Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “Impianti di risalita, da Boccia-ti a promossi?”
Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che finalmente il 15 febbraio si possano aprire gli impianti e cominciare la stagione.
L’obiettivo è quello di “provare – così ha detto il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia – a costruire un percorso condiviso che consenta la riapertura con la massima sicurezza entro il termine del DPCM in vigore”.
Queste le dichiarazioni di Boccia esposte al collega e viceministro della Salute Pierpaolo Sileri nella riunione di oggi delle Regioni, che hanno presentato le linee guide per un ritorno allo sci, adottando nuovi protocolli, tenendo conto delle precedenti osservazioni di gennaio fatte dal CTS.
Per il tanto atteso via libera, sarà però necessario che la curva dei contagi scenda e che il Governo dia il suo benestare alle “ridefinite” linee guida, naturalmente con l’approvazione del Comitato Scientifico. Ma è sicuramente un passo in avanti, molto importante e che lascia ben sperare.
Facciamo però un po’ di ordine su quello che potrebbe succedere il 15 febbraio in caso di aperture. Gli impianti di sci rimarranno chiusi se si è in zona rossa, in zona arancione vale invece la regola del 50% sulla portata degli impianti chiusi.
Ovvero: funivie, telecabine e seggiovie con cupole di protezione. Per quelle “scoperte” e per le sciovie si potrà invece “viaggiare” al 100%. In tutti i casi vige l’obbligo di indossare la mascherina.
Inoltre è prevista una vendita limitata di skipass, privilegiando quella “online” e gli sciatori della settimana bianca.
A mio parere, con gli impianti dovranno però andare in parallelo anche le aperture dei ristoranti, dei bar e dei rifugi sulle piste, eliminando sin da subito la voce “asporto” per sostituirla con la parola “ingressi contingentati”. Per i tanti gestori significherebbe un aiuto economico in più dopo mesi di restrizioni e chiusure.
Rimane sempre aperta la questione ristori, fondamentali anche per far ripartire molte delle attività di montagna, come ad esempio gli alberghi, tutt’ora chiusi per mancanza di ospiti.
Sarebbe comunque opportuno riflettere sul perché la montagna sia stata così poco ascoltata. Specialmente lo sci, spesso additato come causa di contagio, confondendo aperture impianti con scuole chiuse, mezzi pubblici con funivie.
Adesso godiamoci questo spiraglio di luce. Sperando che il ministro Boccia non ci… bocci.
Walter Galli
P.S. C’è una fetta di Paese che chiede di lavorare. La montagna è ormai ferma da troppo tempo. È ora di ripartire. Impianti di risalita da