L’epidemia che ha colpito il mondo intero negli ultimi mesi ci ha costretto a cambiare molti comportamenti. Non dobbiamo però rinchiuderci nel nostro isolamento, la montagna offre grandi possibilità di svago e di bellezza in sicurezza.
Devo premettere che il cuore di questo articolo è stato scritto nel momento della piena emergenza, c’era voglia di ricominciare ma la situazione era in evoluzione quotidiana e i punti di domanda erano più delle risposte.
In quel momento si stavano definendo delle procedure legate ad una specifica criticità che in parte si è poi ridimensionata, ma i comportamenti messi in atto e testati in quei primi giorni di riapertura saranno probabilmente quelli che daranno le indicazioni per i comportamenti che dovranno essere seguiti nella imminente stagione invernale, quanto meno sino a che questa emergenza non sarà solo un brutto ricordo.
Vorrei quindi raccontare quali misure sono state adottate e quali lo saranno nei prossimi mesi nell’utilizzo di impianti a fune e strutture di alta montagna partendo da una norma comune e da un caso campione.
Come premesso, sto scrivendo l’articolo mentre i fatti sono in divenire, quando pM verrà stampato e distribuito (metà ottobre) i tempi verbali potrebbero essere già superati, ma rimane la sostanza del tema.
Le regole dell’UNI e la responsabilità di tutti
La norma, o meglio, la buona prassi comune è quella messa a punto da UNI (ente nazionale che si occupa di definire la normazione tecnica che determina la «regola dell’arte» in molti ambiti industriali, commerciali e terziari) con l’aiuto di ANEF e Federturismo, mentre il «caso campione» è quello che sta facendo da apripista per tutti grazie al grande coraggio e passione del Direttore di questa località mitica, lo Stelvio, che ha voluto aprire ad ogni costo.
Ho infine cercato di dare un quadro di riferimento per le varie aree dell’arco alpino, in quanto le disposizioni che regolamentano le norme di comportamento generale e, di conseguenza, l’uso degli impianti in una situazione emergenziale come questa sono materia concorrente tra stato e regioni.
Inoltre la diffusione del contagio non è stata uniforme sul territorio nazionale, queste condizioni hanno portato ad adottare provvedimenti diversi ed a volte contraddittori tra diverse regioni anche confinanti.
Ho così raccolto alcuni pareri di alcuni dirigenti di stazioni dislocate nelle principali aree del nord Italia.
Non essendo praticabile l’ipotesi di fare campioni ed analisi a tutti i cittadini italiani è necessario adottare dei comportatemi che riducano il più possibile il rischio di esposizione al contagio.
In questo caso il rischio è dato dalla combinazione tra fattori di diffusione del virus, concentrazione dei possibili vettori di contagio e tempo di esposizione agli stessi possibili vettori di contagio.
Per questi motivi le principali azioni di prevenzione si basano sull’adozione di dispositivi che possono ridurre la diffusione (le mascherine), le misure adottate per il distanziamento tra le persone e per ridurre i tempi di attesa e permanenza in luoghi chiusi e concentrati.
La montagna, per le sue caratteristiche proprie, offre grandi spazi poco affollati, aria buona e possibilità di fare movimento e sport in tranquillità e questo la avvantaggia in questa particolare situazione.
La sfida è quella di gestire la riapertura delle attività turistiche adottando misure che permettano di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei turisti. Per dare una risposta concreta a queste necessità UNI e Federturismo in collaborazione con ANEF e ASSITAI hanno istituito un tavolo tecnico da cui sono nate le «Linee Guida» relative alle misure per il contenimento del rischio di contagio da COVID-19 del comparto turistico – in particolare per quanto ci interessa in modo più diretto – settore impianti di risalita.
Le Linee-Guida dalla teoria alla pratica
Queste Linee Guida sono state pubblicate il 19 giugno per la fase di consultazione che si è conclusa il 3 luglio e prendono a riferimento le principali norme messe in atto del governo nazionale e dalle regioni negli ultimi mesi, in particolare i DPCM promulgati a febbraio ed aprile e le circolari emesse dal Ministero della Salute.
Le misure di prevenzione si basano sull’impiego di dispositivi di protezione collettivi ed individuali e sull’adozione di comportamenti generali e personali tesi a mantenere il distanziamento e la prudenza.
