolungo e Gran Paradiso. F come…. Futuro (che però qui è già presente!). Avete presente i modernissimi ovetti e la seggiovia a otto posti riscaldata? Ecco proprio quelli. Se vi dico che sono all’avanguardia anche d’estate non vi stupite. La foto però sono certo vi farà aprire la bocca, così come è successo a noi quando abbiamo visto il portabici dal vero. I cancelletti a valle si aprono e si attraversano con le MTB in piedi. Si appoggiano sugli appositi supporti e si attende la seggiovia seguente per sederci. Mentre salivamo ci chiedevamo: “E come si scaricano quattro bici insieme?” Semplice, in vetta le bici si fermano per 30 secondi. Il tempo di arrivare, scendere e recuperarle. Mi consentite i complimenti a Sandri Lazzari che è sempre un passo avanti?
Da sotto il Sassolungo scende un trail diviso in due parti. Il primo tutto da guidare con sponde alte prendere il ritmo. Si può non lesinare sulla velocità perché è necessaria per la seconda parte, nella quale si vola! Tanti salti ma tutti in assoluta sicurezza. Se non avete la velocità sufficiente per doppiarli non c’è problema, l’atterraggio è sempre comunque perfetto. Poi si prende confidenza e allora ecco che questa ultima pista della giornata diventa F come… Fun!