Senza Scarponi: la classifica degli esercizi.
Seppur in modo inconsapevole, il termine di ogni percorso allenante si verifica attraverso i risultati agonistici che appaiono redatti su ogni classifica di fine gara.
La classifica, nella cruda realtà, determina il valore della prestazione e quindi pone l’atleta nei confronti di un termine di riferimento che è rappresentato dal vertice, più volte identificato dal podio.
La classifica diventa un ordine verticale di risultato e quindi di qualifica. Nello sport, questo ordine diventa una classifica di merito, un mero risultato che nel nostro caso fa riferimento al riscontro cronometrico. In altri sport il cronometro può essere sostituito con tipologie diverse di valori come: i punti che determinano obiettivi (punteggio nel tennis, pallavolo, tennis da tavolo, padel), traguardi raggiunti (gare in linea come nel ciclismo, atletica leggera, sport velici e motoristici), valori (metri eseguiti nei salti, percorsi stabiliti come nel Golf/score), punti ottenuti (goal nel calcio, canestri nel basket, punteggi di precisione negli sport di tiro) o da valori di giudizio arbitrale (ginnastica artistica, ritmica, tuffi, sport di combattimento).
In foto due esercizi dove Achille Salamini (SCCdR) esegue un esercizio noto come tirate al petto o rematore al petto (in anglosassone Bent-Over Barbell Row Exercise) con uno speciale bilanciere che, seppur identico per dimensioni al bilanciere olimpico, è assolutamente rapportato alla giovane età dell’U12, in quanto costruito con materiali leggeri. Qui ´”i lavora” sulla stabilità del tronco in simbiosi con il movimento degli arti superiori, strutturando nello sciatore la corretta capacità di utilizzo della parte alta del corpo necessaria nello sci agonistico moderno.
Irene Massarenti (SC Edelweiss), invece esegue, con lo stesso attrezzo ´juniorª uno ´stacco da terraª dove in contemporanea una speciale fascia elastica indica e allena il corretto parallelismo degli arti inferiori.
Essenziale e fondamentale la sempre attenta presenza del coach per la corretta esecuzione dei difficili esercizi.
Sempre due giovani atleti in due esercizi dove si utilizza la fascia elastica come mezzo di correzione e allenamento del parallelismo nel piegamento degli arti inferiori (Squat). Pietro Pinzini (SC Edelweiss) mentre esegue l’esercizio utilizza un gilet appesantito dove, per i lettori, evidenzia l’errore che Irene allena in modo corretto utilizzando la fascia e come sovraccarico il bilanciere junior
Classificare è diventata una recente necessità pure nell’organizzazione dell’allenamento insorta specialmente nella preparazione fisico-atletica. Nello sci alpino esiste da sempre una classificazione degli stimoli allenanti, identificati nelle varie specialità tecniche allenate (SL, GS, SG, DH). Quindi, oltre ai conosciuti parametri di carico come: Volume, Intensità e Densità/Frequenza, ora si aggiunge un quarto elemento di riferimento, la QUALITà, atto a definire e classificare al meglio gli esercizi utilizzati in tutti i processi allenanti.
Ora, l’immancabile complottista esclamerà indignato: «…ecco: anche allenare oggi diventa sempre più difficile e complicato!? Colpa di…» inneggiando al «sistema» o peggio ancora a quegli inetti che, diabolicamente, redigono regole che invece di semplificare, creano caos… a ciò seguirà l’affermazione: «in un’epoca in cui si assiste a un continuo sfornare di nuovi mezzi e strumenti, atti a facilitare lo specialista dell’allenamento e migliorare sempre più le possibilità di espressione tecnico-atletica dello sciatore agonista, adesso arriva LUI… a complicarci la vita?»
Uno “Stacco da Terra” o Deadlift diventa un “must” per gli atleti più evoluti come Lorenzo Moschini del G.S. Esercito. In questo caso l’esercizio viene eseguito con degli attrezzi particolari che ne esaltano l’efficacia e la compatibilità con una gestualità che possa il più possibile avvicinarsi a quanto richiesto dallo sci alpino agonistico.
