Pubblichiamo la lettera che Anef con firma del presidente Valeria Ghezzi e Federturismo Confindustria, a firma del presidente Marina Lalli, hanno recentemente inviato al Governo. Precisamente al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e all’onorevole Dario Franceschini Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo
Egregio Presidente Conte,
Egregio Ministro Franceschini,
in rappresentanza di ANEF (Associazione Italiana Esercenti Funiviari) e di Federturismo Confindustria ci permettiamo di portare alla Vostra cortese attenzione un tema di rilevante urgenza per l’economia e l’occupazione nazionale relativo al mondo della montagna.
Il settore degli impianti a fune italiano in questi giorni deve infatti decidere se attivare o meno il complicato e costosissimo iter relativo alla preparazione per l’innevamento degli impianti sciistici che, da solo, ha un costo complessivo vicino ai 100 milioni di euro.
Tale decisione è tuttavia subordinata alla possibilità di poter poi effettivamente rendere utilizzabili gli stessi nel corso dei prossimi mesi da parte dei clienti. Tale scelta, in un senso o nell’altro, ha evidenti e importantissime ricadute per tutta l’economia turistica della montagna.
La filiera che “vive” dell’industria della neve è infatti lunghissima: hotel, ristoranti, trasporti, scuole di sci, commercio al dettaglio, società di manutenzione, fornitori di energia, manodopera, costruttori e fornitori di attrezzature sportive, distributori, etc.
Tutti settori che senza la partenza della stagione sciistica resteranno fermi a loro volta con conseguenze drammatiche per l’economia di intere destinazioni che proprio dai prossimi 4 mesi invernali ricavano la maggior parte del fatturato annuale.
Stiamo infatti parlando di un fatturato diretto pari a circa 1 miliardo di € con un indotto che genera nel corso della stagione invernale una cifra pari ad almeno ulteriori 6-7 miliardi di €.
Il sistema occupazionale conta circa 15.000 dipendenti di cui solo un terzo a tempo indeterminato, 10.000 persone sono stagionali e come tali rischiano di restare per quattro mesi senza reddito, senza cassa integrazione e senza naspi. Gli occupati della filiera superano i 120.000 addetti e qui gli stagionali, anche ricorrenti, sono almeno il 75-80%.
Senza la certezza di poter accogliere i turisti è altamente probabile che gli impianti sciistici decideranno di non attivare le procedure di innevamento e di non aprire le proprie aziende, il rischio imprenditoriale ed economico è insostenibile come potrete immaginare.
In tale contesto, anche a fronte di una stagione invernale che sarà in ogni caso compromessa, è evidente che tutto il settore, già fortemente penalizzato nei mesi scorsi dalla perdita di incassi di marzo e aprile e da un fatturato estivo ridotto di ca. il 35%, avrà bisogno di un ristoro specifico per superare l’inverno. Ne va della vita di migliaia di famiglie e imprese.
Per le ragioni di cui sopra ci permettiamo di inviarVi questa lettera per chiederVi un chiarimento urgente sulle reali possibilità di apertura nel periodo natalizio o immediatamente successivo e l’apertura di un tavolo di confronto permanente che ci consenta di definire insieme i prossimi passi pregandoVi fin da adesso di considerare anche il nostro settore in uno dei prossimi provvedimenti di aiuto ai settori economici più colpiti.