Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “I rigugi bianchi dimenticati”.
La Francia non aprirà gli impianti a febbraio e probabilmente mai più quest’inverno. La notizia, di qualche giorno fa, è passata quasi inosservata sui giornali, impegnati a raccontare la crisi di Governo.
Notizia che farà certamente contenti i ministri Boccia, Speranza e Franceschini, sostenitori della “linea dura”, di chiusure a oltranza. Anche se ormai quasi tutta l’Italia è arancione.
È innegabile come il nostro Governo guardi alla Francia, portandola come esempio nella prevenzione per la lotta al COVID. Giustificando così, a mo’ di fotocopia, le “nostre” chiusure con le loro.
C’è però una sostanziale differenza. Ai nostri cugini, quando gli viene imposto di chiudere un’attività, vengono pagati dallo Stato con adeguati ristori. Come avvenuto per tutte le categorie di lavoratori della montagna.
In Italia, a proposito di “particolare” attenzione alla montagna, nei primi quattro Decreti ristori erano stati dimenticati i rifugi (non rientravano nei famosi “codici Ateco”).
E soltanto adesso, con il nuovo scostamento di bilancio e con il Decreto ristoro 5, sembra sia stata trovata una quadra. Non soltanto per loro, ma per tutte le altre categorie di lavoratori, dagli impiantisti, agli albergatori ai maestri di sci, che da tempo chiedono di essere aiutate.
Auguriamoci che in questo nuovo ristoro vengano prese urgenti misure di sostegno economico anche per i lavoratori stagionali, non tutelati, ma ugualmente fondamentali per l’economia del turismo invernale e estivo.
Ancora non si conoscono le cifre degli indennizzi che verranno date alle categorie interessate. In totale forse 4 o 5 miliardi di euro. Ma saranno da considerare come rimborsi, e se sì, come verranno calcolati e su quali basi?
Nella conferenza Stato Regioni la proposta fatta al Governo dalle Regioni di montagna, per voce dei suoi “Assessori”, è quella di fare riferimento, per i previsti ristori, sulla differenza di fatturato tra la scorsa stagione invernale e questa. Oltre a coprire le perdite dal 30% al 50%, a seconda della dimensione delle aziende interessate. Staremo a vedere.
Intanto il CTS si è finalmente espresso per un “via libera”, anche se molti punti non sono per niente chiari e soprattutto vanno a penalizzare oltremodo la gestione operativa delle società degli impianti.
Con obblighi di non facile attuazione, come il richiesto coordinamento giornaliero con le Sanità locali per applicare le misure anti Covid e conseguente numero chiuso.
Considerando sempre quel bicchiere mezzo pieno per via delle concessioni fatte agli atleti e da ultimo anche alla formazione maestri di sci, bene ha fatto il “Dolomiti Superski” ad annunciare di essere pronto per l’apertura del 15 febbraio.
Allo stesso modo si è espresso Pontedilegno-Tonale. Per il resto silenzio, anche da Regioni come la Valle d’Aosta, votate allo sci ma che vedono, nel vigente divieto di spostamenti, davvero molto difficile l’eventuale ripartenza se i colori non cambieranno.
Qualora la data del 15 febbraio fosse confermata, quel bicchiere da mezzo pieno, diventerà pieno? Incrociamo le dita e aspettiamo buone nuove dall’incontro tra le Regioni e il Ministro della salute Speranza.
Walter Galli
P.S. Una cosa è comunque certa, in estate riapriremo, al mare il Governo non rinuncia. Curiosi di leggere le linee guida che il CTS adotterà. I rifugi bianchi dimenticati I rifugi bianchi dimenticati