Se quando ti trovi sul ripido ti accorgi che lo sci invece di deformarsi e «intagliare la neve come fosse su due binari, si muove, sbatte, e non gira, allora approfondire questo articolo conviene!
È uno di quei giorni di gennaio perfetti, tre gradi sotto lo zero, visibilità ideale grazie al sole che illumina le montagne, neve invernale, compatta, bianca come una camicia da matrimonio.
Uno di quei giorni in cui tutte le seggiovie sembrano girare lentamente, perché l’unica cosa che si vuole è essere in cima alla pista per scendere di nuovo, fare altre curve, veleggiando sulla neve.
Approfondire ogni dettaglio richiederebbe un intero libro! Qui ci limiteremo a fornire una linea guida generale, utile per orientarsi e chiarirsi le idee, così da semplificare quello che sarà l’apprendimento in pista, luogo dove può essere fatto un lavoro più mirato. Sei in cima alla pista, parti e cominci a sentire le lamine che tagliano la neve. Quella neve che ti concede molto, che ti fa sentire un vero sciatore. La pista è divertente, impegnativa, con un primo tratto di media pendenza, semplice, come a voler dire: «scaldati che poi arriva il bello».
Alberto Blengini, ex atleta, Istruttore Nazionale, autore dell’articolo
E il bello arriverebbe, se nonché, appena cambia la pendenza, cominci a non sentire quello sci che taglia la neve come prima. Invece di deformarsi, si muove, sbatte, non «gira». L’inizio curva è poco efficace e di conseguenza la seconda parte di curva si rivela un «si salvi chi può».
Ne parli con l’amico appassionato e ti sottolinea il fatto che bisogna «aggredire subito la pendenza». Annuisci per educazione ma dentro di te la domanda sul significato di quella frase si fa grande come una casa… affrontiamo il tema!
LA PENDENZA È IL NOSTRO MOTORE…
… ed è l’unico strumento che uno sciatore ha per accelerare. Non esiste un pedale come in macchina, tutta la velocità che possiamo generare è lì, su quella pendenza, detta semplicemente forza di gravità. La pista, essendo un piano inclinato, fa si che la forza di gravità abbia due componenti (esperti di fisica, concedetemi questa semplificazione!): la prima ci permette di rimanere attaccati alla neve, mentre la seconda ha come ruolo quello di attirare la nostra massa verso valle ed è la causa della nostra accelerazione.
Se quando ti trovi sul ripido ti accorgi che lo sci invece di deformarsi e «intagliare la neve come fosse su due binari, si muove, sbatte, e non gira, allora approfondire questo articolo conviene!
Supponiamo che uno sciatore scenda da un pendio dritto: il piano inclinato non varia, la pendenza è determinata dalla pista che cambia costantemente.
È però intrinseco nel nostro sport che lo sciatore, esegue le curve grazie ad una serie di movimenti e conseguenti forze generate.
Si nota molto bene come lo sciatore riesca a deformare lo sci esterno (il destro). Questo accade grazie alle sciancrature e ai materiali utilizzati
Quindi se includiamo all’interno dell’analisi le curve (e sono pronto a scommettere che quasi nessuno scenderebbe la Kandahar di Sestriere senza fare curve) notiamo che la pendenza cambia in ogni momento della curva. Una serie di curve determina un aumento e una diminuzione continua della pendenza. Com’è possibile? Immaginiamoci uno sciatore di scialpinismo che risale un pendio ed effettua una sorta di zig-zag per gestire lo sforzo fisico; riesce a diminuire la fatica proprio grazie alla diminuzione della pendenza.
Il concetto è il medesimo anche quando ci spostiamo da monte verso valle. È indispensabile capire come cambia la pendenza sotto i nostri sci per poterla gestire ed essere nella giusta posizione per sfruttare gli attrezzi che abbiamo sotto i nostri scarponi.