Il documento fornisce delle definizioni chiare dei termini tecnici impiegati e identifica tre fasi durante le quali è necessario applicare le misure igienico sanitarie:
- accoglienza della clientela,
- trasporto (erogazione del servizio principale),
- uscita dall’impianto.
Nella prima e terza fase l’impianto deve garantire la separazione dei flussi di clientela, rispettando il distanziamento sociale prescritto dalla normativa.
Nella fase di trasporto si raccomanda ai passeggeri di indossare le mascherine di comunità, mentre l’impianto deve assicurare l’areazione, soprattutto nel caso di cabine con vetturini dotate di separatore in plexiglass.
Il documento precisa che, in caso di presenza di un elevato numero di persone nelle zone di attesa, sia preferibile, una volta fatta una adeguata valutazione del rischio, aumentare la portata degli impianti per ridurre i tempi di permanenza nelle aree di attesa ed imbarco.
Ovviamente questi sono solo i principi fondamentali, è un elaborato articolato e complesso e non è possibile qui commentarlo interamente, ma è possibile visionare il testo completo sul sito di UNI.
Proviamo però a vedere come si passa dalla teoria alla pratica.
Il caso dello Stelvio è emblematico ed esemplificativo per molti motivi. È una stazione sciistica unica al mondo perché accessibile solo nei mesi estivi.
Quando è cominciata la serrata generale lassù era tutto chiuso e sepolto di neve. Per poter accedere agli impianti, ogni anno, sono necessari un paio di mesi di preparazione, perché le strutture devono essere rese accessibili, revisionate o ricostruite ed attrezzate.
Questa è stata la prima grande incognita, in quanto il perdurare del blocco ha rischiato di impedire o costretto a ritardare i tempi per le ispezioni generali e, peggio ancora, per l’inizio delle operazioni di riattivazione.
Lo stato di incertezza sui possibili sviluppi dell’epidemia e sulle disposizioni messe a punto dagli enti di governo ha fatto il resto.
Sino all’ultimo è rimasto il grande punto di domanda «riusciremo ad aprire?» ancora «riusciremo a farlo in tempo?». La volontà e la fiducia di Umberto Capitani sono state però incrollabili e, sin dal primo momento in cui si è prospettata l’ipotesi di poter aprire, ha subito detto di volerlo fare ad ogni costo, anche quello di non riuscire a guadagnare adeguatamente da questa strana stagione.
Tra Lombardia e Alto Adige un esperimento-pilota
La loro situazione è anomala anche rispetto ad un ulteriore aspetto, al Passo Stelvio si sale dall’Italia per due strade, una dal lato lombardo e una da quello dell’Alto Adige e gli impianti sono a cavallo delle due regioni, così le funivie e gli skilift dal lato del Livrio sono in territorio adigino, mentre gli altri skilift sono in territorio lombardo.
La stazione di partenza dal parcheggio è in Lombardia, mentre quelle più a monte sono in Alto Adige.
Questo ha portato a dover adottare procedure e tempi di attivazione diversi, perché Regione Lombardia ha dato la possibilità di aprire le strutture molto dopo, quando le altre erano già accessibili, così una parte degli impianti e dell’area sciabile si è trovata ad essere ancora un cantiere o in forte ritardo nella preparazione mentre l’altra era già attiva.
Le misure adottate per salire sul ghiacciaio si basano sul rispetto attento delle disposizioni normative, con qualche prudenza in più, e sulla richiesta a chi opera sia tra il personale degli impianti sia per gli utenti di utilizzare il buon senso e i mezzi di distanziamento a normale disposizione di uno sciatore, ovvero gli sci e i bastoncini, che, come noto, sono lunghi a sufficienza per aiutare a mantenere il metro di distanza mentre si è in attesa di prendere gli impianti di risalita.
Le persone in attesa di imbarcarsi sugli impianti sono tenute ad indossare sempre la mascherina e i guanti (vanno bene anche quelli da sci). Per rendere più semplice l’individuazione delle corrette posizioni di attesa a distanza «è venuto il morbillo» al pavimento delle sale di imbarco!
Sono stati infatti posizionati a terra tanti bolli colorati che indicano il punto in cui ognuno deve sostare nell’attesa.
Lungo i corselli di avvicinamento alla biglietteria è stato utilizzato lo stesso sistema per segnalare la corretta distanza negli ambienti interni, mentre nelle aree esterne il personale di servizio regolamenta i flussi in funzione delle condizioni di affluenza attraverso i percorsi obbligati creati con le transenne.
