Il Corriere pubblica “Il Cts boccia il protocollo” e Valeria Ghezzi, (Presidente Anef) risponde: “Non è una bocciatura, solo piccoli ritocchi“.
La differenza riguarda i colori delle zone, che sono una novità pre-protocollo. Ovvio che bisogna sottostare alle regole delle zone rosse, arancioni e gialle. E poi quello che riguarda i flussi. Noi lo avevamo previsto per i giornalieri invece bisogna estenderlo anche agli altri biglietti, pluri e settimanali. Non è un problema insormontabile, ci adegueremo così con le altre richieste.
Che non fosse una passeggiata lo sapevamo. E che non avremmo aperto il 7 gennaio era già un fatto ormai acquisito. Ma ribadisco che questo non è un No“.
Ora la conferenza Stato regioni si riunirà al più presto e si adeguerà alle richieste del CTS. A quel punto lavoreremo per aprire il 25 gennaio“.
Questa la risposta integrale del CTS
“Proposta di linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali”
A partire dal mese di ottobre si è osservato un serio peggioramento degli indici di contagio a livello nazionale, con crescita esponenziale dei nuovi casi che ha imposto l’introduzione di misure di contenimento e limitazione della circolazione basato sul monitoraggio settimanale di ventuno indicatori finalizzati ad inquadrare il livello di rischio applicabile a livello regionale.
Nonostante le misure adottate abbiano determinato un rallentamento della crescita dei contagi in tutto il territorio nazionale, si deve comunque rilevare che la circolazione del virus rimane elevata, con situazioni locali che in alcuni casi destano ancora particolare preoccupazione.
Pertanto, è ancora necessario adottare la massima cautela per non inficiare i risultati positivi fin qui raggiunti, continuando a richiamare ad una stringente osservanza di tutte le misure idonee alla prevenzione del contagio, che oltre all’uso di mascherine in tutti i contesti in cui si potrebbero verificare assembramenti improvvisi e incontrollabili (compresi gli spazi all’aperto), al distanziamento interpersonale di almeno un metro e la accurata igiene delle mani, devono necessariamente prevedere specifiche misure scalabili in funzione dell’andamento della curva epidemiologica anche a livello locale.
Allo stato attuale gli impianti di risalita sono chiusi. Tuttavia, nell’ottica della loro prossima riapertura, che dovrà comunque essere preceduta da una propedeutica rivalutazione della situazione epidemiologica, deve necessariamente essere messo in evidenza che una parte rilevante dei mezzi di risalita nei comprensori sciistici (in particolare cabinovie e funivie) presentano caratteristiche strutturali e di carico tali da poter essere assimilati in tutto e per tutto ai mezzi utilizzati per il trasporto pubblico locale (autobus, filobus, tram e metropolitane), rappresentando pertanto un contesto a rischio di aggregazione medio-alto, con possibilità di rischio alto nelle ore di punta in base alla classificazione del livello di rischio di contagio da SARS-CoV-2 di cui al “Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS- CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione” dell’INAIL.
Deve pertanto prevedersi un’efficace riorganizzazione del sistema degli impianti di risalita da affiancare a misure di prevenzione e protezione collettive e individuali che necessitano, comunque, della collaborazione attiva degli utenti che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti previsti per il contrasto alla diffusione dell’epidemia.
In merito alla “Proposta di linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori amatoriali” proposte dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, trasmessa al Ministro per gli Affari Regionali e le autonomie con nota del 23 novembre 2020, si premette che il CTS si è già espresso su analoga tematica nel verbale 117 del 14 ottobre 2020 [indicazioni per la gestione degli impianti di risalita presentato dall’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari (ANEF)].
Rispetto alla attuale proposta, riconoscendo l’importanza della tematica ed apprezzando l’impegno a creare un sistema che possa garantire la ripresa delle attività connesse allo svolgimento degli sport invernali in sicurezza, si esprimono le seguenti considerazioni su specifici punti di attenzione.
