Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “È diventata una partita a poker”.
Tutti danno oramai per scontata l’apertura degli impianti il 15 febbraio. E, in parte, è anche vero. Intanto, però, una Regione alpina per eccellenza, come la Valle d’Aosta, ha fatto sapere di essere pronta ad aprire, ma aspetta di sapere se anche in “zona gialla” sarà permessa la mobilità da Regione a Regione.
Decisione che spetta al Governo, che dovrebbe pronunciarsi entro la prossima settimana. Qualora fossero ancora vietati gli spostamenti tra Regioni, seppure in zona gialla, per molte località il 15 febbraio sarebbe una “falsa partenza”.
Il problema posto dalla Valle d’Aosta è serio, soprattutto per le Regioni che non dispongono di bacini di utenze importanti, non hanno cioè grandi città sul loro territorio e neppure un numero cospicuo di residenti tali da giustificare un’apertura a livello impiantistico.
Senza dimenticare che un’eventuale retrocessione da giallo a arancione, comporterebbe una immediata chiusura degli impianti e ulteriori altre restrizioni su tutto il territorio per quindici giorni, prima di una nuova valutazione.
In tutta questa situazione di grande incertezza rimarrebbe, per molte società d’impianti, l’incognita dei costi legati a una apertura che rischierebbe poi di non arrivare a fine stagione.
Proprio ieri, in occasione dell’evento “per chi suona la Montagna”, abbiamo raccolto il grido di dolore di sindaci e maestri di sci, come Luciano Stampa (Presidente Amsi Lombardia), che si lamentavano dei mancati e tanto invocati ristori. Che è un altro dei problemi ancora irrisolti.
Senza avere la presunzione di salire in cattedra, un maestro di sci ha come cattedra un paio di sci. E per aula le piste (all’aria aperta). Varrebbe però la pena che gli “Assessori della Montagna” proponessero al Governo (il precedente, il nuovo?) un lockdown locale (peraltro da molti virologi invocato come soluzione), per togliere così il divieto di trasferimento da una Regione all’altra, seppure dello stesso colore giallo.
La montagna è ormai ridotta allo stremo, i ristori non ci sono (e chissà quando arriveranno), si rischia, se non c’è unità d’intenti nelle richieste, di assistere a una debacle.
Ieri il composto grido di dolore ascoltato nei tanti video dedicati a “per chi suona la Montagna” avevano un unico comune denominatore:
La voglia di ripartire, di ricominciare.
La Valle d’Aosta ha giustamente posto il problema della “viabilità”. Che è fondamentale per tutte le nostre stazioni di sci, da Nord a Sud, se si vuole lavorare, considerando sempre quel 50% di afflussi contingentati.
La politica romana non può nascondersi dietro l’alibi dei ristori che verranno erogati. Ora che il CTS ha dato il tanto atteso via libera allo sci, le Regioni facciano in modo che sia consentito anche l’altra “via libera”, quella da una Regione all’altra.
Walter Galli
P.S. Senza “mobilità” molte società di impianti non riapriranno. Per quelle località sarà la fine. Che risposta saprà dare la politica? Lo scopriremo presto, già la prossima settimana? È diventata una partita È diventata una partita