Cambio alla guida del Centro Addestramento Alpino di Moena che gestisce il Servizio di Sicurezza e Soccorso sulle piste da sci: dal primo ottobre al dottor Vittorio Zamparelli è subentrato il dottor Stefano Valeri.
Nato a Latina nel 1967, laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma nel 1996, sposato con la signora Camilla («…che, come sempre nella mia carriera, mi ha seguito anche qui a Moena con tutta la famiglia») e padre di Lavinia (10 anni), Flavio (8) e Cecilia (4) («i miei figli sono stati accolti benissimo a scuola e si sono inseriti alla perfezione nel loro nuovo contesto»).
Il trasferimento è stato accolto dal nuovo Comandante «con grande interesse ed entusiasmo conoscendo il livello di preparazione e di competenze del Centro inserito nel quadro delle sinergie messe in campo dalla Polizia di Stato per garantire la sicurezza» e ha , tra l’altro, il gradevole sapore di una «rimpatriata» visto che « ero già stato in questo centro nel 1992 per un corso di addestramento di qualche settimana durante il quale avevo imparato a sciare.
Ora non posso certo dire di essere al livello tecnico degli operatori del nostro servizio ma, insomma, me la cavo».
Il dottor Valeri è arrivato all’incarico di Moena dentro una carriera iniziata nel 1989 con l’ingresso in Polizia e diversi incarichi maturati negli anni successivi nella Questura di Cremona.
Nel 2004 è trasferito all’Istituto per Ispettori della Polizia di Stato di Nettuno dove , dal 2012 al 2017, ricopre l’incarico di direttore del Centro di Formazione per la tutela dell’ordine pubblico.
Poi, per due anni, dirige la Polizia Stradale di Pordenone ed ora eccolo a Moena, alla guida di una struttura che vanta una storia lunga sessant’anni e una tradizione di assoluta eccellenza operativa nel campo della prevenzione e della tutela della sicurezza in montagna.
Lo Stato in pista con «i poliziotti sciatori»
In particolare sulla neve dell’inverno e sulle piste dello sci, lo Stato veste le divise dei 193 poliziotti sciatori che operano in 52 stazioni invernali nel quadro del Servizio di Sicurezza e Soccorso. Presidiano i comprensori, intervengono in caso di comportamenti irregolari da parte degli sciatori e sono in grado di assistere gli infortunati nella sterminata casistica di incidenti più o meno gravi che si registrano ogni inverno. Vengono addestrati in corsi di formazione e di costante aggiornamento e costituiscono una presenza spesso fondamentale e risolutrice per le vite umane in pericolo o in difficoltà. Soprattutto in questi ultimi anni, l’esplosione del fenomeno del freeride, la pratica dello sci fuori pista e in neve fresca, ha visto impegnati giornalmente gli operatori della Polizia di Stato in recuperi di sciatori infortunati o addirittura, purtroppo, deceduti a causa di traumi o poiché travolti da valanghe. E può capitare che l’intervento tempestivo salvi delle vite umane come nei casi gravi di arresto cardiaco quando l’intervento sollecito con il defibrillatore, il cui uso fa parte delle competenze che si maturano durante la formazione, può risultare decisivo.
Un’attività avviata con le Olimpiadi di Cortina
La nascita del servizio si fa risalire al 1956, quando un gruppo di agenti della Polizia venne assegnato a disposizione di Cortina d’Ampezzo in occasione delle prime Olimpiadi invernali organizzate in Italia e che ha avuto solo «un buco» di attività tra il 1977 e il 1981 quando tutte le risorse umane del Corpo vennero destinate a combattere il terrorismo degli anni di piombo.
A parte quella forzata parentesi, dalla fine degli anni Cinquanta in poi si sono potuti registrare tutti gli interventi di soccorso della Polizia in montagna. Dopo il picco-record del 2010/11 (oltre 16 mila interventi), il dato dello scorso inverno si colloca al secondo posto con oltre 15 mila e 730 interventi.
I dati degli ultimi anni sono abbastanza stabili e comunque variano in relazione dell’andamento climatico e delle condizioni ambientali che determinano il livello di frequentazione della montagna bianca. È chiaro che più aumenta il traffico in pista e fuoripista e più aumentano le possibilità di incidenti e la necessità di soccorsi».
Ma la sicurezza si deve esprimere non solo nel momento del soccorso ma in chiave preventiva. In linea generale la legge 363 stabilisce che già le società degli impianti che gestiscono le aree sciabili devono garantire la sicurezza delle loro strutture.
Il servizio di sicurezza e soccorso svolge non soltanto attività di soccorso come era alle origini ma si è evoluto a presidio del territorio con attività di prevenzione e controllo.
