Il “pensiero di un maestro di sci di oggi, si intitola: “I primi passi sulla neve”.
Speranzosi, fiduciosi. I tanti appassionati di sci e tutti gli addetti ai lavori aspettano le decisioni del Governo in merito alla ventilata ipotesi di una apertura degli impianti prevista per il prossimo 15 febbraio.
Il CTS finalmente si è pronunciato sulle norme da seguire (non del tutto chiare in alcuni punti: ma di questo ne abbiamo già parlato) qualora ci fosse il tanto atteso “via libera”.
Certo, rimane sempre il problema dei collegamenti da Regione a Regione e quello di una stagione “corta” per le piccole località, visto che si parla di un inizio da metà febbraio e di ingressi contingentati al 50%, che di certo non garantirebbero numeri importanti.
Pur aprendo, queste stazioni saranno certamente le più penalizzate, proprio per i motivi di cui sopra. Perciò vanno assolutamente aiutate con adeguati ristori e, nel caso di “obbligata” chiusura, fare in modo che possano ricevere sin da subito equi finanziamenti per poter investire in strutture e infrastrutture ed essere in grado di ripartire il prossimo inverno.
Dico questo perché si sta creando un po’ di confusione sul ruolo che dovrebbero avere queste località, da alcuni opinionisti della carta stampata considerate inadatte allo sci da discesa.
Soprattutto per i pochi impianti di risalita e per il numero di piste che possono offrire. Senza queste “piccole località” non ci sarebbero quelle grandi e verrebbe a mancare un ideale palcoscenico per un facile avvio allo sci.
Sono molti gli appassionati che hanno iniziato la loro “carriera” di provetti sciatori proprio nella località più vicina, probabilmente su un tappeto e sicuramente su una sciovia “baby”.
Discriminare queste realtà sarebbe ingiusto e, “soldini” alla mano, quando tutto ritornerà alla normalità, neppure avrebbe senso.
Per un bambino che impara a sciare c’è sempre una famiglia che l’accompagna sul posto, che contribuisce a creare un indotto economico per la località.
Per non parlare poi dei tanti corsi promozionali organizzati dagli sci club a vocazione amatoriale, con prezzi decisamente più competitivi rispetto alle mega stazioni.
Quanto alla storia “neve o non neve” per via delle quote, è sufficiente pensare a inverni come questi (che di neve non ne è mancata, anzi continua a venirne giù) per smontare certe tesi, ricordando comunque che queste stazioni sono dotate di ottimi impianti di innevamento, oggi non più inquinanti e che garantiscono l’apertura degli impianti per tutta la stagione, anche in caso di scarse precipitazioni.
Lo “sci di casa” è un patrimonio assolutamente da difendere, importante per le nostre montagne e mai in concorrenza con i mega comprensori, che hanno altre vocazioni e altre dimensioni turistiche.
La piccola località rimarrà sempre un punto di riferimento per muovere i primi passi sugli sci, molto spesso fatti in compagnia dei tanti maestri che, con le loro scuole, lavorano in queste stazioni, facendo opera di promozione.
Questo “piccolo mondo di montagna” va aiutato oltremodo, perché portabandiera di quella grande famiglia che è lo sci, le cui radici affondano nel campetto… vicino casa.
Walter Galli
P.S. Parafrasando la nostra bella Costituzione: ” Tutte le località hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge dello sci, senza distinzione di numeri di impianti e di piste”. Facciamo allora in modo che le “piccole” non chiudano. Sarebbe una sconfitta per tutto lo sci. Pure per le grandi stazioni. i primi passi sulla neve