Il mio regno per una curva, frase emblematica che ora spieghiamo.
Parafrasando la celebre espressione: “Il mio regno per un cavallo!”, tratta dal Riccardo III di William Shakespeare, partiamo con una serie di riflessioni e articoli che riguardano l’intento principe di ogni processo allenante per qualsiasi amante dello sci alpino, agonista e non.
Nel nostro percorso tendiamo a privilegiare quegli atleti che non risiedono nell’olimpo delle Squadre Nazionali (di cui per interesse e ruolo si interessano le istituzioni che li gestiscono), ma che per passione e ardore non sono secondi a nessuno.
Ora, per essere precisi, cerchiamo di iniziare col piede giusto : “Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!” (in inglese: A horse! A horse! My kingdom for a horse!) è la frase pronunciata da re Riccardo III nel corso della battaglia in cui viene disarcionato dal suo destriero. E nella quale finirà per essere ucciso, frase, a volte, erroneamente attribuita a Napoleone Bonaparte.
Non siamo qui per fare un excursus storico della frase. Bensì per porre attenzione sulla considerazione di un errore. Che può essere di monito per tutte quelle volte che si possono travisare informazioni. E ancor peggio, non controllare attraverso la cultura quello che si dice e quello che si fa.
Nel nostro caso si parla di cultura scientifica e più specificamente della scienza dello sport che studia principalmente l’allenamento.
Filippo Fusco
Allenare è il mezzo per cui si ottiene, come fine, il miglioramento della performance sportiva. Che però non nasce e si sviluppa univocamente e indistintamente per ogni atleta.
Ogni atleta, quindi, deve essere allenato per ciò che è, inteso per età e qualità.
Nel nostro amato sport, la performance, potrebbe essere identificata come il miglioramento della conduzione del mezzo sci, attraverso un tracciato. Più (Slalom) o meno (Downhill), insidiato da cambi di direzione comunemente noti come curve.
Quindi la ricerca della curva perfetta può essere identificato come sinonimo di performance nello sci.
Naturalmente poi si possono aggiungere : scorrevolezza, stabilità, forza, destrezza e chi più ne ha più ne metta, ma resta il fatto, che la curva perfetta è la Condicio sine qua non per la discesa perfetta a cui tutti, dal principiante al leader di Coppa del Mondo, aspirano.
Nicolò Valtolina
E apriamo questo nuovo ciclo di Senza Scarponi con delle bellissime foto, dove la medesima curva di un medesimo tracciato, è eseguita da 5 giovani atleti del Golden Team Ceccarelli con un range di età che va dai 12 ai 19 anni.
Il tracciato è lo stesso così come l’obbiettivo della curva perfetta, ma questo non significa che ogni atleta abbia il medesimo programma di allenamento.
Il raggiungimento dell’obiettivo è insito nella programmazione che ogni atleta deve svolgere, nel contesto di una strategia di allenamento. Il cui riferimento base è il modello di prestazione della disciplina sportiva presa in esame. Nel totale rispetto – però – del modello di prestazione dell’atleta.
Quindi cosa fare oggi per costruire curva perfetta? O per lo meno i presupposti, delle sciate future?
In prima analisi bisogna programmare. La programmazione sportiva, si base su un numero di fattori strettamente correlati agli obiettivi che si intendono perseguire, in base a quanto ottenuto, nei confronti degli agonisti, dall’ultima stagione agonistica.
Sci Club, Allenatori, Atleti e per i più giovani, i Genitori; si confronteranno su quanto accaduto e sulle aspettative future, da qui si costruisce un programma che ci porterà alle soglie dei prossimi impegni agonistici.
Ora identificati gli obiettivi futuri, bisogna analizzare due componenti essenziali che sono due.
Jacopo De Serafini
1) Il Modello di Prestazione della Disciplina presa in esame.
Questo significa, analizzare tutte quelle che sono le necessità oggettive che lo sci alpino richiede, nelle loro varie fasce di età e di competenza.
Per quanto riguarda apprendimento e tecnica, il modello di prestazione è differenziato tra agonismo, livello di potenzialità e di prestazione.
Questo significa che anche il Master, così come lo sciatore di livello non espressamente concentrato sull’agonismo deve valutare il proprio modello di prestazione in base alla “curva” che desidera ottenere. Pensiamo ad esempio tutti coloro che vogliono diventare o sono Maestri, Allenatori e/o Istruttori.
Fondamentalmente si tratta di valutare, il più scientificamente possibile rispetto alle attuali conoscenze del settore, quanto, quali e come le tecniche utilizzate nello sci possono essere influenzate e caratterizzate dalle varie capacità motorie.
Quindi: com’è la corretta tecnica esecutiva del gesto?
