Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “La porta chiusa che fa rumore”
Le Funivie Saslong S.p.A. non apriranno per la stagione 2021: la notizia è apparsa sulla pagina ufficiale di Facebook della società.
E ovviamente il post non è passato inosservato. La decisione presa rispecchia quella che è l’attuale situazione dello sci. Un non pronunciarsi dal Governo che lascia il mondo della montagna nel limbo di un’attesa di provvedimenti sempre rinviati.
Aperture annunciate per il 7 gennaio, contrordine, più avanti: e se poi ci saranno assembramenti o continuerà il blocco degli spostamenti da Regione a Regione con hotel a “mezzo servizio”, cosa fare?
In questo rincorrersi di notizie, qualcuno la sua decisione l’ha presa: rimanere chiusi per questa stagione!
Qui non è solo il problema dei tanti invocati ristori (seppure importanti), ma il fatto, ormai assodato, che il turismo della neve è in ginocchio, non riesce più ad andare avanti, tant’è che qualcuno getta la spugna.
E non sono gli impianti di risalita gli unici a chiudere o a pensarlo, lo sono tutte le altre attività legate alle vacanze sugli sci, dagli alberghi, ai ristoranti, ai bar e rifugi sulle piste, ai negozi.
Che le nostre associazioni di categoria stiano lavorando sodo non ho dubbi, sono state legittimamente elette proprio per questo e per rappresentarci al meglio.
Ma la realtà è che senza il Natale si sprofonda dentro una neve alta così, quest’anno pure abbondante, altra beffa!
Uscirne non sarà facile, anche perché gli aiuti dal Governo (quando arriveranno) saranno pochi e non in grado di coprire tutte le spese di gestione e mancati incassi di impianti, scuole sci ecc.
Proprio ieri sulle pagine di Sciaremag, sia Giuseppe Cuc (Presidente del Collegio Nazionale) che Maurizio Bonelli (Presidente AMSI Nazionale), hanno voluto ribadire quanto stiano facendo “dietro le quinte” per la nostra categoria in un momento così difficile per tutti.
Diamogliene atto e riconosciamo l’impegno. Ma il punto è che tutta la filiera, in mancanza di decisioni da Roma, inevitabilmente si interrompe, finisce.
Se poi spostiamo l’attenzione sulle piccole stazioni, dove l’indotto ruota in gran parte attorno a quei pochi impianti, è facile intuire come una chiusura totale e prolungata per tutto l’inverno rappresenti un colpo mortale per l’economia di quelle località, che senza il Natale hanno già i conti altro che in rosso… di più!
Ma il Governo continua a rinviare ogni sua decisione sulle prossime aperture, lasciando anche noi maestri nel limbo. E il dissenso cresce, in modo educato, civile. Ma cresce.
Le Regioni, tutte insieme e di concerto, potrebbero prendere una decisione comune sulle eventuali modalità di aperture, lasciando naturalmente libertà di scelta, se aprire o no, alle stazioni.
Che a conti fatti, e con i dovuti ristori garantiti, alcune sicuramente “guadagnerebbero” di più a rimare chiuse: triste realtà, dimostrata.
Attraverso le Regioni, con chiare ed esplicite richieste portate avanti ormai da tempo da tutte le nostre maestranze ma perse o dimenticate chissà dove, il Governo sarebbe finalmente costretto ad ascoltare la nostra voce, che chiede soltanto di poter lavorare in massima sicurezza.
Quanto a noi maestri, le linee guida presentate da Collegio e Amsi sono chiare e tutte applicabili, così come lo sono i protocolli redatti dall’Anef (l’Associazione degli impiantisti), scritti da persone competenti. L’attesa deve finire. Non è che pronti via…si apre!
Walter Galli
P.S. Molti già conoscono il principio della “rana bollita” che recita così: “Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda piano piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale.
Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire.
Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce morta bollita.
Se la rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50º avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone”. La montagna di sicuro non farà – non deve fare – la fine della rana bollita! La porta chiusa che La porta chiusa che La porta chiusa che
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