Alla luce degli ultimissimi eventi affrontiamo un tema molto difficile e complicato, il pericolo dell’abbandono. Ma ecco come possiamo combatterlo
Con l’avvento del nuovo Dpcm e delle varie norme che lo accompagnano, ci troviamo ad affrontare un nuovo scenario, forse predetto ma non previsto, ma soprattutto ignoto.
Potevamo certo prevedere quanto sta accadendo, già dalle parole degli scienziati all’inizio dell’anno solare, in coincidenza con i primi accenni della pandemia, ma non potevamo o (abbiamo voluto) prevedere gli accadimenti, o quant’altro, nelle modalità in cui gli stessi stanno attualmente avvenendo.
In poche parole, tutti, o per lo meno i più attenti , informati e competenti sapevano che con l’estate vi sarebbe stata una pausa, una interruzione del fenomeno pandemico, ma non certo una scomparsa del terribile virus mutante.
Tutto ciò confermato anche dall’incerta creazione di un efficiente vaccino, più volte citato e prospettato dall’informazione mediatica, ma ben lungi dall’essere confermato scientificamente, per lo meno nella sua forma finale ed utilizzabile.
Cosa c’entrano queste parole con il nostro amato mondo dello sci alpino agonistico giovanile, pure amatoriale, ma di gran lunga iper-specializzato e performante?
C’entra eccome, specialmente per tutti gli Sci Club ed organizzazioni che esentano lo strettissimo ed esclusivissimo ambito delle Squadre Nazionali. Dove per interessi agonistici mondiali e continentali, ogni ragionamento sull’allenamento è rimandato e gestito dall’apposito organo competente. Noto con l’acronimo D.A.S.I. Direzione Agonistica Sci Alpino.
La quale ha continuato nell’eccellente lavoro di squadra anche in proiezione futura, attuata attraverso il progetto “osservati” che con solerzia continuiamo a proporvi nella cronaca.
Il progetto è un classico esempio di programmazione operativo-strategica a lungo termine. Nato come presupposto per la crescita tecnica e funzionale dei giovani talenti, in prospettiva di inserimento generazionale nelle Squadre Nazionali. Che naturalmente devono essere costantemente “alimentate” da nuovi atleti per, ripeto, naturale avvicendamento cronologico.
Lo sport, ormai, in ogni sua disciplina ha raggiunto livelli di performance elevatissimi. Dove obbligatoriamente tutto deve essere gestito da una oculata e scientifica opera di “costruzione” dell’atleta, attraverso una programmazione a breve, medio e lungo termine.
Indicazioni, anche in questo frangente, ci giungono dal lavoro creato dal settore tecnico Federale (STF) della FISI. Grazie all’attuazione del progetto Sviluppo Atleta a Lungo Termine (SALT) di cui abbiamo già parlato e su cui andremo sicuramente a riflettere in futuro.
Quindi, pur restando “incollati” al presupposto di creare uno sviluppo di atleta a lungo termine, bisogna fare i conti con quanto cronologicamente è più vicino, in termini temporali. Altresì al momento che stiamo vivendo, a quel “qui e ora” tanto caro a molte teorie comportamentali e psicosociali.
Un breve appunto sulla tipologia dell’atleta….
Lo sci alpino moderno, tecnicamente richiede ad ogni praticante di essere un atleta. Per poter Sciare in modo dinamico bisogna essere allenati al gesto. Questo, secondo le richieste biomeccaniche attuali.
E proseguendo in una progressione tecnica che ci rende pienamente efficienti nel gesto. Utile sarà sfruttare le enormi potenzialità degli strumenti a disposizione.
Ormai ogni materiale, sci, scarponi, piastre/attacchi, e perché no, abbigliamento, di ogni categoria, è in grado di fornire emozioni “da gara” anche a velocità ridotte. La progressione didattica applicata dai Maestri permette a sciatori, di ogni livello di apprendimento, di “vivere” al massimo ogni emozione.
Quelle che montagna e neve possono offrire nella discesa dal pendio bianco.
Infatti, quanto andremo a scrivere, seppur prevalentemente dedicato al “target” di riferimento del giovane agonista e master, è comunque indicato a tutti i professionisti dello sci alpino.
Quindi Maestri, Allenatori, Istruttori, Promoter. E perché no, anche all’appassionato “attivo”, che è il principale motore di tutto il comparto Sci Alpino.
Come sappiamo lo scenario attuale prevede una diversificazione di normative per lo svolgimento dell’attività motoria e sportiva. tale situazione può portare, specialmente nelle zone con maggior limitazione, a un decadimento della motivazione intrinseca.
Che è strettamente correlata alla quasi totale possibilità di svolgere tali attività. Ancor più nel nebuloso futuro inerente a quando si potranno – e in che modo – indossare gli sci.
Il primo obiettivo e quindi quello di agire. Agire immediatamente e non lasciare tempo alla demotivazione di assalire gli atleti, agonisti e non.
Tutti dobbiamo sentirci atleti. Etutti per poter sciare, nell’immediato o remoto futuro, dobbiamo riprogrammare il nostro tempo libero per poterci allenare.
Quindi in un iter di costruzione di una programmazione dell’allenamento per lo sci alpino, diventa un obbligo sopratutto psicologico, morale. E aggiungerei sociale, per tutti gli operatori di settore, in prima istanza Sci Club, Allenatori, Istruttori, Preparatori Atletici. Coloro che devono mantenere viva la fiamma del desiderio a tutti e per tutti i loro atleti.
SciareMag e “Senza Scarponi“, saranno qui con Voi. Nel ruolo di metodologhi ed esperti della teoria e metodologia della scienza dell’allenamento saremo parte attiva di un movimento che deve continuare a sciare. Anche Senza Scarponi, qualsiasi cosa accada.
Inizieremo a parlare di riprogrammazione e di cosa fare in quei momenti in cui sarò difficile avere un contatto diretto con gli atleti. Ma anche come impostare un nuovo programma con nuovi obiettivi. Quelli che si evolveranno nel momento in cui vi è cambiamento condizionato dalle attuali vicissitudini pandemiche.
Poi, nuove motivazioni all’allenamento, attraverso la riprogrammazione degli obietti a breve e medio termine. E come continuare ad allenarsi con nuovo vigore e nuovi stimoli, anche nell’ambito dell’incertezza.
Dopodiché inizieremo il cammino teorico e pratico su cosa e come fare, partendo dal significato di allenamento e di organizzazione dello stesso.
Vedremo quanto il termine allenamento sia e possa essere motivo di grande impegno anche quando non si indossano gli sci. Naturalmente se correlato alle modalità di apprendimento del movimento. E a tutte le tematiche che coinvolgono la performance tecnica e la prestazione agonistica nello sci alpino.
Dal momento che si parla sempre di più di allenamento funzionale e preparazione fisico-atletica, perché non cambiare gli obiettivi per allenarsi Senza Scarponi? Almeno, fino a quando si potrà tonare in pista?