Piste affollate, alberghi pieni e meteo favorevole. Il mese di dicembre, con il lungo ponte dell’Immacolata ha dato ufficialmente il via alla stagione sciistica 2023/24. Anche quest’anno il “popolo della neve” potrà contare su oltre 4 milioni di appassionati che si riverseranno nelle varie località di montagna in cerca di svago e relax. Un fattore di traino importantissimo per l’economia italiana e per la sport industry in particolare.
A confermarlo è Anna Ferrino, Ceo di Ferrino Spa e Presidente di Assosport, l’Associazione Nazionale fra i produttori di Articoli Sportivi in rappresentanza della sportindustry italiana che ha un fatturato aggregato complessivo di +13mld di euro e oltre 50.000 addetti. «La stagione invernale ha una valenza assolutamente strategica per noi.
Sono tantissime, infatti, le nostre associate attive nel settore degli sport invernali. Non solo sci, ma anche ciaspole, zaini, tende e abbigliamento. Del resto negli ultimi anni l’approccio degli utenti nei confronti della montagna è profondamente cambiato e stiamo assistendo alla scoperta e riscoperta di tante discipline un tempo considerate di nicchia.»
Guardando i dati recentemente diffusi da Skipass Panorama Turismo – JFC, se è vero che lo sci alpino coinvolge ancora circa il 60% dei praticanti, è vero anche che questi ultimi guardano con sempre maggior interesse anche ad altre discipline.
Lo scialpinismo, ad esempio, sdoganato in misura importante durante il biennio pandemico, è dato in crescita del 2,4% per il 2024, così come le ciaspole che dovrebbero assestarsi su un incremento del 3,4% (11,5% circa dei praticanti totali), segno di come alla voglia di sport si accompagni il desiderio di concedersi una bella passeggiata immersi nella natura incontaminata e innevata di paesaggi unici, laddove non a caso a guadagnare terreno sono proprio touring, randonée e winter trekking.
Dunque cosa si prevede per la prossima stagione invernale?
«La stagione è partita bene – conferma ancora Ferrino – e i dati sulle prenotazioni nelle principali mete di villeggiatura lo confermano, non solo per i periodi tradizionalmente più frequentati, ma anche per quelli intermedi (gennaio e febbraio).
Con l’arrivo del freddo e della neve le località turistiche sono state prese d’assalto. Di fatto il livello di interesse verso gli sport invernali è alto e i consumatori, indipendentemente dall’età, dal sesso, dall’abilità e dalle capacità di ciascuno, dimostrano nei loro comportamenti di acquisto di avere voglia di vivere la montagna a 360 gradi.
Le aziende ci stanno restituendo feedback incoraggianti. Lo stato del sell out nei negozi specializzati attualmente è positivo e anche le previsioni per i mesi a venire ci consentono di essere ottimisti.
Le circostanze, peraltro, sono sicuramente migliori rispetto allo scorso anno, quando oltre a pagare lo scotto di una fortissima siccità colpevole di aver messo a dura prova i sistemi di innevamento artificiale, il settore si trovò ad affrontare anche il nodo della crisi energetica e il conseguente innalzamento dei costi, soprattutto di quelli di gestione; una situazione che oggi, sebbene le criticità non siano certo scomparse, si sta comunque a poco a poco normalizzando.»
Le tariffe delle scuole sci sono cresciute del 7,8%. Analogamente l’aumento sul prezzo degli skipass si aggira intorno all’8% su giornalieri e plurigiornalieri, ma i rincari non impensieriscono più di tanto gli addetti ai lavori, sia perché avranno un peso relativo sui grandi numeri (la percentuale cala drasticamente e anzi si dimezza se si considerano gli abbonamenti stagionali), sia perché ci si sta adoperando per offrire agevolazioni in grado di ammortizzarlo almeno in parte, sia infine perché con il ritorno massivo della clientela estera sulle nostre montagne, rientra anche una fonte di introiti molto consistente che il covid aveva di fatto pressoché azzerato.
Spiega Emilio Fontana, Market Manager di Amer Sport, consigliere di Assosport e Presidente di Pool Sci Italia: «Gli sport invernali non sono economici, ma considerare la neve come un passatempo elitario sarebbe un grosso errore di valutazione. Come in tutte le cose, infatti, esiste una zona grigia e tante variabili da considerare: se è vero che l’equipaggiamento costa, è vero anche che si tratta di una spesa pienamente compensata dal ciclo di vita dei prodotti, ideati e realizzati per un utilizzo prolungato nel tempo.
Si consideri poi che in un universo variegato come quello che ruota attorno agli sport invernali, non c’è soltanto l’alto di gamma, ma anche articoli che si posizionano su fasce di prezzo più accessibili. Si evidenzia anche il ricorso al rental, in un’ottica di sharing economy sempre più diffusa nelle abitudini di tutti noi.
Parlando infine di abbonamenti e skipass, abbiamo varie forme di agevolazioni, forse non adeguatamente pubblicizzate, pensate proprio per andare incontro al cliente finale, dagli ingressi gratuiti per i bambini, allo sconto del 50% sul prezzo dello skipass per i tesserati FISI in determinate stazioni e comprensori sciistici in giorni dedicati”.
Sempre stando all’analisi di Skipass, il numero di praticanti continua a migliorare, seppur in misura contenuta (+1,2% il dato previsionale sul 2023/24), così come cresce (+2,5%) la quota di giovanissimi frequentatori – bambini di età compresa tra 7 e 12 anni – delle scuole di sci italiane.
Essi rappresentano quasi il 39% degli iscritti totali ai corsi, contro il 24,8% dei piccoli tra i 4 e i 6 anni (+2,1% sul 2022), il 7,7% degli over 44 (+0,4%) e il 14,6% dei ragazzi e adolescenti (13-25 anni), unica fascia d’età, quest’ultima, a subire un sensibile calo (-4,9%) rispetto allo scorso anno.
«Il fatto che il numero di adolescenti che si iscrivono alle scuole di sci sia in calo richiede una duplice lettura: da una parte può trattarsi di un dato fisiologico, perché chi inizia a sciare da bambino crescendo tende a svincolarsi dall’aura protettiva dei maestri. Di contro, parliamo comunque di una diminuzione importante che quindi deve far riflettere e spingerci sempre di più verso politiche di intervento improntate alla valorizzazione della pratica sportiva e dei suoi benefici. Fortunatamente la nostra è un’industria estremamente attiva e dinamica da questo punto di vista.» – aggiunge Ferrino.
Ma cosa definisce esattamente un praticante? Conclude Fontana:
“Circoscrivere la categoria non è semplice perché, al netto dei tanti appassionati che si iscrivono e iscrivono i propri figli a scuola di sci o che comunque transitano per i numerosi impianti dislocati sul territorio nazionale, esiste tutta una fetta non tracciata di utenti, che si dedicano al trekking o amano semplicemente fare passeggiate e ciaspolate in montagna.
Tracciarli in termini numerici è pressoché impossibile, ma è chiaro che anche a loro occorre dell’attrezzatura specifica. Perciò è sicuramente vero che il popolo della neve può contare su uno zoccolo duro di oltre 4 milioni di amatori, ma la cifra è da arrotondare in eccesso proprio in virtù di questo ulteriore universo sommerso di estimatori.
E in fondo non si dimentichi che in Italia la montagna non è solo sport, ma è anche wellness, food& beverage di qualità. Caratteristiche che la posizionano tra i players più interessanti e accattivanti a livello internazionale e non soltanto per il pubblico europeo.»
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