Ma come può quindi una classificazione degli esercizi favorire e semplificare l’organizzazione dell’allenamento, quando aumenta il numero dei parametri di valutazione del carico?
Tale frase potrebbe sembrare un paradosso. Ma paradosso non è e non è nemmeno un atto gratuito per complicare la vita ad allenatori e preparatori atletici. Andiamo a scoprire il perché: con il progredire della scienza dell’allenamento e l’aumento della gamma di mezzi e metodi, si aprono nuovi orizzonti per allenatore tecnico e preparatore atletico.
Tanto da ampliare confini e possibilità nel proporre nuovi stimoli allenanti, specificatamente creati per degli obiettivi, sempre più precisi e definiti. Un tempo ci si allenava al gesto tecnico sulla neve e nient’altro; tutt’al più c’erano attività collaterali , che ora potremmo definire «generiche», nelle quali gli atleti più o meno orizzontati, coscienti e/o consapevoli, si esercitavano per «mantenersi in forma» anche nei periodi di assenza della neve.
Poi, con l’evolversi della tecnica e di (o per) conseguenza di materiali, superfici e tipologie del manto nevoso, il solo allenamento sulla neve non era più sufficiente perché si potessero allenare tutte le componenti del gesto tecnico che, via via col tempo, diventavano sempre più importanti per l’esecuzione del gesto stesso.
Ricreando in palestra, anche sotto forma di gioco (Qui sopra a sinistra), degli esercizi che possano richiamare dei “momenti” (Sopra a destra)) o situazioni tecniche (Sotto a sinustra), Giulia Pinzini, SC Edelweiss), magari con l’utilizzo di un gubbino di appesantimento e scarponi (Sotto, a destra)) come Virginia Righi dello SC Edelweiss; aumenta il livello di significatività della proposta allenante, incrementando il bagaglio motorio, specialmente nei più giovani.
Usando come esempio la capacità di forza, un tempo per allenarla era sufficiente sciare; al massimo ci si dedicava a «quelle» esercitazioni generiche eseguite quasi istintivamente e/o a livello, casuale, decodificato e in situazioni quasi improvvisate. Altresì nel tempo il concetto di stimolo allenante si è evoluto attraverso una vasta gamma di esercizioni dalle caratteristiche e specifiche molto estese e trasversali, in grado di poter allenare ogni tipologia di capacità motoria.
In un futuro nemmeno troppo distante, anche nello sci alpino assisteremo a quanto sta già accadendo in molti altri sport dove, partendo da esercitazioni molto lontane dal gesto tecnico arriveremo al gesto tecnico utilizzato come componente allenante. Quindi non solo il tracciato come allenamento tecnico fine a se stesso, ma bensì come componente speciale della futura preparazione fisico-atletica.
ORDINE alla CLASSIFICA: “È nato prima l’ordine o la classifica?
all’antico proverbio: «È nata prima la gallina o l’uovo?»… La risposta della scienza tende a confermare che prima della gallina sia nato l’uovo e che quindi, nel nostro caso, la primogenitura sia da ricercarsi nell’Ordine delle cose, germoglio della tanto osannata Classifica. Ordinando storicamente i parametri di valutazione di un qualsiasi carico di lavoro e/o tipologia di stimolo allenante, troviamo in prima istanza il valore del Volume, a seguire l’Intensità e al terzo posto la Densità o Frequenza. Ora avremo modo di analizzare e sondare nel tempo questo atipico podio dell’allenamento, ma per adesso ci soffermiamo sull’ultimo arrivato, che non è la medaglia di legno del quarto posto, ma bensì un nuovo metallo non ancora ben identificato. Infatti la classificazione degli esercizi non possiede finora una attualizzazione univoca e quella che citeremo sarà solo una forma di classificazione e non certo «LA» classificazione.
