Turismo

Anef: “Votati a una montagna sostenibile ma dialoghiamo su dati e numeri corretti”

Anef: “Votati a una montagna sostenibile ma dialoghiamo su dati e numeri corretti”
Si è tenuta al Savoy Beach di Bibione l’assemblea annuale di Anef, l’Associazione Nazionale Enti Funiviari.
Un meeting molto partecipato come avviene sempre, perché è un’occasione importante di confronto tra gli impiantisti di tutta Italia.
Il tema dominante proposto dalla Presidente Valeria Ghezzi si è concentrato sulla sostenibilità e l’innovazione.
Quello che sembra un argomento fin troppo ripetitivo in realtà ha offerto spunti di riflessione nuovi e ancora da sviluppare.

Il conduttore Daniele Moretti, vice direttore di Sky Tg 24 ha presentato le numerose personalità intervenute. Protagonisti di una tavola rotonda sono stati Ada Rosa Balzan, founder, Presidente e CEO della società ARB sbpa e responsabile sostenibilità di federturismo Confindustria e Massimiliano Fazzini, climatologo e nivologo, Società Italiana di Geologia Ambientale e Docente presso l’Università di Camerino (entrambi nella foto qui sotto).

Entrambi hanno realizzato un’analisi molto approfondita per le rispettive competenze, sottolineando come attorno alle parole come sostenibilità o cambiamento climatico vi sia una grande confusione che disconosce i dati scientifici candendo in luoghi comuni fuorviati da una comunicazione approssimativa.

Poi hanno preso la parola i due Onorevoli Parlamentari alla Camera dei Deputati Silvia Fregolent e Dieter Steger; Alessandro Panza, deputato al Parlamento Europeo, Marina Lelli, Presidente Federturismo Confindustria e naturalmente Valeria Ghezzi protagonista della tradizionale relazione.

Da sinistra, Alessandro Panza, Dieter Steger, il conduttore Daniele Moretti, Silvia Fregolent  e Valeria Ghezzi

I lavori si sono aperti con il saluto di Robertino Driusso Assessore al Commercio e attività Produttive del Comune di San Michele al Tagliamento, di Marco Grigoletto, presidente di Anef Veneto, Markus Pitscheider, segretario generale di OITAF, l’organizzazione Internazionale trasporti a fune e di Roberto Busato, direttore generale Confindustria Trento.

La politica sta facendo di tutto per combattere lo spopolamento della montagna perché tale campanello d0allarme suona sempre più forte. Certo è che questo capita, tra le varie motivazioni, a causa di una netta mancanza di servizi cui i giovani non riescono a rinunciare.
Alessandro Panza, senza peli sulla lingua, ha evidenziato come a livello europeo la Montagna sia il fanalino di coda dei territori, anche se rappresenta il 35%. “In pratica, la considerazione espresso dal palazzo europeo è che chi vive in montagna è uno sfigato. Per questo il lavoro da fare è ancora tantissimo e molto faticoso, poiché è necessario prima smontare questa ideologia. Questo spiega perchP per avere anche la più banale delle autorizzazioni occorrono da tre a cinque anni! Detto questo il nostro impegno è totale, proprio per cambiare le cose a favore della montagna“.

Ghezzi ha in vitato gli esercenti a insistere sul “dialogo” per  evitare incomprensioni, corto-circuiti, criticità che danno materiale ai media, ma fanno male al territorio e alle comunità che lo abitano.

Tra le innumerevoli sfide che abbiamo davanti – ha detto Valeria – quella della sostenibilità, abbinata all’innovazione tecnologica e alla crisi climatica che stiamo vivendo è tra le più importanti. E’ soprattutto una sfida culturale. Per questo serve parlarne tanto e in modo ripetitivo. Un’assemblea non basta di certo ad esaurire il tema…
Il via è stato dato lo scorso anno nell’incontro di Riccione con il manifesto per la montagna, quando istituzioni politiche e gli attori della montagna, hanno iniziato un lavoro di confronto con e tra gli operatori.

Un dialogo che ha come finalità un confronto per costruire, per difendere il territorio e mantenerlo vivo ed abitato. Dialogo perché nello scontro, tutti perdono.

Da qui è nato il Dialogo e il confronto continuo e costante con la politica, con le associazioni ambientaliste o con il CAI, con i media, con le altre categorie che per i motivi più diversi hanno a cuore la montagna.