Sappiamo tutti che gli sci sono costruiti proprio per essere deformati, e per farlo, dobbiamo spingere su di essi, generando una forza. La forza che può generare uno sciatore è fortemente correlata alla posizione in cui si trova. Prendendo d’esempio lo sport del tennis, se si è in una posizione perfetta si può colpire la pallina con la racchetta in modo estremamente forte, mentre se si deve correre in un angolo del campo e colpire la pallina in scivolata, verosimilmente, la potenza con la quale si colpisce risulterà notevolmente minore.
Il concetto fondamentale sugli sci è che il nostro corpo deve essere perpendicolare alla pendenza. Solo in questo modo riusciremo ad imprimere la massima forza sui nostri sci e soprattutto nella direzione corretta sfruttando i principi tecnici su cui sono costruiti gli sci.
Le linee verdi tratteggiate indicano la direzione delle punte degli sci, che corrisponde alla tangente della circonferenza. dalla massima pendenza in poi la velocità diminuisce vista la diminuzione della pendenza e si rallenta vistosamente quando si raggiunge la perpendicolarità con la massima pendenza. Continuando con la medesima presa di spigoli si continua a curvare verso la salita e la pendenza diventa positiva
Ma l’essere «non perpendicolare» significa che il nostro corpo potrebbe essere o troppo indietro o troppo avanti?
Corretto! E allora perché non si cita mai il rischio di essere troppo avanti? Il motivo principale è che l’andare indietro risulta naturale ed istintivo, quasi sempre ci troviamo a correggere una posizione troppo arretrata. Mentre l’andare avanti, indispensabile ad inizio curva, è come se fosse un salto nel vuoto. Va contro l’istinto di una persona che rifiuta di buttarsi verso l’ignoto, in particolar modo in velocità. Per cui, il movimento in avanti per attaccare la pendenza, è il fulcro su cui spesso si basano le correzioni.
Ma è, altresì, molto importante per seguire la pendenza, quando essa diminuisce, conoscere il movimento all’indietro, così detto antero/posteriore.
In questa immagine si nota come lo sciatore modifica la sua posizione per mantenere la perpendicolarità con il terreno vista la variazione di pendenza
Come detto, il movimento della ricerca della perpendicolarità in tutta la prima parte di curva, necessita di un movimento continuo in avanti e per i più esperti verso l’interno della curva; e più la pendenza aumenta e più, questo movimento, deve essere accentuato. Un movimento verso il vuoto è ciò che ci fa sentire «in volo». Questa sensazione di muoversi verso l’ignoto ci fa scaturire quell’emozione che ci salva dalla situazioni di pericolo, la paura.
Indubbiamente la paura è un grandissimo componente nello sci alpino, ancor più per le tematiche trattate in questo articolo. Due consigli utili per gestire la paura che gli appassionati potranno sicuramente apprezzare sono: primo, ripetere più volte il gesto tecnico, trascorrendo tanto tempo con gli sci ai piedi e, secondo, esercitarsi su più piste per provare pendenze sempre diverse. In questo modo riusciremo a capire come cambia il nostro assetto esasperando il movimento su pendii facili.
Provare ad attaccare la pendenza su un pendio molto facile può sembrare senza senso.
La domanda «come faccio ad attaccare una pendenza che non c’è?» vi sarà già venuta in mente e in parte è così, ma il focus deve essere sul movimento; quindi, è sufficiente immaginarsi la pendenza e muoversi, con il nostro corpo, per andare nella direzione voluta.
Lo sciatore in centro assume la posizione corretta in quanto perpendicolare al terreno. Mentre gli altri 2 sciatori non sono perpendicolari al terreno. Uno è troppo avanzato e l’altro risulta troppo arretrato.
Un esercizio da testare su un pendio facile è quello di utilizzare un bastoncino perpendicolare al petto (come se fosse l’asse sagittale dello sciatore) e immaginare di dover spingere la rondella dei bastoni oltre le punte degli sci, durante la prima parte di curva. L’obiettivo è quello di raggiungere il punto di massimo avanzamento in prossimità della massima pendenza (prima parte di curva) e poi procedere con il movimento all’indietro nella seconda parte della curva.
