Senza Scarponi: scivolare è come strisciare: un gioco di parole per introdurre il primo schema motorio, base di ogni movimento. Affrontiamo l’argomento grazie alla collaborazione di alcuni giovani atleti di Head Italian Young Rebel.
La problematica del giusto e corretto allenamento giovanile è ormai da un po’ di tempo sulla bocca di tutti, non solo nello sci ma in tutte le discipline sportive. L’allenamento giovanile è sempre più condizionato dai cambiamenti generazionali che hanno portato, al progressivo abbandono dell’attività motoria e del gioco deliberato, privando le giovani leve di quell’enorme ed estesa base di apprendimento motorio che ora, verte sulle spalle di allenatori e (soprattutto) su quelle dei preparatori atletici. Partendo quindi dalla base del movimento umano ci inoltriamo nei Fundamental Movement Skills parlando oggi di una delle primordiali azioni di moto che compie l’uomo… lo strisciare.
Strisciare a terra è l’azione motoria che primariamente ci mette in contatto con l’ambiente e il terreno. Impercettivamente, ci fa «sentire» il corpo in toto e ci obbliga alla coordinazione tra arti e tronco per permetterci, di muoverci e conquistare lo spazio intorno a noi.
Nella ´sequenzaª 1 vediamo Caterina Vernoli in una classica traslocazione in avanti da posizione prona, quindi la giovane 2014 si esercita strisciando ventralmente cercando di eseguire lo spostamento attraverso una coordinazione motoria tra tutti e quattro gli arti. Questo strisciare se eseguito per alcuni metri, con brevi pause e per pi˘ volte, diventa una vera e propria modalit‡ allenante
Sciare partendo da TERRA
…prima di sciare bisogna imparare a striSCIARE. Strisciare è uno schema motorio di base che possiamo identificare come la capacità di muoversi, mantenendo la maggior parte del corpo a contatto – più o meno contemporaneamente – con il terreno.
In senso motorio la possibilità di spostarsi sulla terra è nota anche come traslocazione, che poi assume varie identità a seconda dell’azione motoria (camminare, correre, saltare, etc.). Strisciare può avvenire sia sulla parte ventrale da posizione prona, che dorsale da posizione supina, può essere effettuata anche sui lati dal corpo, denominati fianchi.
Questo è un movimento primordiale, si affina mediamente come abilità intorno all’ottavo mese dalla nascita. Non che non sia presente prima, ma è solo dopo qualche mese «di pratica» che il bambino si «specializza» nello strisciare, tanto da rendere possibili degli spostamenti deliberati.
In queata immagine, Matilde invece si trova nella posizione supina, posizione di partenza per spostarsi attraverso il gesto dello strisciare dorsale, ben intuibile dalla sequenza a destra, che vede come protagonista Leonardo Tessore classe 2014
Strisciare è la prima azione motoria che l’uomo apprende per spostarsi sul terreno, prima di conquistare «quella» stazione eretta che avviene sommando l’acquisizione di altri schemi motori di base, che cureremo nei prossimi numeri di SenzaScarponi.
Utilizzare nell’allenamento funzionale il movimento primordiale dello strisciare, significa anche ri-analizzare il vissuto corporeo che ogni essere umano percorre dalla nascita. Purtroppo al giorno d’oggi, muovendoci sempre meno, determinati schemi motori non vengono più utilizzati e quindi «richiamati», fino ad assopirsi se non addirittura cancellarsi.
Ciò accade per due motivi:
1. In un «sistema di vita», che ci vede a livello motorio sempre meno qualitativamente attivi, tali schemi primordiali si perdono nel tempo.
2. Viviamo di movimenti poveri, sempre più «standardizzati», alla ricerca di una vana e pericolosa comodità (pensiamo solo ai vari «mali» strutturali che ci assillano e che non appartenevano ai nostri avi).
Nella sequenza vediamo Sebastian Franco (2009) mentre esegue, strisciando in posizione prona, uno spostamento laterale
Determinato ciò, entriamo nel vivo. Attualmente, nell’ambito dell’allenamento allo sci alpino, assistiamo sempre più spesso nelle macro-categorie giovanili ad una spregiudicata ed estrema specializzazione, senza porre adeguata attenzione allo stato, apprendimento e acquisizione degli schemi posturali e motori di base, prioritari a qualsiasi gesto tecnico.
Da ciò sorge la lecita domanda: «Ma se non abbiamo abilità motorie di base acquisite e costantemente richiamate, come possiamo pretendere che si eseguano movimenti complessi in modo perfetto?». È come se pretendessimo di scrivere un bell’articolo di SenzaScarponi da analfabeti e digiuni di ogni conoscenza scientifica.
