In un momento così difficile per il turismo invernale c’è la voce di Massimo Fossati, Presidente Anef Lombardia, che sottolinea le difficili scelte che devono prendere i gestori degli impianti, costretti a navigare a vista.
L’emergenza sanitaria sta raggiungendo il suo culmine proprio quando i gestori degli impianti di sci devono decidere se avviare le attività stagionali. Manutenzioni, assunzioni, produzione neve programmata, etc., fulcro di tutta l’economia invernale lombarda. Che è stimata da una ricerca Anef nel 2017 in un indotto di 1,3 mld€.
Da tale decisione dipendono numerose famiglie e lavoratori di tutto l’arco alpino lombardo, con ripercussioni sociali ed economiche importanti.
Non è facile oggi decidere di mettere a repentaglio le proprie imprese. E il futuro stesso delle proprie aziende (stare fermi immobili ridurrebbe notevolmente il rischio e le possibili perdite!), non potendo chiedere a nessuno certezze o rassicurazioni.
L’unica certezza per tutti è la necessità di uscire al più presto dall’emergenza e poter gestire in maniera sicura e protetta anche i momenti di svago e turismo in montagna. Per questo motivo le nostre aziende saranno sempre al fianco delle istituzioni sia locali che nazionali per assicurare i più alti standard di sicurezza anche sanitaria ai nostri ospiti e clienti.
Chiediamo a tutti, in primis ai nostri colleghi dell’economia di montagna che vivono e lavorano grazie anche alle nostre aziende e attività (alberghi, ristoranti, rifugi, bar, tour operator, maestri di sci, negozianti, etc.), di essere insieme uniti e determinati per dare una speranza ai nostri territori.
Noi ci siamo e non ci tireremo indietro dal far tutto il possibile per avviare la stagione e garantire impianti e piste fruibili non appena la situazione sanitaria lo permetterà in sicurezza.
Il commento di Massimo Fossati, presidente di Anef Lombardia. “Noi gestori degli impianti a fune lombardi dobbiamo, a stretto giro, attivare ingenti risorse economiche. E mettere in atto le attività necessarie per l’avvio della stagione, nella totale incertezza sia di regolamenti sia di normative .
È bene sottolineare che il protocollo nazionale non è stato ancora approvato dal CTS. Ma che un dpcm potrebbe far chiudere tutto non appena necessario per la salute pubblica.
Le nostre aziende – continua Fossati – lavorano ogni anno al limite delle loro possibilità economiche per garantire un indotto enorme ai territori montani. E questo sforzo al buio speriamo non sia vano o addirittura deleterio per la sopravvivenza delle nostre stesse imprese.
Poche aziende si stanno sobbarcando una grande responsabilità e rischiando fino all’ultimo per garantire speranza e un futuro alla montagna lombarda”.