Come già citato in precedenza, l’emozione della paura è una variabile estremamente importante su questa tematica e possiamo aggiungere: che cosa succederebbe se invece delle condizioni ottimali descritte nelle prime righe di questo articolo ci trovassimo in una giornata nuvolosa, scarso contrasto visivo e magari anche immersi nella nebbia?
La vista è il nostro senso più sviluppato e con una riduzione di esso causato da contingenze esterne,
il nostro cervello si pone immediatamente in una posizione di difesa e involontariamente il nostro corpo tende ad arretrare. È un gesto involontario, di pochi centimetri o addirittura millimetri, che però va a condizionare notevolmente la nostra posizione sugli sci ed è il motivo per cui la sciata diventa meno efficace.
Il corpo deve muoversi avanti indietro per seguire la pendenza che varia. Più il movimento sarà fluido, efficiente e con le giuste tempistiche e più lo sciatore apparirà fermo da un punto di vista esterno. È proprio il movimento che rende uno sciatore solido
Nonostante si accettino le difficoltà in situazioni meno congeniali, è giusto sottolineare che sciare nelle giornate con meteo avverso e scarsa visibilità o con neve non eccezionale è sempre molto importante.
>Ciò consente agli sciatori di arricchire il proprio bagaglio motorio, andando a stimolare tutta una serie di recettori che in condizioni di ottima visibilità sono meno utilizzati e aumentare notevolmente le informazioni che il nostro cervello elabora per continuare ad efficientare il nostro movimento.
Quindi, sciare tanto e farlo in diverse condizioni diverse è la chiave per allenare il nostro corpo a percepire di più e garantirci una gestione migliore delle condizioni mutevoli che abbiamo sotto gli sci, anche quando la visibilità è scarsa. Più si diventa abili e più si è in grado di percepire gli effetti di un nostro movimento.
Proprio per allenare la capacità di percepire è necessario testare nuovi movimenti,
uscire dalla propria zona di comfort e mettere in discussione alcune convinzioni. Per farlo il metodo più veloce e sicuro è farsi affiancare da un Maestro di Sci. Un professionista sarà in grado di proporre alcune soluzioni tecniche create ad hoc per l’allievo. Nello sci il «one size fits all» non funziona assolutamente e ne scaturisce una limitata proposta di esercizi tecnici in questo articolo. Motivo per cui agli Sciare Campus si affrontano tantissimi aspetti della tecnica e ogni proposta è personalizzata per raggiungere l’obiettivo di ognuno.
Prendendo dimestichezza con l’aggredire la pendenza, la sciata diventa più naturale ed efficiente.
In poche parole, ci si gode la pendenza! Bisognerebbe sentire il proprio corpo che si muove, che segue la pendenza e che avanza verso di essa con l’idea di aggredire il vuoto. Si muove come un pendolo e sfrutta questo movimento per creare le giuste forze e le giuste spinte. Sfruttando un movimento in essere si riduce anche la sforzo fisico e si aumenta la forza assoluta che trasmettiamo agli sci. Per concludere, la prossima volta che vi troverete in cima ad una pista e siete pronti a scendere, prendete un bel respiro. Poi concentratevi su un singolo aspetto. Quindi provate a muovervi per aggredire subito la pendenza e mantenere la famigerata perpendicolarità.
Ad inizio curva, sfruttate il movimento per spingere sul gambaletto dello scarpone e in contemporanea muovete il bacino verso l’avanti e l’interno della curva. Infine, l’aspetto più importante: provate, provate e ri-provate! Con tantissime curve diminuirete la paura, aumenterete la fiducia e vi godrete le pendenze come se doveste spingere la montagna intera. Feeling the slope!
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