Gli agenti sono sulle piste e possono intervenire con le adeguate sanzioni in caso di inadempienze o comportamenti pericolosi da parte degli sciatori riferendosi alle norme del Decalogo dello Sciatore della FIS che è stato sostanzialmente recepito dalla legge 363.
In genere non si supera mai la soglia delle 1000 sanzioni nell’arco della stagione a dimostrazione del fatto che tutto sommato lo sciatore italiano tiene mediamente un buon comportamento in pista.
Selezioni e corsi di abilitazione per accedere ai ranghi delle pattuglie
Per svolgere tutte queste funzioni servono organizzazione e formazione. Quest’anno sono 53 le località che usufruiscono del servizio. Sono le società degli impianti che devono fare richiesta al Ministero dell’Interno per ottenere il servizio ma una volta ottenuta l’autorizzazione è il Centro d Addestramento a dover fare i conti con le risorse disponibili.
In teoria sarebbe opportuno e utile che tutte le stazioni sciistiche italiane fossero attrezzate con la presenza di una pattuglia della Polizia ma la realtà è diversa e già oggi il contingente attuale impiegato sul campo mantiene alto il livello di specializzazione ed efficienza con grandi sacrifici.
Si tratta di un nucleo di competenze specifiche perfezionate e approfondite negli anni che collabora apertamente e proficuamente con altri operatori come la FISPS (Federazione Italiana Sicurezza Piste da Sci), con gli Enti locali, con le società degli impianti fornendo consulenze, personale addestrativo e corsi di di formazione.
Quella formazione che è fondamentale nella preparazione dei «poliziotti sciatori». Tutti i componenti della Polizia di Stato possono accedere alle prove di selezione e al corso di abilitazione per entrare a far parte del servizio.
Nella selezione una Commissione verifica la capacità sciistica di base dei candidati con prove di sciata libera e di slittamento; superata la selezione si accede ai corsi che prevedono lo studio di materie specifiche di riferimento all’ambiente montano, nozioni sanitarie, manovre tecniche, gestione del tobogan per il trasporto a valle di sciatori infortunati, utilizzo del defibrillatore.
Per la destinazione le diverse pattuglie sono formate con un sistema interno a graduatorie basate sui dati curriculari. Sta di fatto che l’annuale e puntuale aggiornamento di formazione presso il Centro Addestramento degli operatori impiegati, ha contribuito a forgiare una figura operativa che per i suoi aspetti di ecletticità, di qualificata rapidità d’intervento e abnegazione al servizio è da ritenersi all’avanguardia anche a livello europeo, rendendo così i comprensori sciistici italiani dove le pattuglie della Polizia di Stato operano, dei luoghi più sicuri. Non a caso, negli ultimi anni l’azione incisiva delle «pattuglie della neve» della Polizia di Stato ha avuto particolare eco tra gli operatori del settore.
Il contributo a diffondere la cultura della sicurezza
Gli eventi di formazione sulla sicurezza organizzati o presenziati dal Centro hanno contribuito a far capire e condividere il concetto di Polizia di contatto a tutti gli attori del «pianeta neve»; gli stessi, in più occasioni, hanno espresso il loro compiacimento potendo riscontrare l’evoluta ed elevata professionalità nella gestione del servizio di «Sicurezza e Soccorso in Montagna» garantito dalla Polizia di Stato.
Contestualmente i Questori che per competenza territoriale esprimono il proprio ruolo di autorità di P.S. sulle aree sciabili, hanno confermato l’importanza del servizio e in certi casi hanno anche stimolato il Dipartimento sulla necessità di rinforzo di alcune pattuglie oltre che dell’assoluta valenza di riconferma di quelle già esistenti che sono una risorsa importante delle località dove operano, gli «angeli custodi» del popolo con gli sci.
Come sarebbe un sogno ideale che tutte le località italiane avessero la loro pattuglia, così non sarebbe possibile avere un solo numero di chiamata diretta per gli interventi? No, non è possibile, sarebbe impensabile ricevere chiamate dirette da località dove il servizio non è presente perché non è strutturato per poter rispondere a tutti.
Ogni località dove opera ha un numero di riferimento o è la società che gestisce l’area ad allertarci in caso di necessità di intervento. E le necessità non mancano mai, anche se (come dicono i numeri delle statistiche che riferiscono dei soccorsi per fasce d’età) a fronte di un decremento nella maggioranza di tutti i segmenti anagrafici, bisogna prendere atto che soprattutto tra gli ultra cinquantenni e gli ultrasessantenni sono da registrare il numero in aumento dei soccorsi. Gli «arzilli vecchietti» del terzo millennio non vogliono rinunciare al piacere dello sci.