Proviamo a dare una risposta al perché l’Alto Adige sta per riaprire tutto tranne lo sci. Il Presidente della Provincia Arno Kompatscher ieri in conferenza stampa, ha dichiarato questo. “Nelle prossime settimane non ci sarà turismo invernale, la situazione epidemiologica non lo permette, non ci sono date per l’apertura”.
E questo è lo sci. Dal 30 novembre, però, apriranno tante altre attività. Riprenderanno, ad esempio, le lezioni in presenza nelle scuole medie e nelle scuole di musica. Quelle dell’infanzia e le elementari non hanno mai chiuso. Via libera anche ai negozi fino alle 18 con la regola di una persona ogni 10 mq. Poi Centri commerciali nel fine settimana, così come parrucchieri ed estetisti.
Si dovrà attendere, invece, il 4 dicembre, per gli spostamenti tra comuni. Per bar e ristoranti c’è il coprifuoco alle 18, con take-away fino alle 20 e consegna a domicilio fino alle 22. In questa data via libera per tutti gli hotel. Per chi, non si sa, ma potranno aprire.
Queste norme saranno sempre più morbide fino ad arrivare alla normalità appena la curva, come si stima, scenderà. Anche prima di Natale. Ma lo sci no. Forse dopo l’epifania.
Il motivo sembra chiaro. Aprire le stazioni, anche con le misure di sicurezza più attente, significherebbe sì dare la possibilità agli operatori di lavorare. Ma quanti sarebbero i turisti? Pochissimi, anche perché è molto probabile che non sarà dato, a livello nazionale, il via libera di spostamento tra le Regioni.
Non solo, aprire significherebbe anche non poter usufruire dei ristori. Ed eccoci arrivati alla motivazione principale. I ristori.
È dunque chiaro che il governatore altoatesino pone molta fiducia nei confronti dei risarcimenti promessi dal Governo. Anche se non c’è ancora nulla di ufficiale da parte di Roma, se non dichiarazioni personali dei Ministri.
Nonostante questa evidente congettura, molti operatori montani altoatesini non si arrendono. Non l’hanno mai fatto e continueranno a sperare fino all’ultimo respiro. L’azione partita dal “Sellaronda” per raccogliere migliaia di firme lo testimonia. O quella messa in atto dalla Val Gardena, che, coesa come non mai, ha costruito un suo protocollo che sembrerebbe più sicuro di un rifugio anti atomico.
La mancata apertura della stagione invernale, è bene ricordarlo, significa perdere nella Regione, circa il 70% del fatturato. Questo valore è più o meno simile in tutte le Regioni montane. Lo terrà presente il presunto piano ristori?
Ricordiamo ancora un’ultima cosa, l’Alto Adige può prendere decisioni diverse rispetto a quelle dettate da Conte, in quanto Regione Autonoma. Se Conte dice no allo sci e Kompatscher invece dice sì, vince Kompatscher. Qualsiasi norma emanata dalla Provincia ha più valore di quello che ha “ordinato” il Governo centrale di Roma. Lo sancisce una legge dell’Alto Adige, che il Governo non ha (finora) mai impugnato. perché l’alto adige sta