Quali e come vengono interessate le capacità motorie? In ogni caso il modello di prestazione deve essere costantemente aggiornato, specialmente nello sci alpino, in relazione alle normative (per esempio il cambio di categoria che impone nuove tipologie di gare) e alle variabili tecniche, che ogni anno si modificano anche in base ai nuovi materiali e alla conseguente evoluzione sciistica.
Stabilito ciò, analizzare quali e come le capacità motorie devono essere allenate, perché le stesse possano indurre e favorire la corretta e performante azione tecnica sulla neve.
Molto importante e da non sottovalutare, sono l’età cronologica e biologica dei giovani atleti.
Per una corretta valutazione dei parametri allenanti, potrebbero essere di gran ausilio e valere come indicazioni di base, le linee programmatiche stabilite dal programma federale denominato SALT ( Sviluppo Atleta a Lungo Termine) e presente sulla pagina ufficiale della Federazione.
Lara Colturi
2) Il Modello di Prestazione dell’Atleta preso in esame.
Non si parla più di un univoco modello di prestazione ma ormai esistono varie tipologie di modelli o sotto-modelli di prestazione.
Per correttezza e semplicità noi parleremo della seconda, troppo spesso sottovalutata, componente d’analisi e cioè il modello relativo allo sciatore, per qualsiasi età e livello di abilità.
Il punto 1 ci indica il valore e le necessità oggettive che lo sci alpino richiede a chi lo pratica, perché lo stesso sia efficiente. Ma il punto 2 esprime soggettivamente quello di cui ha bisogno, quello e quel solo soggetto preso in esame, per essere performante nell’ambito di ciò che richiede la prestazione sciistica.
Questo vien fatto in base alle necessità rilevate al termine della stagione, in relazione a ciò che si vuole ottenere nella successiva, tenendo conto di quanto richiesto dal modello di prestazione attuale.
In poche parole, se il soggetto (per esempio) possiede livelli di forza adeguati e/o ottimali, per quanto richiesto, ma deve migliorare.: mobilità articolare, coordinazione, ritmo, equilibrio e/o quant’altro.
Eleonora Zanetti
Si dovranno ottimizzare le sedute allenanti, attraverso una programmazione che eviti di perdere quanto acquisito (in questo caso la forza) e tenda a “chiudere” tutti i gap deficitari, presenti nelle altre capacità motorie.
Giungendo così a quell’equilibrio, tra le varie componenti di prestazione, vero e unico sinonimo di performance.
Chiarita l’importanza dei modelli di prestazione, passiamo alla immagini dei ragazzi, trovando quello che dovrebbe essere lo stato dell’arte della metodologia dell’allenamento sportivo.
Ottenere, cioè, il miglioramento della performance di ogni singolo atleta, nel rispetto dell’atleta stesso. E delle sue fasi di crescita e apprendimento. Tutto ciò si raggiunge attraverso una precisa programmazione per obiettivi spalmati nel tempo.
Diamo un significato alla parola ALLENAMENTO
Per poter raggiungere l’obiettivo della curva perfetta bisogna, di sicuro, fare una cosa: ALLENARSI.
Ma allenamento che cosa significa? Lo sappiamo tutti per certo? Lo diamo per scontato? Mai dare scontato niente nella scienza dello sport e quindi cerchiamo, di vedere, nel tempo, tre autorevolissime definizioni di allenamento:
1^ – Enciclopedia dello sport – vol.1 – Edizioni Sportive Italiane, Roma 1968 :
«L’allenamento è il processo fisiologico attraverso il quale l’individuo, mediante la pratica, continua e regolare, dell’esercizio fisico, aumenta la sua preparazione motoria e la capacità di lavoro e di resistenza alla fatica».
2^ – Carlo Vittori – Collana dispense tecniche – Fidal – 1974
«L’allenamento sportivo risulta dall’organizzazione dell’esercizio fisico ripetuto in quantità ed intensità tali da produrre sforzi progressivamente crescenti che stimolino i processi fisiologici di adattamento dell’organismo e favoriscano l’aumento delle capacità fisiche, psichiche e tecniche dell’atleta, al fine di consolidarne ed esaltarne il rendimento in gara».
3^ – Yurij Verchoshanskij – Introduzione alla teoria e metodologia dell’allenamento sportivo – Scuola dello sport – 2001
«L’allenamento sportivo è un processo pedagogico, multilaterale, diretto all’educazione globale dell’atleta. In particolare, all’assimilazione di un ampio spettro di conoscenze, abilità e capacità, all’aumento della capacità del lavoro muscolare dell’organismo, all’assimilazione della tecnica degli esercizi sportivi e dell’arte di gareggiare».
Nel prossimo appuntamento, sottolineeremo i comuni denominatori di queste tre definizioni. E cominceremo proprio dalla programmazione e controllo dell’allenamento.
Si ringrazia il GoldenTeam Ceccarelli
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