Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola “Pollice all’insù, pollice all’ingiù”
Ormai lo abbiamo capito: siamo nelle mani di Boccia e Speranza, i due ministri da pollice su o pollice giù. Sono loro che ci diranno se potremo riaprire gli impianti il prossimo 15 febbraio.
Manca poco a questa data ed è giusto che la montagna, in questi giorni d’attesa, si faccia sentire. Ieri, proprio su Sciaremag, è stata pubblicata la petizione di Federalberghi che ha già raccolto oltre ventimila firme, e i numeri continuano a crescere.
Un chiaro segnale di come le cose, per noi della montagna, non vadano per niente bene, nonostante le parole rassicuranti del Governo sulle ipotetiche aperture.
I ristori non ci sono ancora, le cifre promesse non sono mai arrivate e se sì insufficienti. Risultati davvero sconfortanti, da qualsiasi parte li si voglia vedere.
La montagna sta soffrendo, vive di continui rinvii e di speranze (egregio ministro Speranza) negate ormai da tempo. Ieri alcuni politici, tra i quali il già citato Boccia, hanno parlato della possibilità di un ritorno alla (quasi) normalità, così da rimettere in moto, finalmente!, il sistema montagna-sci a metà febbraio.
Auguriamoci sia la volta buona. Tra l’altro, proprio oggi, sono partite dalla solerte “Agenzia delle Entrate” ben 34milioni di cartelle esattoriali, che puntualmente raggiungeranno tutti noi, anche chi in montagna al momento non sta lavorando.
E non percepisce nessun stipendio, come i maestri di sci, gli stagionali addetti agli impianti o il personale alberghiero, categorie più di tutte colpite.
Invocare sempre il pericolo dei contagi in caso di apertura non regge: impiantisti, ristoratori e commercianti, che con il turismo convivono, sono pronti ad adottare precise linee guida, aggiornate con le ultime specifiche richieste dal Comitato Scientifico, così da poter aprire e dare un po’ di fiato alla nostra economia.
Al di là delle tante dichiarazioni ottimistiche, fatte pure oggi da diversi politici su alcuni quotidiani circa le ventilate aperture, occorre un veloce e rapido cambio di passo perché la montagna possa sopravvivere. Iniziando proprio dai ristori, che servono per la (ri)partenza, come ha ricordato anche Federalberghi nella sua lettera.
Allo stesso tempo, dare subito il via libera per il 15 febbraio, ultima data utile per salvare quello che resta della stagione invernale.
Sapete cosa mi fa ben sperare in fatto di aperture? Che la montagna da “silenziosa” ha iniziato a farsi sentire e non crede più alle parole della politica ma agisce. Lo testimoniano le tante firme raccolte da Federalberghi.
Chiedono fatti e non promesse. Intanto gli appassionati di sci aspettano di poter nuovamente ricominciare. Magari in compagnia di un maestro di sci, sorseggiando una birra in rifugio.
Walter Galli
P.S. Alla montagna sapere delle nomine dei servizi segreti, una delle ragioni per cui il Governo è caduto, non interessa. È interessata al fatto che in Francia, con impianti chiusi, i ristori sono arrivati puntuali e che in Austria (seppure con restrizioni), Svizzera e Spagna lo sci è aperto anche ai turisti, nonostante il Covid. C’è un Recovery Plan (prestito dall’Europa) di 209 miliardi di Euro: bene, quanti di questi andranno al nostro comparto, visto che poi li dovremo restituire con tasse e quant’altro?