Si tratta di un percorso difficile ed impegnativo, ha ribadito la Presidente, che richiede molto tempo, flessibilità, tolleranza, capacità di ascolto e volontà di trovare i giusti compromessi. Allo stesso tempo non vogliamo che Dialogo resti o diventi una parola vuota“.

L’ultimo anno ha visto la ripresa di incontri e convegni cui la voce di Anef non è mai mancata.

Tra i più importanti, l’incontro-confronto con Legambiente e la partecipazione a Remtech, fiera tecnica in cui si è discusso con Ansfisa sul futuro delle norme di sicurezza e con il dott. Fazzini di temi relativi al territorio che oggi sono quanto mai al centro dell’attenzione, diversi convegni a Belluno e un incontro appena tenutosi a Courmayeur “La centralità della Montagna nelle politiche europee, dal turismo allo sviluppo sostenibile”, proposto dall’Europarlamentare Alessandro Panza, presente anche oggi..

Nel suo discorso, Ghezzi ha ribadito: “I temi del clima e della sostenibilità sono stati i più discussi ed approfonditi in tutte le sedi, di qui la necessità e opportunità di affrontarli anche al nostro interno. Sul piano internazionale, lo scorso novembre a Ruka in Finlandia, sono stata nominata alla presidenza della Fianet, l’associazione europea degli impianti a fune. Oggi la Fianet è chiamata a nominare il presidente dell’OITAF, l’organismo tecnico mondiale del trasporto a fune.

Troppo impegnati a far il nostro mestiere nel modo migliore possibile, non ci impegniamo abbastanza nel comunicare quanto facciamo e nel comunicarlo bene, facendo capire alla gente in modo semplice e chiaro che ambiente e territorio per noi sono tutto: casa, prodotto, vita. Per questo il loro rispetto per noi è sacro.

Cosa facciamo, come lavoriamo perché la montagna resti la casa di tutti, nostra in primis, ma anche i nostri ospiti?

Proviamo allora a cercare di raccontare cos’è la montagna di oggi:

I numeri che oggi riporto anche in assemblea sono importanti per dare un contesto reale e concreto al nostro settore e alla nostra attività.

400 aziende, 1,5 mld di fatturato, 2,2 mld gli immobilizzi, 15.000 persone di cui un terzo a tempo indeterminato

L’indotto
Abbiamo sempre parlato di un indotto fondamentale per le comunità di montagna, pari a 7-10 volte il nostro fatturato, in termini di economia di montagna e di 5 volte in termini di occupazione. Qual è l’impatto ‘necessario’ per mantenere la montagna abitata?

Innanzitutto parliamo di ca. 1500 impianti di risalita e 3500 km di pista (Legambiente ne cita 7000).

Tutto questo occupa 90,5 km2 di territorio, che rappresentano lo 0,03% del territorio italiano e lo 0,07% del territorio italiano montano.

Acqua:
A chi ancora oggi (sembra incredibile, ma è così…) parla di consumo di acqua, di spreco e di danno, citando ancora i possibili additivi, apriamo le porte delle sale pompe, con la massima trasparenza:

l’acqua che utilizziamo non è additivata in alcun modo, non si mescola ad alcun tipo di sostanza (siano essi cloro, detergenti chimici o pesticidi/anticrittogamici) diversamente da quanto accade nell’industria o in agricoltura. Si tratta di acqua presa a prestito a novembre, in un momento in cui l’agricoltura non la richiede (a proposito di siccità). A primavera, con lo scioglimento della neve, viene restituita pura e intatta agli stessi versanti da cui l’abbiamo prelevata. I nostri bacini che sono vere e proprie riserve di acqua, utili a noi ma anche presidio per la protezione civile o per l’agricoltura di montagna.

Ma quanta acqua utilizziamo: utilizziamo ca. 26,2 milioni m3 di acqua, corrispondenti a ca. l’1% del fabbisogno totale di acqua. Il 40% del totale viene utilizzato a partire dai bacini di accumulo.

Energia
Il consumo di energia è pari a 357 milioni di kwh e almeno il 40% deriva da fonti di energia rinnovabile certificate. Per dare un’idea, il trasporto a fune consuma in un anno quanto le ferrovie consumano in 36 ore…

Questi sono numeri e fatti, tutti dimostrabili concretamente, nero su bianco.

