“Il pensiero di un maestro di un maestro di sci “di oggi si intitola: L’andar a macchia di leopardo sperando nei ristori
La mobilitazione di ieri, dei nostri colleghi maestri di sci del Piemonte, sembra aver dato i suoi frutti. Il Presidente della Regione si è infatti impegnato a riconoscere alla categoria un ristoro di 2.000 euro per ogni maestro.
Un piccolo passo in avanti, importante quanto la battaglia che molte maestranze della montagna stano portando avanti per una riapertura totale e non più soltanto agli “atleti di interesse nazionale”.
Parliamo di ristori, con una premessa però: sacrosanto protestare per aprire gli impianti, visti i più che attenti protocolli, ricordando al Governo quale danno economico la montagna stia subendo per tutte quelle attività ancora chiuse.
Aspettando che il CTS (l’ormai arcinoto Comitato Tecnico Scientifico) esprima un suo parere circa l’apertura degli impianti, è bene ricordare che la Francia, come riportato proprio oggi su Sciaremag (“I ristori che la Francia ha già deciso di destinare alla Montagna“), ha già stabilito cifre e modalità di rimborsi per ciascuna delle categorie che lavorano in montagna.
Conte si appellava, a proposito di aperture natalizie, a un’unica linea, condivisa da tutte le nazioni dell’arco alpino. La Francia, in termini di ristori, così come la Germania, hanno subito risposto.
Il nostro Governo?
Dalle ultimissime notizie lette sui social, anche i maestri di sci della Lombardia, sull’esempio del Piemonte, si stanno mobilitando per ottenere dalla Regione i famosi e auspicati ristori.
L’iniziativa dei colleghi piemontesi ha di sicuro colpito nel segno e l’immobilismo dei vertici della categoria non è affatto piaciuto a molti maestri, tant’è che il dissenso cresce.
L’andare però a “macchia di leopardo”, ognuno per la sua “strada” (meglio dire per la propria pista) credo non aiuti. I nostri cugini hanno infatti predisposto un “piano ristori” globale, includendo tutte le categorie di lavoratori e associazioni di montagna, nessuna esclusa.
Parlando nello specifico di impianti di risalita, regioni come la Valle d’Aosta hanno già riconosciuto un indennizzo di diecimila euro al giorno per tenere aperti gli impianti ai “soli” atleti.
Ma questa è una Regione autonoma, così come lo sono il Trentino e l’Alto Adige, e deliberare è più facile che da altre parti. Anche perché lo sci in queste zone gioca un ruolo fondamentale in chiave di presenze turistiche.
Nessuno del Governo si è ancora espresso sul quantificare eventuali indennizzi, soltanto sappiamo di un Recovery Fund destinato al turismo e alla cultura di tre miliardi di euro, da spendere prossimamente, ma come e in che modo non è dato conoscere.
Non illudiamoci, protocolli, linee guide, vademecum e quant’altro proposti per aprire in tutta sicurezza temo saranno respinti al mittente, con la scusa del pericolo di assembramenti.
Perché il Governo prima apre i negozi e i centri commerciali, poi li vuole nuovamente chiudere. Dicendoci che non si rispettano le regole del distanziamento e dell’assembramento. E con queste loro “uscite” siamo ancora qui a sperare di sciare (lavorare!) subito dopo Natale, il 7 gennaio?
Cosa sarebbe opportuno fare già da domani? Consegnare a Conte e compagni pari pari il “modello francese” sui ristori. “Vous avez compris?”
Walter Galli
P.S. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”.