Che ci piglia la donna dagli occhi verdi con Campitello Matese? Ce lo racconta Rino Barbato, nostro inviato in pista nelle località del centro e sud Italia.
Ho conosciuto questa stazione da bambino perché meta delle gite familiari domenicali. È situata in Molise a circa un’ora e mezza di auto da Napoli, quindi facilmente raggiungibile da tutto il Sud Italia.
Sono passati un po’ di anni e, circa 5 anni fa, l’ho riscoperta grazie a una persona che è diventato un mio caro amico, Pino Perna, che mi invitò a partecipare a una gara di sci denominata Gigantissimo.
Peccato che non si sia più ripetuta perché era una bella manifestazione, aperta a tutti, su una pista, la Del Caprio, tra le più belle d’Italia. La gara andò bene ma forse sarebbe stato meglio arrivare ultimo, visto il premio di consolazione che consisteva in un caciocavallo nostrano offerto dall’organizzazione.
Mi ero riproposto di descrivere la pista e ho accolto l’invito di Gino De Gregorio, direttore della stazione, e Pino Perna, per riscoprire insieme questo tracciato e fare due pieghe insieme.
Appuntamento al mattino con partenza immediata per raggiungere la partenza a quota 1.850 metri. Gustare un buon caffè è d’obbligo al Rifugio Colle del Caprio, che regala panorami mozzafiato.
Entrati, resto stupefatto da un dipinto disegnato sul muro del rifugio e mi ripropongo di scoprirne la storia al rientro dalla sciata.
Pino, Gino e io mettiamo gli sci per iniziare la nostra giornata fatta di curve veloci e qualche sosta per scoprire il paesaggio.
Inutile dire che è una pista veramente impegnativa. Molto larga, identificata tra le più belle d’Italia e teatro di molte gare di sci negli anni che hanno visto spesso Max Blardone portare la sua esperienza tecnica a servizio degli atleti molisani.
Ci soffermiamo lungo la discesa a guardare il panorama. Oltre al Lago Matese, nelle giornate di cielo terso, si scorge il golfo di Napoli, l’Isola di Ischia e, nel versante opposto, il mare Adriatico e le isole Tremiti.
Questa peculiarità è di molte stazioni del Centro Sud dove alle discese in pista sulla neve si accompagna la vista del mare che regala una sensazione veramente unica.
Le mie discese sono state accompagnate dalla curiosità di scoprire al più presto la storia di quel volto dipinto nel rifugio.
Riprendiamo la seggiovia e in quota ci fermiamo a degustare cibi tipici molisani. Come carne alla brace, salumi, formaggi e prodotti tipici tra cui il tartufo, definito l’oro del Molise che fornisce ben il 50% della produzione italiana.
In attesa dell’arrivo del cibo finalmente scopro il segreto del dipinto. Franco Cerino, artista locale nel 1971, rimase bloccato nel rifugio vari giorni causa una bufera. E per ringraziare dell’ospitalità la signora Maria dagli occhi verdi, che allora gestiva il rifugio, si offrì di dipingere il suo volto sulla parete.
La montagna ti offre sempre qualcosa di nuovo che può essere un paesaggio mozzafiato, un piatto tipico o una storia particolare che ti lascia un ricordo indelebile dell’esperienza alla scoperta delle piste più belle del Centro Sud.
UN TURISMO DA RILANCIARE
Tutto questo fa parte del patrimonio delle nostre montagna. Che va tutelato, custodito e curato con amore e professionalità. Perché significa anche turismo, posti di lavoro, economia. In questo periodo la stazione si trova al centro di discussioni interni alla Regione Molise. Servono fondi per ristrutturare e rendere più efficaci gli impianti già esistenti, sia di risalita che di innevamento. E piani strategici per un rilancio del turismo. Campitello Matese è una stazione meravigliosa. Un patrimonio naturalistico italiano. Ma gli appassionati vanno dove trovano strutture moderne. E qui un po’ di lavoro da fare ce n’è!