Tuttavia gli ‘attacchi’ al nostro lavoro – ha proseguito Ghezzi –  e al nostro mondo da gennaio ad oggi sono stati estremamente virulenti e ripresi a piena voce dai media.

Allora a fine stagione invernale, ho ritenuto necessario chiedere un incontro al Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, affinché sentisse anche la nostra voce e la nostra visione. Abbiamo trovato una persona che ci ha detto subito che la sua maggiore preoccupazione è quella di mantenere i territori di montagna abitati e presidiati. E questo non possiamo che condividerlo…

Ma non ci siamo limitati al governo. Abbiamo anche iniziato un dialogo con Legambiente che, pur con vedute spesso molto diverse e anche diametralmente opposte rispetto alle nostre, ci ha invitati alla presentazione del suo dossier Nevediversa. Il confronto è stato schietto e a tratti anche duro, ma è nata da entrambi le parti (o almeno spero) la volontà di provare a dialogare di più, a confrontarci su tutti i temi che ci accomunano.

Ho chiuso il mio intervento a ‘Nevediversa’ dicendo che abbiamo entrambi gli stessi obiettivi: la salvaguardia del territorio e la montagna abitata. I percorsi per raggiungere gli obiettivi però sono diversi e spesso tra loro conflittuali. Ma già condividere gli obiettivi ci permette di cercare punti di incontro per provare ad unire i cammini…

Chi vorrebbe chiudere lo sci una volta per tutte rischia di causare un danno enorme. Basta sci, basta turismo invernale, riconvertiamo gli impianti in non-si-sa-cosa…: non possiamo lasciare che questo accada perché quando ci renderemo conto del danno fatto sarà troppo tardi.

Dati e numeri, raffrontati alla dimensione del sistema economico italiano, ci danno l’idea di quanto piccolo sia il nostro impatto fisico sul territorio. Ma nonostante questo, consci dell’importanza delle comunità di montagna, specie in un paese come l’Italia, e della delicatezza e fragilità dell’ambiente in cui operiamo, la cura e l’attenzione che poniamo al territorio è enorme. Fermiamoci su 2 aspetti.

La sostenibilità

Cosa vuol dire sostenibilità per la montagna? Significa essere consapevoli di quanto vi ripeto, noiosamente, ad ogni assemblea dal 2015.

Il territorio e il panorama sono il nostro vero prodotto e sono, prima ancora, lo spazio in cui i montanari vivono e abitano 365 gg all’anno. La necessità di curarlo, salvaguardarlo, proteggerlo è per noi una priorità assoluta, non un obbligo, ma una necessità vitale.

Di sostenibilità ambientale, sociale ed economica ci siamo sempre occupati, anche se forse in maniera inconsapevole, inconscia, senza correre dietro a mode.

Tant’è vero che le Dolomiti sono diventate patrimonio Unesco dopo 40 anni di impianti (e non importa se nel territorio Unesco non ci sono impianti, ci sono tutt’intorno) e il Monte Bianco ha visto nascere una funivia avveniristica ma che ha al contempo valorizzato immensamente tutto il contesto circostante…

Lavorare in montagna è molto più duro e complesso rispetto a lavorare in pianura. Le distanze, la logistica, i trasporti, la difficoltà nel reperire le professionalità oggi necessarie soprattutto a fronte dell’evoluzione tecnologica, il fatto di lavorare sempre ‘sotto il tempo’ e non ultimo il fatto di lavorare in territori particolarmente delicati: tutto contribuisce a rendere l’imprenditoria di montagna particolarmente difficile, anche se, a mio avviso, particolarmente affascinante e sfidante.

E’ però evidente che vivere, lavorare, fare impresa… tutto ha un impatto sul territorio in cui viviamo e magari anche oltre.

Oggi ci sono tecnologie, metodologie, conoscenze che permettono di tutelare l’ambiente in cui viviamo e operiamo molto meglio rispetto a 60 anni fa.

L’evoluzione tecnologica aiuta a risparmiare acqua ed energia a parità di neve prodotta, a utilizzare meno olio e meno grasso nella manutenzione degli impianti, a consumare meno gasolio nella battitura delle piste… Sostenibilità è anche presidiare e curare il territorio, preservandolo dal dissesto idrogeologico, dalle frane, dagli incendi. Sostenibilità è creare lavoro e occupazione.

