Il “pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “La crociata e le crociere”.
Chi crede che il 15 febbraio si possa tornare a sciare, alzi la mano? È vero, nel nuovo DPCM, che entrerà in vigore da questo sabato 16 gennaio, si parla della eventuale possibilità di riaprire gli impianti al pubblico per metà febbraio.
Ovviamente si tratta di un altro, dei tanti, posticipi. Meglio non farsi nessuna illusione, anche perché il testo del DPCM è molto chiaro: “Si potranno aprire gli impianti solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e validate dal Comitato Tecnico Scientifico, rivolte ad evitare aggregazioni di persone e, in genere, assembramenti”.
Dunque a decidere sarà sempre e soltanto il CTS, cui spetterà l’ultima parola.
Intanto Alto Adige e Trentino hanno fatto marcia indietro: nessuna apertura, motivata dal colore della Regione e dal conseguente divieto di spostamenti anche per i residenti.
L’unica possibilità che ormai rimane alla montagna è quella di ricevere dal Governo adeguati ristori. Che devono essere assolutamente congrui, veloci nel raggiungere le “tasche” delle diverse categorie di lavoratori che con il turismo dello sci vivono.
Insisto sui ristori perché, inutile nasconderlo, dopo il 15 febbraio, presumibilmente, ci sarà un altro rinvio delle aperture degli impianti al 5 marzo, data in cui scadrà questo nuovo DPCM.
Per quella data, molte stazioni non saranno più in grado di aprire per così pochi giorni i propri impianti, saremo a un mese dalla chiusura “ufficiale” della stagione invernale, generalmente prevista per fine marzo.
Potranno forse riaprire località in quota come Val Senales, Solda, Tonale-Presena, Livigno, Cervinia e poche altre sopra i 2.000 metri.
Ecco il motivo per cui i ristori diventano fondamentali per la sopravvivenza di tutto il comparto neve. Senza questi soldi la montagna rischia davvero di non potersi più rialzare, non essere competitiva nei confronti soprattutto di una clientela estera che ha potuto, sempre e comunque, sciare in altre località fuori dai nostri confini nazionali.
Il mondo della montagna deve assolutamente farsi sentire attraverso le varie Associazioni di categoria (Anef, maestri di sci, albergatori, ecc.), naturalmente insieme agli “Assessori alla montagna”, affinché ci sia da parte del Governo un preciso piano relativo ai promessi ristori e un altro dedicato specificatamente al rilancio del turismo invernale.
È finito il tempo delle lettere, dei ringraziamenti, di date (mai) certe e sempre rinviate di volta in volta. Se gli impianti rimangono chiusi come in Francia, facciamo allora in modo che i soldi arrivino, come è stato fatto, senza perdere tempo, da Macron.
In questo nuovo DPCM si è notato, ancora una volta, quanto la politica romana non tenga affatto conto della montagna. Mi riferisco al fatto che il Governo (sempre d’intesa con il CTS, ormai sono soltanto loro a decidere e i Ministri a sottoscrivere) ha dato il via libera alle crociere su navi di compagnie di navigazione italiane.
Probabilmente su queste moderne imbarcazioni non esiste alcun tipo di affollamento. Seppure i croceristi vivano per lo più il tempo della loro vacanza in luoghi chiusi. Sale e saloni delle feste (e chi controlla in alto mare?). Lo stesso vale per i musei, da adesso aperti dal lunedì al venerdì. Noi, al contrario, chiusi!
Parlando della mia categoria, quella dei maestri di sci, lancio un’idea: “Diventiamo anche noi Responsabili”. Con 12mila euro di stipendio mensile, abbiano perlomeno risolto il problema dei ristori. La crociata e le crociere
Walter Galli