Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “In ginocchio da te”
A pensar bene, verrebbe da dire: perché i tanto attesi e invocati ristori sono sempre stati rimpallati dal precedente Governo? Perché le varie categorie che rappresentano la montagna non sono mai riuscite a ottenere precise garanzie?
La più bella testimonianza letta a proposito del momento drammatico che sta vivendo la montagna e ovviamente anche la categoria dei maestri di sci, è la lettera pubblicata ieri su Sciaremag dal titolo “Sono una maestra dell’Appennino Emiliano“, dove appunto si parla di ristori mai arrivati a destinazione.
E delle gravi difficoltà economiche di un’intera categoria. Che non percepisce nessun reddito e non può lavorare. Oggi l’ennesima dimostrazione ad Aosta, presente pure il Presidente del Collegio Nazionale dei maestri di sci, Beppe Cuc.
Proprio a fronte di questa ennesima chiusura degli impianti, il Collegio dei maestri di sci e l’Associazione di categoria (Amsi), ieri hanno indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, al Ministro dello Sport Massimo Garavaglia, al Ministro dell’economia e delle Finanze Daniele Franco e al Presidente per i rapporti tra Stato e Regioni Stefano Bonaccini, che ha come oggetto la “quantificazione delle perdite e proposte operative sull’assegnazione e gestione degli indennizzi per l’attività di maestro di sci”.
La palla passa ora al Governo, ma anche alle Regioni. Nell’ambito del piano Ristori 5 pare sia riconosciuta alla montagna una quota (importante?) di indennizzi, ma lo stesso deve essere fatto anche dalle Regioni di montagna.
Non è un caso se la Valle d’Aosta è scesa in piazza, per protestare contro il Governo e contro la stessa Regione, per i sussidi promessi ai tanti lavoratori stagionali, tra cui i maestri di sci, fermi ormai da marzo.
“Adesso, la gente di montagna è in ginocchio“, lo slogan usato dai manifestanti riporta in poche e semplici parole quello che sta subendo il mondo del turismo della neve, con gravi ripercussioni anche per quest’estate, dove sono previste diverse chiusure di attività commerciali causa il prolungato stop della stagione invernale, che di fatto ha distrutto l’economia di molte località.
Si parla di mancati incassi per le vacanze invernali di circa 9.7 miliardi di euro. Con 12.4 milioni di turisti in meno rispetto alle stagioni pre-covid.
Numeri non da poco, che danno l’idea di quanto la situazione sia drammatica. Una situazione che rischia di implodere, qualora non vengano prese velocemente da Stato e Regioni tutte quelle decisioni in grado di permettere alla montagna di sopravvivere e allo stesso tempo preparasi per la ripresa, quando non si sa.
Lo deciderà come al solito il Ministro Speranza. La sera prima.
Walter Galli
P.S. Il prefetto di Sondrio chiude a Livigno le piste da sci. A qualche prefetto non viene in mente di chiudere le piste ciclabili e i mezzi pubblici? Li no. Forse perché non ci sono sciatori. Tutto da ridere. Per non piangere.