Natale bianco: Italia spaccata in due, al nord presenze da record, al centro sud tutto chiuso!
Una situazione così grigia, anzi, verde, al centro sud non se la ricorda nessuno. Ci sono stati periodi con poca neve, ma che su tutto il territorio, dall’Emilia in giù non abbia aperto nemmeno un impianto durante le vacanze di Natale nemmeno chi ha i capelli bianchissimi ne ha memoria.
Eppure, tra la fine di novembre e i primi di dicembre ne era caduta in abbondanza con temperature anche base. Poi il tempo ha switchato dalla parte opposta: caldo, pioggia, umidità, condizioni che mangiano mezzo metro di fresca in pochissimo tempo. Bastavano un paio di giorni in più di freddo per sparare neve a tutta birra e la situazione sarebbe stata ben diversa.
Tale condizione è identica su tutto il territorio appenninico, Abetone, Corno Alle Scale, Monte Cimone, Roccaraso, Campitello, Campo Felice, Ovindoli… tutti impianti chiusi e prati verdi, colore angosciante che dipinge anche le vette più alte. Per il turismo bianco è una batosta anche se le località non sono proprio deserte. Un problema anche per gli sci club che sfruttano la lunga festività per intensificare gli allenamenti dei ragazzi.
Anche i campetti scuola dove i bambini muovono i primi passi e portano allegria in famiglia sono fermi, se non in rarissimi casi. Gli operatori turistici non si sono mai trovati in una situazione del genere ma si stanno facendo in quattro per offrire comunque attività alternative a chi li ha scelti per passare le festività. E se le strutture ricettive fino a Capodanno bene o male se la sono cavata, non sarà così per la settimana che arriva all’Epifania, perché molte hanno iniziato a ricevere le disdette.
A dire il vero ci sono anche al nord ci sono località che sono un po’ al limite, però la situazione non è nemmeno paragonabile.
La vera beffa è che le previsioni meteo, anche se è ancora presto per dirlo con precisione, parlano di un cambio di rotta tra l’8 e il 12 gennaio, quando il fronte di alta pressione dovrebbe iniziare ad allentare la sua morsa per far spazio ai fronti freddi. Quindi a vacanze finite! Certo, l’importante è che prima o poi la neve arrivi altrimenti…
Altrimenti non sarà una situazione infelice soltanto per le stazioni del Centro Sud. È vero, l’Italia bianca è spaccata in due, perché al Nord la stagione è partita bene ed anche se poi le precipitazioni nevose si sono fermate e le temperature sono salite, le piste sono bene o male innevate e tutti gli impianti sono aperti, collegamenti compresi. Probabilmente si batteranno tutti i record di presenze. Dunque, perché non dovrebbero sorridere? È semplice, perché lo sciatore del Centro Sud rappresenta un serbatoio importante per le località delle Alpi. È sul proprio territorio che nasce e si sviluppa la passione. Poi, quando si è capito come si effettua una curva a sci paralleli, la voglia di scoprire la bellezza delle Dolomiti, del Bianco, del Rosa, del Cervino e degli altri incantevoli scenari montani alpini, è irresistibile. Ma se non scatta la scintilla nessun nuovo sciatore di Roma, Napoli o Bari carica gli sci sul tetto in direzione nord.
Le società impianti stanno cercando di capire come affrontare una situazione mai vissuta prima negli ultimi 40 anni. Il problema maggiore riguarda i lavoratori stagionali per i quali non è prevista una cassa integrazione per problemi provocati dal meteo. Mandarli via significa poi non averli più quando la situazione cambierà e la stazione tornerà a vivere. Mancando però l’incasso giornaliero sarà durissima resistere. Dunque, la situazione è delicata e va gestita nel migliore dei modi e senza ricorrere al solito “aiuto” di Governo perché gli uomini di montagna vogliono cavarsela da soli, stringendo i denti. Qui non si tratta di covid per cui le stazioni sono state costrette a rimanere chiuse. Parte dei ristori ricevuti, più altre risorse arrivate per investire in servizi sono stati impiegati proprio per rilanciare le attività dopo due stagioni perse. Rinnovo di impianti, lavori per migliorare le piste, ottimizzazione della viabilità, parcheggi… Insomma, questa mazzata, che si somma ai rincari dell’Energia, proprio non ci voleva.
Il comparto montano dovrà mettersi ancora una volta alla prova, rimanere unito, dal Friuli alla Sicilia, compatto. Non è in questi casi che va sfruttata la concorrenza perché alla fine la barca è una sola. Questo concetto oggi è un po’ più chiaro di qualche anno fa agli operatori. Se non altro si sono attivati già da diversi giorni quei canali di comunicazione territoriali rimasti fortunatamente aperti dopo la pandemia.
Intanto alcuni maestri di sci sono riusciti a trovare impiego presso stazioni del nord dove i professionisti dell’insegnamento non bastano mai. Almeno i 15 giorni di feste sono salvi. Poi però deve cominciare a nevicare quel tanto per poter riaccendere i motori e far tornare un po’ di fiducia ed entusiasmo. Agli uomini di montagna basta poco. Ma che quel poco almeno arrivi! Natale bianco: Italia spaccata
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