La raccomandazione è quella di non mettersi in coda tutti insieme o con ore di anticipo.
Mascherine obbligatorie per turisti e agonisti
Per ridurre la necessità di effettuare l’acquisto sul posto è stata data la possibilità anche di acquistare gli skipass prenotandoli con consegna direttamente negli alberghi al Passo.
Nelle cabine funiviarie lo spazio per il conducente è stato protetto con un divisorio in plexiglass e la capienza è ridotta per aumentare le distanze tra le persone, così nei due tronconi di funivia, i posti sono ridotti a 30 rispetto ai potenziali 70.
A proposito di questo è necessario rilevare come le valutazioni sui rischi effettuate abbiano portato ad evidenziare che è più pericoloso rimanere per un lungo periodo di tempo in attesa all’interno delle sale piuttosto che il breve tragitto in funivia tutti protetti da mascherina, pertanto in caso di affollamento, sarà possibile aumentare il numero di persone imbarcate nelle cabine per velocizzare i tempi di smaltimento delle file.
Naturalmente tutto questo ha portato a una forte riduzione o a uno scaglionamento del numero di persone che ogni giorno potranno accedere al ghiacciaio, anche in questo però lo Stelvio è atipico, i fruitori per la maggior parte sono agonisti e addetti ai lavori, persone quindi preparate e motivate a sopportare qualche difficoltà in più.
Una volta al Livrio gli spazi del rifugio sono per il momento destinati agli agonisti delle nazionali italiane grazie ad un protocollo concordato con la federazione in maggio, nessuno può entrare ad eccezione degli addetti ai lavori, anche i giornalisti aspettano fuori.
Tutte le persone all’interno sono costantemente monitorate da una equipe medica dedicata.
Così, tenuto conto di tutte queste procedure, dal 1° giugno le ragazze e i ragazzi delle nostre nazionali di sci, capitanate dalla detentrice delle Coppa del Mondo Generale in carica hanno potuto iniziare a salire e rimettere gli sci dopo la brusca interruzione.
Dai primi di luglio rifugio, bar, sala pranzo, e quant’altro saranno aperti al pubblico secondo le disposizioni in vigore per le strutture alberghiere.
In ambiente di montagna, in particolare quando si praticano sport dinamici, anche le procedure di sicurezza in caso di infortunio o incidente hanno richiesto una attenzione particolare, così il personale addetto all’emergenza è tenuto ad applicare gli stessi protocolli di sicurezza anti COVID impiegati in ambiente urbano combinati con le procedure e le attrezzature usuali in alta montagna.
Tutte le stazioni ai nastri di partenza
Ma cosa sta succedendo nel resto dell’arco alpino? In Valle d’Aosta, dopo qualche apertura di prova nel terzo e quarto fine settimana di giugno, dall’ultima settimana di giugno o dalla prima di luglio sarà possibile fruire degli impianti più o meno ovunque con qualche riduzione nelle capienza di cabine e seggiovie e uso delle mascherine.
Di fatto, in estate, questa situazione non dovrebbe influire in modo sostanziale perché molti impianti sono utilizzati dai ciclisti con bici.
A Cervinia l’accesso allo sci estivo è praticabile da metà giugno. Anche in Piemonte e Lombardia il quadro, dopo una fase di chiusura che è durata più che altrove, si sta normalizzando.
Per altro il Piemonte non ha registrato nemmeno un caso di contagio sugli impianti.
Alcune stazioni hanno già aperto e le altre apriranno gli impianti con un programma molto simile a quello usuale per la stagione.
Anche qui capienze ridotte e mascherine. Alto Adige, Trentino e Veneto sono forse leggermente più avanti nella programmazione della stagione.
Di fatto in queste regioni gli impianti per l’utilizzo estivo stanno partendo secondo il loro programma consueto con le stesse limitazioni e prudenze delle altre regioni, ma senza ritardi evidenti per gli utenti.
Ripartiti gli impianti ripartiranno i servizi e la vita che ci gira intorno.
Per la programmazione del prossimo inverno, per tutte le persone con cui ho parlato in questi giorni è ancora un po’ presto per fare programmi, la volontà di tutti è aprire ed essere pronti ad offrire il servizio migliore possibile.