Nelle foto in alto, Ludovica Vottero (2005) con Gabriele Cuzzupé (2008) e qui sopra, Matilde con Lorenzo Cuzzupè (2007) dimostrano due impegnativi esercizi da eseguire in coppia, sempre sulla tematica dello strisciare
Attraverso le immagini fotografiche, «scattate» dal maestro Marco Trovati con protagonisti gli atleti dell’Italian Young Rebels Team Head, costruiamo un percorso «funzionale», nel quale richiamiamo e riqualifichiamo lo schema motorio di base dello strisciare, così da arricchire lo sciatore moderno, sia agonista che appassionato… anzi, proprio quest’ultimo dovrebbe dedicarsi «ogni tanto» a questi esercizi, specialmente se, nella vita di tutti i giorni, «si muove poco».
L’articolo completo sul numero di Sciare – 1 novembre – N 774
Quando si parla di agonismo, prestazione o dell’abilità nel compiere correttamente una curva indossando sci e scarponi: si parla dello sci alpino, uno degli sport invernali outdoor più praticati nel mondo. Quindi, allenare lo sci, rientra in un contesto globale ben superiore a quanto si può pensare. Qualsiasi sciatore si pone un obiettivo (come la curva e/o la discesa perfetta) strettamente correlato ad abilità, disponibilità, volontà ed impegno nel perseguire quanto desiderato. Tale abnegazione nei confronti della performance si traduce in una parola coniata ad hoc per il mondo dello sport: ALLENAMENTO.
Nello sci alpino agonistico, l’allenamento non è solo un sinonimo di sport, ma è quella «conditio sine qua non» che bisogna perseguire con costanza ed impegno nel tempo, specialmente quando si inizia in giovane età e si ha come ambizione la convocazione in «Comitato» o addirittura in «Nazionale».
Obbligo in tal contesto, per allenatori, preparatori atletici, dirigenti di S.C. e anche per i genitori più curiosi, è capire e conoscere quelle che sono le basi metodologiche dell’allenamento sportivo, così come sapere ed essere consapevoli del complesso percorso che ogni atleta deve compiere, attraverso la storia e le basi della scienza dell’allenamento.
Da sinistra a destra, dal basso all’alto: Matilde Casse (classe 2005), Caterina Vernoli e Leonardo Tessore (2014) Equipe Pragelato, Ludovica Vottero (2010) S.C. Borgata; Gabriele Cuzzupé (2008), Sebastian Franco (2009), il ´prof.” Walter Stacco, Lorenzo (2007) e Luciano Cuzzupé, master e allenatore Equipe Pragelato
Calzetti Mariucci editori nel 2024 hanno pubblicato un interessantissimo libro che non potevamo esimerci dal recensire in quanto testo base per lo studio e approfondimento della teoria e metodologia dell’allenamento. Renato Manno è il decano della cultura sportiva nazionale e ha raccolto, in questa sua ultima pubblicazione, tutto lo scibile storico che ha portato all’allenamento moderno.
Il libro si presenta in più di 400 corpose pagine nelle quali si cerca di orientarsi nel variegato mondo della scienza dell’allenamento rispondendo ad una serie di quesiti importanti. Quesiti che gli allenatori, mai come in questa epoca, si pongono, trovandosi di fronte una moltitudine di proposte metodologiche, spesso propugnate come le migliori in assoluto, con effetti eccezionali, più o meno ben descritte, ma che spesso non sono documentate e prive di indicazioni su chi, come, quando, e perché quella sia la «via» giusta.
Quindi: «Come scegliere il metodo migliore? Quali sono le prove scientifiche? Ci sono esperienze consolidate?
Quali sono le basi razionali che spiegano perché funziona?» In questo testo, si è quindi cercato di raccogliere i metodi più validati dalla scienza e/o dalla pratica sportiva, cercando di collegarle sempre ai meccanismi che ne spiegano l’efficacia.
Non troverete qui tutti i metodi, ma solo ciò che ha una valenza storica e conosciuta dall’autore nel tempo, partendo da quando l’allenamento è diventato fonte di ricerca scientifica. Quindi non troveremo le «novità» ma riferimenti consolidati nel tempo, ormai storia «attuale» dello sport.
Si è ritenuto utile anche dare risalto a quegli aspetti dell’allenamento che mirano a prevenire malanni e infortuni, che inevitabilmente prima o poi colpiscono l’atleta nelle diverse età della vita. La loro prevenzione è infatti di fondamentale importanza per una lunga e feconda carriera sportiva…ricordatevi di ciò, quando allenate i «kids»!
“BASI METODOLOGICHE PER L’ALLENAMENTO SPORTIVO – Renato Manno ≠ Calzetti Mariucci editori – 35,00 euro
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