«Dimidium facti, qui coepit, habet». Chi ben comincia è a metà dell’opera, così scriveva il poeta latino Orazio duemila anni fa. Ma ai nostri giorni questo detto è applicabile allo sci e in particolare all’esecuzione della curva? A mio parere perfettamente! Immaginiamo di dividere idealmente la nostra curva in tre settori uguali che chiameremo 1°, 2° e 3°, ovvero fase di inizio, fase centrale e fase di fine curva. Oggi analizzeremo la prima fase, l’inizio curva. Questa è la più importante delle tre, in quanto la sua corretta impostazione condizionerà positivamente tutto il resto della curva condotta dallo sciatore. Ecco l’attualità del proverbio di Orazio! Ogni eventuale, anche piccolo errore compiuto durante questa fase genera conseguenze che influenzeranno negativamente tutto il percorso della curva. Due fattori determinano e caratterizzano l’inizio della curva: la deformazione dello sci e la presa del vincolo.
Il primo fattore. Lo sciatore riesce a curvare per quanto riesce a deformare lo sci, la cui deformata genera l’arco di curva e quindi il raggio di curvatura, operazione questa fondamentale soprattutto quando l’atleta percorre il tracciato di gara, ad esempio, di uno slalom gigante. Queste difficoltà si sono ulteriormente accentuate negli ultimi anni, quando si è passati ad utilizzare nelle gare di alto livello degli sci con sciancrature ridotte e raggi di curvatura sempre maggiori. Sostanzialmente questi tipi di sci, definiti dagli atleti «più difficili da curvare», hanno messo in evidenza le lacune tecniche di molti sciatori, favorendo pochi altri che hanno saputo, invece, approfittare di questa evoluzione tecnica. Nella fotografia vediamo come Ted Ligety, nella fase di inversione degli spigoli, si preoccupi subito di cercare lo spigolo dello sci (evidenziato in rosso) che sarà lo sci esterno alla curva, dando pressione a questo e cercando di mantenere la centralità necessaria.
Nella foto sopra e nella foto qui sotto, possiamo osservare Ted Ligety, che interpreta correttamente l’ingresso in curva, impegnato a deformare lo sci, per porlo sulla traiettoria voluta e allo stesso tempo attento a generare la presa del vincolo, operazione alla base dell’innesco e dello sviluppo della forza centripeta/centrifuga
Quest’azione di incremento della pressione sullo sci esterno, durante la percorrenza del 1° terzo di curva, si accentua nello sviluppo della traiettoria come si evidenza chiaramente nella figura successiva.
Il secondo fattore. Come appena detto l’azione dello sciatore determina la deformazione dello sci, ma allo stesso tempo viene sviluppata un’altra importante attività, quella che i tecnici dello sci definiscono la presa del vincolo.
È necessario specificare che questa operazione è condotta utilizzando la catena cinematica costituita dal piede, dalla caviglia, dalla tibia, dal ginocchio, dal femore e dall’anca, sempre però ricercando la piena centralità sullo sci ovvero mantenendo la proiezione del baricentro all’interno della base di appoggio degli scarponi. Un errore che compie la maggior parte degli atleti è quello di «cadere» all’interno curva, ovvero di buttarsi all’interno di essa per trovare l’inclinazione desiderata. L’inclinazione in curva è assolutamente necessaria per sviluppare maggior velocità, però deve essere una conseguenza dell’azione intrapresa (nella sequenza temporale: «prima aumento la pressione sullo sci esterno per generare la reazione vincolare e successivamente mi inclino») non il viceversa, prima mi inclino e poi ricerco la pressione sullo sci esterno. Questo è un errore gravissimo, perché unito alla possibile mancata centralità genera la perdita dell’appoggio dello sci esterno con conseguente successiva caduta del bacino verso la porzione posteriore degli sci.
In sostanza lo sci «scappa» da sotto i piedi dell’atleta, si alleggerisce in punta, si appesantisce in coda e non curva più sulla traiettoria curvilinea desiderata, oltre a sviluppare attriti passivi e contrari all’avanzamento dello sciatore. In conclusione, la conseguenza di questa situazione è la pessima azione sterzante prodotta dall’atleta, che, al fine curva, risulta costretto a «schiacciare di bacino», l’unica soluzione per mantenere gli sci in traiettoria. Altra azione da porre in atto, è quella di tenere la posizione, almeno all’inizio, definita «corta», ovvero con le gambe flesse entro determinati ed opportuni angoli. Questo perché la lunghezza del braccio del «momento ribaltante» (costituito dalla coppia formata dalla forza peso e dal carico verticale) deve essere ridotta, in quanto lo sciatore ancora non è sulla linea di massima pendenza dove la componente dell’accelerazione di gravità sarà massima, per i motivi energetici che diremo nel prossimo articolo. È evidente che maggiore poi sarà la forza centripeta/centrifuga generata, maggiore sarà la necessità di aumentare il valore del «momento ribaltante» al fine di aumentare la velocità di percorrenza in curva. Come evidenzia la foto, lo sciatore ha già iniziato il processo di estensione della gamba esterna al fine di aumentare il valore del «momento ribaltante», la cui completezza troverà attuazione nel 2° terzo della curva. Preme precisare che nella prima fase di curva la ripartizione dei carichi sullo sci esterno può arrivare anche al 70% – 80% del carico complessivo contro un 30% – 20% del carico sullo sci interno alla curva. Nello sviluppo della percorrenza del 1° terzo, questi carichi saranno poi riequilibrati. Ulteriore nota è che durante questa fase gli sci avranno una distanza approssimativamente pari alla larghezza del bacino con tendenza ad allargarsi all’aumentare dell’inclinazione del corpo ovvero dell’angolo di rollio.
Fino ad ora abbiamo parlato di deformazione dello sci, di presa del vincolo, di pressioni… ma vi siete mai posti la domanda: il movimento dello sciatore in curva da dove trae origine?
Da dove parte?
Dai piedi forse…?
Pensate ad un pendolo…
Per qualsiasi delucidazione ulteriore o richiesta di approfondimenti sulla biomeccanica applicata allo sci, scrivere a Info: pimpinellaluigi@gmail.com
LEGGI L’ARTICOLO RELATIVO ALLA SECONDA FASE DI CURVA (IL CENTRO)
LEGGI L’ARTICOLO RELATIVO ALLA TERZA FASE DI CURVA (LA FINE)
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