Il “Pensiero di un maestro di sci, di oggi si intitola: “Cin-cin con il bicchiere mezzo pieno”.
Pensiamo al bicchiere mezzo pieno, per consolarci. Dopo questo nuovo DPCM sembra arrivi il tanto atteso Decreto Ristori, dove dovrebbero essere incluse le attività legate allo sci. E pure gli aiuti alle società degli impianti rimasti chiusi.
Vedremo quali cifre verranno erogate dai 20 e più miliardi di euro previsti dal Decreto. Aspettiamo di conoscerle.
Pensiamo positivo, anche se il dubbio è che, con questa promessa di ristori, il rinvio delle aperture a data da destinarsi diventi lecito.
Il continuo rimandare il via libera agli impianti sta creando un grave danno all’economia di montagna e certamente non saranno gli eventuali soldi di un ristoro (anche se ben accetti) a cambiare in meglio l’attuale situazione.
Il mondo dello sci guarda all’Alto Adige, che ha invece in programma di aprire i propri impianti il 18 gennaio. Ogni giorno che passa sono sempre più gli appelli dei sindaci dei comuni di montagna che chiedono a gran voce l’apertura. Così da salvare quel poco che ormai rimane della stagione invernale. Intanto si aspetta sempre dal CTS (il 13 gennaio?) i famosi protocolli.
In molti, contrari da sempre alle aperture, hanno sollevato, sin dall’inizio, il problema delle code e del distanziamento agli imbarchi. Tutte situazioni in grado di essere gestite dagli addetti agli impianti, nel rispetto dei protocolli che saranno richiesti dal Comitato.
Lo sci è uno sport che si pratica all’aria aperta, si scia con il casco, si indossano gli occhiali, si usa lo scalda collo e i guanti, generalmente più che imbottiti. Oltre all’obbligo di indossare la mascherina in coda e nei luoghi chiusi, qualora si dovesse aprire.
Dove sta il contatto, con tutte queste “protezioni”? Non è forse più pericoloso l’affollamento sugli autobus, sui metro? O fare acquisti in un centro commerciale? Tutti luoghi dove non si è certo vestiti come quando si scia. Anche di questo il CTS dovrebbe tenere conto nelle sue prossime valutazioni.
Quanto alle code all’aperto per le salite in seggiovia o in sciovia, se sono disposte in verticale, è la lunghezza stessa dello sci a creare una distanza di un metro tra uno sciatore e l’altro.
Accorgimenti scontati per chi conosce la “materia”, forse un po’ meno per chi deve decidere quale comportamento tenere sugli impianti e in pista.
Peraltro, nessuno degli scienziati e virologi dell’ISS e del CTS ha fornito dati sull’effettiva diffusione del covid in montagna. Perché?
I sempre bene informati parlano di un rinvio al 1º febbraio, considerando che la risposta del CTS arriverà probabilmente per il 13 gennaio, troppo sotto data per una riapertura il 18 di gennaio per ottemperare a quanto richiesto. Intanto, però, ci ristoreremo.
Walter Galli
P.S. Ricordiamoci sempre che non ci sarà una “vera” apertura senza la possibilità di poter viaggiare da una Regione all’altra. Lo sci non è uno sport stanziale.