Il 2020 si sta chiudendo con un bilancio molto positivo per l’impegno produttivo che l’azienda di Pianezza riserva agli impianti a fune. Tra le opere realizzate o in cantiere, la rigenerazione della funivia di Macugnagna, due nuove seggiovie quadriposto e altri interventi importanti come un piano inclinato in una centrale idroelettrica.
Alla faccia del Covid 19 «il 2020 per noi è stato un anno molto positivo. Anzi si può dire uno dei migliori anni della nostra storia per quanto riguarda gli impianti a fune».
Stefano Finotello, 43 anni, è seduto vicino al padre Michele che nel 1977, insieme al fratello Giovanni purtroppo socmparso, ha fondato la CCM di Pianezza partendo dal settore della carpenteria metallica per poi posizionarsi nel mondo della montagna bianca come costruttrice di impianti di risalita seguendo la vocazione della fune secondo la modalità dell’agganciamento fisso che ancora ispira convintamente la sua attività («La morsa fissa è più economica, chiede meno manutenzioni ed è una garanzia di affidabilità»).
Il padre, 67 anni, si defila («È meglio che parli Stefano») ma ci tiene a dire che «durante il lockdown mi sono soprattutto riposato. Abbiamo avuto una interruzione soltanto parziale della nostra attività con gli ordini più importanti già attivati in precedenza e abbiamo tenuto a casa i nostri dipendenti solo per due settimane, anticipando noi la cassa integrazione».
Il figlio, laureato in ingegneria gestionale, è al suo fianco dal 2004 per gestire il presente e il futuro di un’azienda che nel 2017 è cresciuta con l’acquisizione della CMI (Costruzioni Metalliche Italiane) di Bricherasio, un grande complesso industriale esteso su 20 mila metri quadrati e capannoni per una superficie coperta di 10 mila metri quadrati dove sono concentrare tutte le possibili macchine per la lavorazione dei metalli, dal taglio al montaggio.
Quel polo produttivo, specializzato in particolare nella realizzazione di componenti per le macchine utensili destinate ai processi di lavorazione della carta e all’imbottigliamento, «ha un po’ sofferto come tutti i segmenti industriali per le conseguenze del Covid sull’economia» ma ha tutte le risorse per poter riagganciare velocemente la ripartenza quale leader nel suo settore. Invece sulla neve, proprio nessun problema. Anzi:
«Abbiamo fatto un grosso lavoro a Macugnaga rigenerando praticamente il tronco della vecchia funivia che da Staffal porta a Capanna Bill – ricorda Stefano – due nostre seggiovie quadriposto entreranno in funzione a Les Rousses, nella zona di Ginevra, e nella skiarea di Kaberlaba, sull’altopiano di Asiago dove installeremo anche la nuova sciovia Ortal. Un’altra sciovia è prevista a Usseglio. A Pievepelago riposizioniamo una seggiovia biposto proveniente da Prato Nevoso».
In montagna per quest’anno sarebbe tutto e non è poco per un’azienda che vuole stare con i piedi per terra e rivolgersi ad una committenza altrettanto assennata senza imbarcarsi in problematiche avventure («L’ammorsamento automatico per il momento non ci interessa»).
Ma c’è qualcos’altro di importante: un piano inclinato lungo con motore a monte da 120kW per trasporto merci su binario realizzato per conto della società Hydrodolomiti che gestisce la centrale idroelettrica al lago d’Idro. «Un grosso lavoro– interviene Michele – il più importante che abbiamo fatto per questo tipo di impianti, il primo in una centrale idroelettrica».