Il “Pensiero di un maestro di sci di oggi” si intitola “La Valle d’Aosta non aprirà più fino alla prossima stagione”
Evviva, un’altra medaglia. Grande Luca. Questo è lo sci, quello vero, che piace, appassiona e fa si che in tanti si innamorino di questo sport. Anche se dalle parti di Roma sembra poco importare. Per questo stanno nascendo, spontaneamente, e un po’ dappertutto, proteste laddove si vive di sci.
A cavalcarle anche molti politici, gli stessi che fino a ieri ignoravano i problemi che la montagna sta attraversando. Sembra proprio che il vento sia cambiando, rapidamente. Sarà così?
L’esempio di quanto sta accadendo ci viene dalla Valle d’Aosta, dove ieri in piazza a chiedere ristori c’erano in prima fila non soltanto i maestri di sci, i lavoratori stagionali e gli impiantisti, ma anche diversi esponenti politici dello stesso Governo regionale.
Insieme ai manifestanti per chiedere a Roma e alla stessa Regione, che per inciso governano, indennizzi per tutte le categorie colpite dallo stop allo sci. È la politica che ha finalmente capito e si fa più attenta ai problemi della montagna?
Sempre parlando di Valle d’Aosta, oggi il Presidente Erik Lavevaz, in una intervista a Radio Capital, ha confermato la definitiva chiusura degli impianti, anche se la Regione dovesse in futuro passare in zona bianca.
Decisione che certo non piacerà ai tanti appassionati, considerando che a Cervinia gli impianti sono aperti per gli agonisti, con regole di sicurezza anti-covid secondo i protocolli voluti dal CTS.
Parole, quelle del Presidente, che mettono definitivamente fine alla stagione invernale, anche nell’eventualità di un’apertura il 5 marzo.
Ma non sarà soltanto la Valle d’Aosta a chiudere i propri impianti qualora il Governo dia il via libera allo sci per marzo. Inutile farsi illusioni, aprire per quella data non avrebbe più senso.
Se non per le stazioni in quota. A tanti politici di questi giorni scesi in piazza, e non soltanto in in Valle d’Aosta (è il vento che cambia?), il compito dunque di far pervenire al più presto i ristori.
Apprezziamo la solidarietà con il mondo della montagna, ma di questo non si campa. La stagione è finita e per i maestri si ricomincerà (Speranza permettendo) a lavorare soltanto il prossimo inverno.
Ci sono ancora tanti mesi davanti.
Altro argomento, a proposito di maestri di sci: il Collegio Nazionale e l’Amsi, pochi giorni fa hanno inviato una lettera ai nuovi Ministri del turismo e dell’economia contenente immediate richieste di ristori e possibili “proposte operative”. Ottimo.
Anche perché le precedenti richieste erano state probabilmente… cestinate, visti i risultati (non) ottenuti in fatto di ristori.
In tutto questo tempo hanno però potuto sciare e lavorare i nostri colleghi allenatori (fortunatamente!), gli atleti di interesse nazionale e i master (benissimo!). Ai maestri di sci é stato invece vietato, perché equiparati, nonostante siano iscritti a un albo professionale, a sciatori turisti. Qual è il motivo?
Sono in molti a porsi questa domanda, non tanto per poter ritornare a sciare, comunque da soli: piuttosto si chiedono se questo divieto sia stato un provvedimento applicato nel pieno rispetto della legge italiana.
Visto oltretutto che altre categorie di sciatori hanno avuto il permesso di farlo, pur non essendo figure professionali riconosciute giuridicamente, ma soltanto in ambito sportivo. Argomento da approfondire e che merita risposte.
Walter Galli
P.S. Prima Governo nemico dello sci, adesso amico. Pure con Speranza. Non vorremmo rimanere con il cerino in mano. Memori di come sono andate le cose per noi della montagna. La Valle d’Aosta non La Valle d’Aosta non