Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “La strada che non c’è. Neppure su Google maps”
Protocolli, vademecum, linee guida, conferenze Stato Regioni, DPCM, CTS, parole e sigle che in tutti questi mesi abbiamo imparato a conoscere.
Come i colori delle Regioni, cercando ogni volta di capire quello che si può fare e quello che è vietato. La montagna ha vissuto tutto questo periodo di “mezzo lockdown” con la disputa tra l’aprire e il non aprire gli impianti, come e in che modo.
La nostra Associazione e il nostro Collegio Nazionale (insieme all’Anef) si sono fatti carico delle problematiche riguardo la prevista apertura del prossimo 7 gennaio. Con proposte che dimostrano attenzione e alto senso di responsabilità. Inserendo adeguati protocolli di comportamento che permettano vacanze sicure. Augurandoci di essere ascoltati.
Detto questo, c’è però un problema, e non da poco, in previsione della futura apertura e cioè: gli spostamenti, che al momento sono ancora vietati da Regione a Regione, se non per motivi di lavoro, e non si sa quando verranno nuovamente autorizzati.
Aprire gli impianti senza permettere di raggiungere una località anche da chi proviene da un’altra Regione, di certo non aiuterebbe la ripresa della nostra economia di montagna, già così provata.
Ci sono Regioni piccole, penso alla Valle d’Aosta, ad esempio, il cui bacino di utenze è prevalentemente di sciatori del Nord Ovest, oltre confine dunque. E che con i “soli” residenti non potrebbe certamente contare su numeri sufficienti tali da giustificare, non solo le aperture degli impianti, ma anche degli alberghi.
L’eventuale settimana bianca, o il week-lungo si trasformerebbe in un “sali e scendi” giornaliero (e di pochi) data la vicinanza alle stazioni. Sorte migliore toccherebbe alla Lombardia, che ha grandi città e le distanza sono superiori, tali da giustificare un eventuale soggiorno in hotel.
L’Alto Adige o il Trentino, però, che godono di un turismo fatto nella stragrande maggioranza di sciatori del Centro e del Sud, come mai potrà cavarsela, oltretutto in mancanza di stranieri?
Non basteranno di certo i residenti a far felici i gestori di questi impianti e delle strutture ricettive annesse.
Sono semplici considerazioni, ma ritengo sia necessario fare delle riflessioni, altrimenti si rischia di avere, oltre al danno economico di un numero contingentato di sciatori sulle piste, la beffa di non poterli neppure ospitare per via del blocco degli spostamenti.
Forse sarebbe il caso, come già avviene per “gli atleti di interesse nazionale”, di prevedere anche per lo sciatore turista la possibilità di spostarsi liberamente per raggiungere la località prescelta, indicando in un’eventuale autocertificazione la meta turistica e la durata della permanenza.
Non so se questo sia possibile, ma con l’azzeramento dei turisti stranieri, questa soluzione potrebbe in parte aiutare a sostenere il turismo delle vacanze sulla neve. Consentendo così un minimo di presenze in più.
Che pure per i maestri e le Scuole potrebbe significare molto di questi tempi.
Naturalmente quanto detto vale anche per i possessori di seconde case in montagna. A oggi esclusi perché proprietari in altre Regioni che non in quella di residenza.
Sarò lieto dal 7 di gennaio di insegnare al mio vicino di casa, ma sarò ugualmente felice di insegnare anche all’amico Antonio di Palermo.
Walter Galli
P.S.
Facciamoci trovare pronti sul tema dei trasferimenti da Regione a Regione, altrimenti per alcune località sarà nuovamente lockdown.