Turismo

Lavatevi le mani che è pronto!

Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola. “Lavatevi le mani che è pronto”.

L’anno nuovo, facendo i debiti scongiuri, sembra essere di buon auspicio per lo sci. Si inizia, finalmente, a parlare di date certe per una riapertura degli impianti anche per i turisti e non più soltanto per gli “atleti di interesse nazionale”.

Vedremo l’evolversi nei prossimi giorni, sempre che il CTS si pronunci in tempi brevi, come richiesto anche nella recentissima conferenza “Stato Regioni”.

Non resta che attendere. Ma nell’attesa di un ipotetico 18 gennaio, è bene farsi trovare pronti.

Vado diritto al punto, che è quello degli assembramenti e delle code. Argomento scelto come “arma letale” per far sì che gli impianti non aprissero già da fine ottobre e per tutte queste feste del Natale e di inizio anno.

Immagino dunque quando ci sarà il “primo giorno di sci” per tutti quei social, giornali e televisioni già pronti a immortalare ogni accenno di code.

Evitiamo!

So perfettamente, inutile nasconderlo, che le code da altre parti sono più che tollerate, e mi riferisco in particolare a quelle che si vedono all’entrata di centri commerciali e negozi, dove distanziamenti o ingressi contingentati non esistono, così come i controlli. Tutti fuori e tutti dentro.

Gli impianti di sci, e le stazioni in generale, avranno un ruolo decisivo per applicare nel migliore dei modi quelle che sono le linee guide riguardo le code che, beninteso, se mai si dovessero formare (visto l’ipotesi del numero chiuso di sciatori che verrà imposto dal CTS per la sicurezza), saranno nella maggior parte dei casi all’aperto.

Precedenti gogne però, mediatiche ci impongono di essere più che ligi nel rispettare i protocolli.

Negli Stati Uniti, dove si continua a sciare nonostante l’emergenza Coronavirus, hanno adottato semplici ma efficaci precauzioni. Che consistono nel creare appositi corridoi “a serpentone” per le salite in seggiovia.

A differenza di una funivia o di una telecabina, i cui imbarchi sono al chiuso, ed è quindi più facile garantire il distanziamento con un’appropriata segnalazione per terra, qui si è all’aperto.

In questi ipotetici corridoi (dove comunque si avrà sempre l’obbligo di indossare la mascherina) gli sciatori potranno essere disposti su file distanziate e in gruppi di pochi prima di prendere l’impianto.

Il problema di questa apertura non sarà tanto quello della vendita online degli skipass. Ormai quasi tutte le stazioni sono attrezzate per questo. O di come gestire l’eventuale numero chiuso, a orari scaglionati o altro, piuttosto quello delle code, che assolutamente non possiamo permetterci.

Molte località, come è stato riportato dai giornali, si sono attrezzate con personale specificatamente addetto nel far rispettare il distanziamento, i cosiddetti “Angels Covid”.

Ottima cosa, dimostrazione di come la montagna pensi alla sicurezza dei turisti e alla propria. Assolutamente da seguire e perseguire.

Quando ci sarà il via allo sci, è giusto ricordarlo, saranno gli impianti a dover sostenere il peso economico del buon funzionamento e del rispetto di tutti quei protocolli imposti dal CTS.

E qui il mio “pensiero di maestro” mi porta a Bormio, in occasione delle gare di Coppa del Mondo, dove si sono visti tanti maestri di sci prestare gratuitamente la loro opera come volontari in pista. Segno di una categoria, la nostra, che non si tira di certo indietro quando c’è da lavorare per il bene della propria località. O del proprio comprensorio.

Partendo da questo bel momento di aggregazione, in un così delicato periodo (riferito alle prossime aperture), a rotazione le nostre Scuole di Sci potrebbero aggiungersi con i loro maestri (quando non insegnano) al personale degli impianti addetto alle code. Aiutando così le società a far rispettare le regole.

Siamo tutti sulla stessa…”slitta”, e un aiuto reciproco in più sarebbe davvero utile alla causa.

Gli stessi albergatori potrebbero poi consigliare ai propri ospiti di scegliere orari differenti per sciare. Chi ad esempio ha famiglia con bambini piccoli, evitare di andare di mattina presto. Viceversa agli adulti senza figli raccontare la bellezza di una discesa quando i gatti delle nevi rientrano.

Pure in questo il maestro di sci, con il suo carisma e le sue competenze, può essere ascoltato, quando l’ospite si rivolge alla scuola per una lezione.

L’anno nuovo, con tutte le sue limitazioni imposte allo sci, diventi l’occasione per essere ancora più uniti. Dimostrando capacità e senso di responsabilità laddove ci viene richiesto.

Walter Galli
P.S. “Un fiocco di neve è una delle creazioni più fragili di Dio. Ma guarda che cosa possono fare i fiocchi di neve quando si attaccano insieme!” (Anonimo).

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).