Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola “I piccoli centri sciistici vanno presi per mano”.
Dagli impianti ai maestri di sci, la prima premessa indispensabile per fare alcune considerazioni sul futuro (speriamo prossimo) della nostra professione.
Ieri è stata annunciata dalla Saslong S.p.A. la chiusura per tutta la stagione 2020/21 dei propri impianti.
Decisione che ha suscitato una risposta a stretto giro di posta, con un comunicato ufficiale, del “Consorzio esercenti impianti a fune Val Gardena Alpe di Siusi” nel quale dichiarava la ferma volontà dei 41 impiantisti che fanno parte del suddetto Consorzio ad aprire i propri impianti non appena sarà possibile, in ottemperanza ai prossimi DPCM.
Nel frattempo il “Dolomiti Superski” ha annunciato, sul proprio sito ufficiale, l’apertura per il prossimo 7 gennaio. Grande ottimismo o certezza da parte del Dolomiti Superski?
Forse che il CTS abbia intenzione di dare finalmente il via libera alla stagione, approvando i protocolli proposti dall’Anef (Associazione impianti a fune)?
Sarebbe una bella notizia, data in anteprima dagli amici dell’Alto Adige.
Rimane però al momento la scelta di chiudere da parte della società Funivie Saslong, scelta che deve far riflettere.
Le piccole stazioni, con questo nuovo lockdown, stanno subendo danni economici enormi. Non che le grandi se la passino meglio, ovvio: essere chiusi fa incassare zero euro dalla vendita degli skipass e le spese di gestione ordinaria (personale e manutenzione impianti) ci sono ugualmente, e vanno onorate.
Ma per le cosiddette “piccole” la chiusura è ancora peggio. Dispongono, nella maggior parte dei casi, di poca liquidità in “cassa”.
A meno che non facciano parte di grandi comprensori, dove esiste un criterio di ridistribuzione degli utili così da finanziarle e sostenerle a livello economico e garantire l’asset turistico della località.
I tanto auspicati ristori promessi dal Governo possono, per queste piccole realtà, diventare davvero fondamentali, onde evitarne la fine, lo stop definitivo.
Smettiamola di pensare che in queste stazioni lo sci da discesa possa essere sostituito dallo sci alpinismo, dalle ciaspole o dallo sci di fondo (bellissimi sport di montagna). I numeri di questi praticanti non bastano.
I maestri di sci che operano in queste piccole stazioni (e sono un bel numero), hanno ben poco da stare allegri. Se per queste realtà sarà chiusura definitiva degli impianti, per ovvi e conclamati motivi di bilancio da parte delle società, addio stagione. Già in parte preclusa con questo Natale.
Le grandi località, che dispongono di un numero elevato di impianti, piste e collegamenti anche intervallivi, possono pensare, in caso di aperture impianti e con un numero di sciatori turisti contingentati, di chiudere eventualmente funivie, telecabine, seggiovie o sciovie secondarie per limitare in qualche modo le perdite di fatturato. Ma le piccole?
Ecco allora che la fatidica parola ‘ristori’ diventa ancora più importante per tutte le piccole società di impianti e a cascata anche per quei maestri che in quelle località ci lavorano.
Senza nulla togliere a chi invece esercita nei grandi comprensori, dove comunque quello che è perso non è più possibile recuperare.
Fatte queste considerazioni, mi permetto di “rubare” lo spazio che ogni giorno Sciaremag mi concede per (ri)lanciare questa proposta.
Favorire e dirottare gli allenamenti degli “atleti di interesse nazionale” alle piccole stazioni.
Chi conosce l’argomento sa che dietro a tutto ciò esiste un indotto, fatto di skipass, soggiorno atleti e allenatori, oltre che di genitori, in hotel.
Chiudo il mio pensiero serale con quest’altra osservazione: giustissimo (brava la FISI) che gli allenatori possano lavorare. Ma sarebbe altrettanto meraviglioso che anche i maestri possano godere dello stesso diritto. Nel rispetto di linee guida che Amsi e Collegio Nazionale hanno da tempo (e sottolineo la parola tempo) prospettato al Governo.
Walter Galli
P.S.Ogni Regione sta facendo storia a sé in base ai “colori”: saranno più fortunati i maestri della Valle d’Aosta, del Trentino, della Lombardia, del Piemonte, del Veneto o… ?