Abbiamo però capito che la sostenibilità esige anche trasparenza e comunicazione.

Così in questi ultimi anni, le aziende di impianti a fune hanno iniziato a certificare la propria sostenibilità, a misurare la propria Impronta di Carbonio, a compensare i propri impatti fino a diventare Carbon neutral. Ci sono aziende che sono diventate società Benefit e aziende che hanno iniziato a redigere il Bilancio di Sostenibilità.

Tutto questo perchè siamo convinti di poter dimostrare concretamente che il nostro impatto sul territorio montano, tutt’altro che negativo, rappresenta invece un grande valore aggiunto.

Di strada ne dobbiamo fare ancora molta… ma sicuramente il percorso è avviato!

Sostenibilità significa anche capacità di adattamento. E su questo apriamo un altro grande capitolo.

Cambiare per adattarsi – Diversificare – Reinventarsi

Oggi si parla di riconversione e di adattamento al cambiamento climatico. Ebbene è almeno dalla metà degli anni ’80 che noi impiantisti evolviamo, ci adattiamo, cambiamo, mettiamo in pratica la resilienza… di sicuro non abbiamo aspettato che ‘esplodesse’ il cosiddetto cambiamento climatico oggi sulla bocca di tutti….

Nel biennio 1988-1990, per 2 anni di seguito, non è nevicato. Non un fiocco, per tutta la stagione. L’innevamento era un’idea lontana, comparsa in modo embrionale negli Stati Uniti, importato da pratiche agricole.

Gli impiantisti si sono rimboccati le maniche, hanno copiato, imparato, importato. E negli anni abbiamo migliorato, affinato le metodologie, sviluppato la tecnologia con progressi che rendono oggi l’innevamento una pratica sostenibile sotto tanti profili: quello sociale, quello economico, ma anche quello ambientale.

Oggi si fa più neve con meno acqua e meno energia, si controlla la stesura e lo spessore del manto nevoso per non fare nulla in più del necessario, sono comparsi i primi battipista ibridi e a idrogeno.

Da quei tempi lontani le stagioni si sono allungate da 100 a 120-130 giorni, con o senza neve; abbiamo offerto ai nostri appassionati sciatori la cd ‘garanzia neve’, la continuità, la qualità del prodotto neve e non ultimo una sicurezza molto maggiore. Ma non basta: abbiamo offerto ai lavoratori la sicurezza della loro occupazione per almeno 4 mesi ogni inverno e la stessa sicurezza si è automaticamente estesa a tutto l’indotto.

Nel frattempo, dagli anni 2000, sempre in un’ottica di cambiamento e adattamento, ma soprattutto in un’ottica imprenditoriale, abbiamo iniziato ad investire sull’estate, sul territorio non innevato.

La montagna si è aperta alle mountain bike permettendo giri panoramici spettacolari, gli impianti permettono di guadagnare quota per affrontare trekking importanti con meno fatica e in meno tempo, abbiamo iniziato, in collaborazione con i rifugi, a valorizzare i prodotti del territorio. Oggi siamo arrivati a prodotti bike evoluti (dalla DH all’enduro, al cross country…), a spazi di territorio, siti all’arrivo degli impianti, sicuri e ampi, dedicati alle famiglie e allestiti in modo anche didattico, educativo per i bambini che vengono dalla città, con giochi in legno o pietra e richiami alla natura che ci circonda…. E oggi infine, anche l’estate viene allungata: si inizia a maggio e si chiude la ‘stagione’ a fine ottobre… la cosiddetta destagionalizzazione è ormai realtà. Anche se ha ancora ampi margini e spazi di crescita.

Di tutto ci si può accusare tranne che di ‘resistenza al cambiamento’.

Il mondo degli impianti a fune non si preoccupa soltanto dell’evoluzione tecnologica degli impianti di risalita e di innevamento, ma anche di innovazione di prodotto, di adattarsi al mondo che cambia, alle esigenze di una clientela sempre più sensibile ai temi ambientali, ma certamente non disponibile a rinunciare a qualità e confort…


Diversi gli interventi che si sono succeduti nel corso dell’Assemblea. Anef montagna sostenibile Anef montagna sostenibile Anef montagna sostenibile Anef montagna sostenibile Anef montagna sostenibile Anef montagna sostenibile

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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