A leggere l’articolo pubblicato stamane su Repubblica, l’idea è una sola, calano le chance di sciare a Natale. Il titolo è sufficientemente eloquente: Conte chiude allo sci: no a vacanze sulla neve o si ripete Ferragosto.
Non basta, dunque, la discesa dell’indice RT e dei contagi. Non bastano le misure scritte sul protocollo dalla conferenza stato-regioni e che oggi riceverà il CTS. Non bastano le speranze delle stazioni che con coraggio e fiducia hanno dato fuoco ai cannoni della neve.
A Roma hanno pochi dubbi: aprire gli impianti è come aprire le discoteche. Insomma, c’è una convinzione, anzi una certezza: l’inverno vivrebbe le stesse situazioni dell’ultima estate. L’idea è di vedere uno sciatore sull’altro. E non va bene.
L’articolo, a firma Giuliano Foschini, sostiene anche un’ipotesi. Ovvero che l’Europa stia pensando a un intervento globale per bloccare gli impianti in ogni paese della comunità. Capito bene, l’Europa, che finora non ha preso un’iniziativa che una a livello comunitario, dovrebbe impegnarsi proprio con (anzi contro) lo sci e la neve. L’ipotesi, si legge, è quella di prevedere un cambiamento di rotta a fine gennaio, primi di febbraio. Sempre che la curva scenda ulteriormente e che si possa dare il via al vaccino.
Se così sarà, le conseguenze economiche che subirebbe il settore, sono facili da immaginare. Si spera, almeno, che le decisioni prese considerino questo aspetto e non solo la disperazione degli appassionati impossibilitati a divertirsi. Perché la sensazione è un po’ questa.calano le chance di