Fino poco tempo fa venivano identificate due sole grandi categorie di esercizi, quelli a carattere Generale e quelli a carattere Specifico, dove la differenza era da ricercare nella tipologia del gesto che raggiungeva il livello di specificità quanto più lo stesso era associabile al gesto tecnico della disciplina sportiva allenata. La Biomeccanica in simbiosi con la Chinesiologia (o viceversa) sono le due branche della scienza che definiscono meglio il movimento umano e ne caratterizzano le dinamiche, tanto che da esse si possono trarre parecchie informazioni che, a loro volta possono interessare il processo chiamato allenamento.
Matteo Massarenti “Children” dello S.C. Edelweiss mentre in una ambientazione “underground” utilizza una speciale Low Hex Bar atta ad esercizi multiplanari, dall’alto valore condizionale e coordinativo, molto utili nella sciata agonistica moderna
Chi si occupa di sci alpino mastica con maggiore facilità alcuni dei termini derivanti da queste due scienze, in quanto il gesto tecnico dello sci alpino è molto complesso proprio perché condizionato e/o «regolato» da tutto un insieme di forze che agiscono esternamente ed internamente al corpo dello sciatore. Partendo quindi da queste due discipline scientifiche, nella moderna organizzazione dell’allenamento si tende a qualificare un esercizio in base alla «vicinanza» che lo stesso ha con «l’esercizio sciare».
Inoltre si è visto come in certi sport di squadra, l’applicazione degli «small sided games» (SSG) non sia esclusivamente correlata all’addestramento tecnico-tattico, ma la varia formulazione degli SSG può implicare anche il miglioramento della performance «atletica» del giocatore.
Questo presuppone l’idea che le metodiche e le tecniche proprie della preparazione fisico-atletica possano interagire con l’aspetto tecnico, tanto che lo stesso, formulato ed eseguito con i metodi caratteristici dell’allenamento funzionale (per volume, intensità e densità) possano migliorare le qualità motorie proprio attraverso il gesto dello sport in esame.
Negli sport di prestazione come il ciclismo o la corsa, metodi di allenamento applicati al mezzo sono una consuetudine che oggi troviamo anche nei giochi di squadra (il calcio come esempio principe) con gli SSG.
Quindi quando si scia in un tracciato, che magari abbia una costante nella pendenza e nel raggio di curva e questa costante sia ripetute nel tempo con una serie di curve ad intensità (velocità e pendenza) determinate e variandole con tempi di recupero attivo (pendenze e cambi di direzione) sommate al volume (numero di prove o lunghezza del tracciato), il tutto codificato secondo una metodica, avremo un esercizio classificato come «Speciale a Carattere di Gara».
Altra tipologia è l’«Esercizio Speciale a Carattere Generale», dove il comune denominatore resta lo sciare, ma in modo diverso dalla gare ma che nello stesso tempo eserciti particolari caratteristiche utili alla gara stessa. Tutto questo lo vediamo anche nei campioni di Coppa del Mondo quando eseguono esercizi in campo libero o quando si allenano in GS per migliorare le loro caratteristiche tecnico-atletico-motorie, magari per il SG e viceversa.
Poi abbiamo la classificazione degli «Esercizi a Carattere Generale e Specifico», dove non compare l’utilizzo del mezzo sci ma che però richiedono una profonda analisi dei fattori determinanti l’esercizio stesso che abbia e coinvolga caratteristiche comuni e/o utili alla sciata agonistica.
Tutto ciò presuppone una profonda conoscenza dell’attività motoria, della motilità , motricità e psicomotricità, nonché di tutti quei fattori concorrenti alla complessa esecuzione motoria dello sciare agonistico. Questo significa avere competenze che si trovano solo presso gli Sports Scientist (metodologo dello sport in italiano) e che difficilmente i «maghi del copia incolla» potranno mai avere. Senza Scarponi: la classifica Senza Scarponi: la classifica Senza Scarponi: la classifica Senza Scarponi: la classifica
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