Abbiamo intervistato Giacomo Bisconti, direttore Coscuma, per capire come cambiano i programmi degli Istruttori Nazionali.
Così come per atleti, allenatori e maestri di sci, anche per loro sono saltati tre, quattro mesi di lavoro. Cosi’ Giacomo ci spiega come saranno recuperati tutti gli eventi che vedono la presenza istituzionale e imprescindibile, degli Istruttori. Quindi, dalla riconferma al master, dalle selezioni ai corsi maestri.
Giacomo, è tutto ripreso?
Non proprio. Senza aver potuto fare la riconferma triennale è chiaro che, gli Istruttori nazionali, con delibera, sono stato tutti, come dire, congelati. L’abilitazione con delibera è stata prorogata. Parlerò a breve con il Presidente e vediamo come gestire il prossimo anno, ma verosimilmente non sarà organizzata prima della prossima primavera. Vedremo come evolverà ma attualmente la situazione è questa.
In autunno non era ipotizzabile?
No, anche per la criticità del periodo. Tanti istruttori non hanno potuto sciare. Non si può arrivare alla verifica a ottobre dopo un periodo di fermo (da febbraio) molto lungo.
Stesso discorso per il Master?
In questo caso il discorso può rimanere aperto, se non altro perché era già stata predisposta una delibera prima del lockdown. Stiamo verificando l’ipotesi di proporlo più avanti. È dura ma se ci sarà una possibilità non la sarà resa vana.
Gli Istruttori si sono dovuti fermare anche per i corsi maestri…
Sì, ma di fatto in questo periodo tutte le regioni stanno recuperando quanto perduto nel finale di stagione. I corsi che dovevano terminare tra marzo e aprile, sono già stati ripresi. Altri avranno inizio a settembre, ma ripeto, poco male se non ci saranno cambiamenti considerevoli, i ragazzi in formazione acquisiranno la qualifica.
Infine, le selezioni
Rispetto alle selezioni, la situazione è un po’ più complicata. Quando parliamo di corso maestri ci riferiamo ad un massimo di 50-60 persone partecipanti. Con le selezioni invece sono coinvolte anche più di 150. L’atteggiamento di ripresa dell’attività, in questo caso, non può che essere cauto. Se ne riparlerà dall’autunno in poi.
Organizzare prima le selezioni è impensabile anche per altri fattori. Non ultimo l’aspetto tecnico; sui ghiacciai non ci sono le piste adatte per fare un gigante a tempo di 40 secondi, e peraltro poiché la selezione è una manifestazione importante, la stazione di sci deve mettersi completamente a disposizione, a partire dalla sala riunioni fino alla chiusura e salatura delle piste.
Meglio aspettare e attendere le prime nevicate invernali, magari prendendo in considerazione le stazioni che aprono solitamente prima, come Solda o Santa Caterina e, comunque sempre dopo aver verificato la conformità tecnica delle piste.
Va considerato, inoltre, che la maggior parte dei ragazzi non ha potuto più sciare e dunque prepararsi a dovere per la selezione che è un obiettivo estremamente impegnativo.
I ragazzi di alcune regioni che hanno affrontato le selezioni prima del “fermi tutti” come Campania, Piemonte e Lazio hanno già iniziato i primi corsi o si apprestano a frequentarli.
Non cambiano le cose più di tanto…
Esattamente, nella sostanza non cambia molto. Se normalmente i moduli finiscono a marzo/aprile, si tratta di arrivare a giugno/luglio. In fin dei conti si tratta di allungare la proclamazione dei nuovi maestri di due o tre mesi. Giusto il tempo di recuperare i quattro moduli che sono partiti più tardi.
Gli istruttori però hanno perso diversi mesi di lavoro…
Non hanno lavorato come la maggior parte degli Italiani e hanno dovuto rinunciare a molte attività già programmate. La situazione è stata davvero pesante.
Il danno economico è stato rilevante, soprattutto per chi conta solo su questo lavoro per vivere. Tuttavia chi è abituato alla fatica, a dover spesso stringere i denti, al sacrificio e sempre in silenzio, difficilmente si lamenta con l’esterno. Semmai cerca soluzioni e risolve i problemi.
La gente di montagna ha tanta energia e un forte spirito di ripresa, valori importanti per riprendere con entusiasmo, impegno e voglia di ricominciare nel migliore dei modi. giacomo bisconti come cambiano