Negli articoli precedenti abbiamo iniziato ad analizzare le varie fasi della curva con le direzioni, i tempi e movimenti in base al pendio e all’arco di curva.
Insegnando la pratica dello sci e tenendo lezioni di teoria didattica durante i nostri corsi Sciare Campus, ci accorgiamo che è sempre molto difficile riuscire a trasferire il concetto di pendenza e del continuo variare di essa durante le fasi della curva. Soprattutto a livello teorico, quando si parla di curva e delle sue fasi, si tende spesso ad analizzarla in maniera statica, pensando e simulando le varie posizioni. Per imitare queste, lo facciamo mettendoci su un piano e non su un piano inclinato variabile.
Parto dal concetto che quello che si pensa, si fa, e quindi è importante, se non fondamentale, riuscire a pensare in modo dinamico. Lo sciatore, per sfruttare al massimo il materiale a propria disposizione, deve riuscire a visualizzare la pendenza: poiché l’azione crea un moto curvilineo e non rettilineo, continuiamo ad attraversarla da un lato all’altro, avendo continue variazioni degli angoli e degli equilibri. Proprio questi ultimi sono un punto fondamentale: lo sci non è uno sport statico!
Dobbiamo scendere il pendio, attraversandolo con angoli di incidenza diversi e dobbiamo riuscire a far leva sul nostro coraggio, per avere la volontà di voler «perdere» l’equilibrio attuale per ritrovare nel minor tempo possibile il «nuovo equilibrio».
Come abbiamo analizzato nel precedente numero, la volontà di iniziare la nuova curva deve partire dal bacino (diminuzione angolazione e conseguente diminuzione angolo incidenza sci-neve). Perché questo accada, dalla massima pendenza (che corrisponde alla massima inclinazione del segnamento piedi-bacino), la volontà deve essere quella di far correre lo sci sulla neve, resistendo allo schiacciamento del corpo contro il terreno dovuto alla forze, mentre il nostro bacino deve cominciare a «risalire» affinché, a fine curva, si ritrovi «sopra» i nostri piedi. In questo modo si effettua il cambio degli spigoli e di moto curvilineo.
Sembra banale, ma spesso la volontà è invece quella di tenere la vecchia curva (sensazione di sicurezza), per paura di perdere il controllo delle proprie azioni. Proviamo a pensare quante volte abbiamo sentito il nostro sci vibrare nella seconda parte di curva, oppure quando su neve ghiacciata, con le lamine ben fatte, non riusciamo ad avere una buona tenuta in chiusura curva.
La curva va costruita nella prima parte, cioè dal cambio spigoli fino alla massima pendenza, incrementando l’inclinazione verso l’interno. Praticamente, è come se inclinassimo il nostro corpo verso il vuoto, cercando, attraverso il contatto sci/neve e il vincolo, il sostegno per rimanere in equilibrio e centrali.
Nella fase di cambio spigoli, il nostro corpo è già inclinato rispetto al piano, ma non lo è rispetto al piano inclinato. Ecco perché, per avere vincolo e presa di spigolo, il nostro bacino deve andare oltre l’inclinazione del pendio! Non dimentichiamo però che non basta solo l’inclinazione. Dovendo scendere verso valle, oltre alla presa di spigolo e vincolo dobbiamo ricercare anche la deformazione della spatola dello sci (punto più largo). Necessita quindi anche di una quantità di avanzamento del nostro asse longitudinale. Ricordarsi: l’asse longitudinale non è solo il busto!
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