Il pericolo di una chiusura totale della stagione avanza sempre di più e nel frattempo le regioni di montagna presentano il conto. Finora la perdita stimata si aggira sui 12 miliardi di euro. Lo ha dichiarato il Vice Presidente della Regione Valle d’Aosta e Assessore allo sviluppo economico Luigi Bertschy.
Su questa stima, il minimo dei ristori richiesti ammonterebbe a 5 miliardi di euro, considerato intervento minimo perché le società impianti non saltino per aria.
La nostra idea è che la cifra sarà ben più alta perché c’è da considerare l’intera filiera turistica, che come sappiamo è costituita da una lunghissima lista di operatori.
L’Alto Adige aprirà il 18 gennaio con la consapevolezza di chiudere immediatamente se l’epidemia dovesse registrare nuove impennate.
Vorrebbe agire in questo senso anche la Valle d’Aosta e entro la giornata si avranno lumi riguardo alla proposta di legge regionale che permetta di decidere indipendentemente da ciò che dirà il governo centrale di Roma.
Qualche giorno di apertura nei restanti 60/70 potrebbe generare briciole di economia ma che per come si stanno mettendo le cose non sarebbero da buttare. Si parla ovviamente di sciatori locali essendo bloccato lo spostamento tra regioni.
In previsione del peggio ci auguriamo che il comparto montagna sappia presentarsi compatta nella richiesta dei ristori. E che non ci si barcameni nella burocrazia ognuno per sé. Questo è uno slalom molto più difficile di quello che conosciamo, quindi non è un esercizio facile. Ma sicuramente indispensabile. le le regioni di montagna