In primo luogo, deve necessariamente sottolinearsi che le misure proposte possono trovare applicazione solo ne caso in cui l’andamento epidemiologico a livello di Regione o Provincia Autonoma sia compatibile con la classificazione della stessa in area gialla.
In tale caso, potrà essere ammessa una occupazione al 100% delle seggiovie, con obbligo di indossare la mascherina chirurgica o di comunità e divieto di abbassare la calotta anti vento ove presente; nel caso in cui dovesse rendersi necessaria la chiusura della calotta (ad esempio per condizioni meteo avverse o temperature eccessivamente basse) dovrà necessariamente prevedersi la riduzione della capienza al 50% anche per le seggiovie, fermo restando l’obbligo di mantenere la mascherina durante tutto il trasporto.
Per gli impianti chiusi (cabinovie e funivie) va operata la riduzione della capienza al 50% a cui associare sempre l’uso obbligatorio della mascherina.
Nel caso di territori rientranti nello scenario di cui all’articolo 2 del DPCM 3 novembre 2020 (cd. zona arancione), la riduzione di portata al 50% già applicata per le tipologie chiuse (cabinovie, funivie, …) deve essere estesa anche alle seggiovie indipendentemente dall’utilizzo della calotta; dovranno, inoltre, essere previste restrizioni di uso in linea con le limitazioni alla mobilità delle persone previste dallo stesso articolo.
Rimane ferma la previsione di chiusura degli impianti per gli sciatori amatoriali nei territori rientranti nello scenario di cui all’articolo 3 del DPCM 3 novembre 2020 (cd. zona rossa).
In riferimento alle zone arancioni e rosse sono applicabili le deroghe previste per i soli atleti professionisti e non professionisti che partecipano ad eventi e competizioni di interesse nazionale riconosciuti da CONI e CIP, come stabilito dall’art. 1, c. 9, lett. e) del DPCM 3 novembre 2020 e tenuto conto dei chiarimenti forniti nelle FAQ al DPCM 3 novembre 2020 del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio.
Per i soli atleti sopra indicati, è quindi applicabile la deroga alla limitazione della mobilità di cui all’art. 2, c. 4, lett. b) del DPCM 3 novembre 2020.
Per quanto attiene la previsione di un contingentamento delle presenze sui campi da sci mediante l’introduzione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, si sottolinea la necessità di declinare criteri chiari per la definizione di tali tetti massimi che tengano conto non solo delle quote giornaliere ma anche di quelle settimanali e stagionali.
A tale scopo, andrebbe anche previsto un sistema di prenotazione che consenta una gestione strutturata del numero di utenti che possono effettivamente accedere ai comprensori sciistici ed ai relativi impianti di risalita in ogni singola giornata, anche attraverso il coordinamento non solo (come già previsto) con i rappresentanti di categoria e le Autorità Sanitarie locali, ma anche con i rappresentanti delle strutture ricettive.
Mancano inoltre, nel documento, previsioni relative alla gestione dei flussi per il controllo dello skipass o di altre tipologie di titoli di accesso.
Poiché le presenti linee guida devono potersi applicare a tutti i contesti sul territorio nazionale, è necessario mettere a punto misure idonee a evitare assembramenti e a ridurre le occasioni di contatto in tutte le realtà in cui la verifica del titolo di viaggio non possa essere svolta con modalità contact-less, soprattutto nei prevedibili momenti di maggiore afflusso e comunque nel corso dell’intera giornata.
Per quanto attiene le misure di rimodulazione della capienza per le diverse tipologie di impianti, tenuto conto della situazione epidemiologica attuale, si segnala la necessità di un aggiornamento dell’Allegato 15 “Linee guida per l’informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del covid-19 in materia di trasporto pubblico” del DPCM 4 dicembre 2020, le cui misure ed eventuali deroghe erano state delineate nel mese di luglio 2020, in una fase della pandemia caratterizzata da un numero stabilmente molto basso di nuovi casi giornalieri in condizioni di bassa incidenza.