La comunità del bellunese lancia un urlo di dolore per la chiusura annunciata del Nevegal da parte del Sindaco della provincia veneta Jacopo Massaro (toscano). E sale alta la protesta. Sembra che non sia stata eretta una difesa sufficiente per mantenere in vita la storica stazione turistica, in sofferenza da diversi anni.
Pur con un buon numero di difficoltà il Nevegal crea un’economia locale non indifferente. Chiudere significa posti di lavoro spazzati via, perché sappiamo bene quanto grande e importante sia l’indotto che una località invernale sa generare. E il Covid in questo non sembra colpevole. E se lo è ha molti complici.
Perché si è arrivati a questo? Il Comune di Belluno sembrava disposto ad acquistare gli impianti dalla società Alpe del Nevegal (che ne aveva la concessione), caduta in gravi problemi finanziari.
L’ente avrebbe dovuto subentrare alla società entrata in liquidazione, ma evidentemente questa operazione ha subito forti rallentamenti. Nonostante la rassicurante volontà da parte della Regione per mano del consigliere della Lega Franco Gidoni, di assecondare questo piano.
Da parte sua Jacopo Massaro sostiene che non vi siano più i tempi tecnici per dare il via all’operazione, il che comporta la chiusura degli impianti per tutta la stagione. Questa è la sintesi dei fatti.
La sintesi del danno è invece questa: 150 persone perderanno il loro posto di lavoro. E così pure i 30 maestri della scuola sci. Le stesse casse del Comune dovranno rinunciare a cospicue entrate.
L’importanza di tenere in vita in Nevegal non riguarda però soltanto la sopravvivenza degli operatori locali. Il Colle bellunese, come tante altre piccole realtà, è uno dei fondamentali propulsori dello sci in Veneto.
È sempre stato così. Migliaia di bambini e anche adulti neofiti, non vanno a sciare a Cortina o nei comprensori regionali ben più grandi, se prima non hanno imparato i rudimenti della tecnica. Così come un atleta di Coppa del Mondo non potrebbe mai presentarsi al cancelletto di una gara senza essersi allenato per tutta l’estate sulle piste dei ghiacciai.
Il Nevegal è una fondamentale meta dello sci anche per chi non può permettersi più di qualche discesa all’anno. Ed è anche per questo che i bambini di una scuola di Belluno, con l’autorizzazione del preside, hanno scritto montagne di lettere al Sindaco perché si scongiuri quello che per loro è un piccolo grande piccolo dramma.
È evidente come i rispettivi genitori abbiano ben presente un fatto. Belluno senza il Nevegal, per carità, nel suo piccolo, è come Roma senza il Colosseo, Verona senza l’Arena.
La chiusura degli impianti stride poi con tante altre cose. Da Belluno passerà certamente la fiaccola olimpica dei Giochi Milano-Cortina tra sei anni. E su questo c’è poco da aggiungere.
Il Collegio del Veneto sta per inaugurare la nuova sede in una struttura storica che i maestri non hanno mai avuto. Sarà la Casa del maestro di sci, un luogo destinato a diventare un simbolo a livello Nazionale.
È davvero incredibile come dinnanzi anche a questo Belluno metta il Nevegal in freezer per una stagione o per sempre.
L’impegno economico per accendere la spina agli impianti non sembrerebbe nemmeno così oneroso nell’immediato. Così come le perdite non sono esorbitanti. Probabilmente spaventa di più ciò che il Nevegal avrebbe bisogno per sopravvivere. Rinnovare la rete impiantistica e servire le piste con l’innevamento artificiale. Insomma, renderla più al passo coi tempi.
La protesta dei bellunesi scesi in piazza nell’estate 2019 quando sembrava che gli impianti dovessero chiudere. Poi per fortuna la stagione è iniziata regolarmente
Nasce però una considerazione. Il Nevegal è nato in un periodo in cui non si navigava certo nell’oro. Siamo convinti che i “vecchi” non abbiano ancora dimenticato i danni provocati dalla crisi del petrolio. Eppure la passione e la voglia di fare della gente di quel periodo ha fatto partire un viaggio bellissimo.
Possibile che oggi, travolti dalla tecnologia e da sistemi anche economico finanziari ben più evoluti rispetto a quelli degli Anni 70, non si riesca a trovare una soluzione? Il dubbio probabilmente è proprio questo. Non si riesce o non si vuole?
Se il Comune tergiversa potrebbe essere la comunità a intervenire. O qualche famiglia facoltosa che ha la passione dello sci. Perché al Nevegal è questo che serve. Grandi società difficilmente possono trovare soddisfazione nella gestione del Colle.
Luigi Borgo durante l’Assemblea del Colnaz Veneto dello scorso anno a Villa Cordellina
Che sta molto a cuore, naturalmente, anche al Collegio dei maestri di sci del Veneto. Il suo presidente Luigi Borgo non è rimasto seduto in poltrona in attesa del funerale. È intervenuto sfruttando ogni arma in suo possesso. Una in particolare. Quella che sa usare decisamente bene, l’intelligenza, senza la quale non alza mai un dito.
Il messaggio, evidentemente privato, che ha voluto trasmettere alle autorità politico territoriali, ha un obiettivo ben preciso. Scuotere le coscienze, spiegare meglio a chi forse non è di quei posti, il significato puro del Nevegal per la provincia di Belluno.
Dunque non si è messo a protestare solo perché qualche maestro veneto dovrà cercare altre scuole per lavorare. Ci sono situazioni ben peggiori nel paese oggi.
Quello che però non dovrebbe mai essere tolto è il senso della speranza per il domani. C’è poco da dire, c’è poco da fare, il lucchetto agli impianti del Nevegal la spazza via.