Chamonix, versante francese del Monte Bianco, prima mattina di martedì 18 giugno 2019: forse è iniziata una nuova era dello sci ?
Un velivolo atterra o meglio agghiaccia a 4450 metri s.l.m. nella zona dei Rogers Rouches.
Una volta posteggiato il velivolo l’equipaggio composto da due persone, scende ed equipaggiato con corde, piccozza e ramponi, come ogni alpinista, intraprende la salita degli ultimi 430 metri per aggiungere la vetta, dover già altri alpinisti si stavano dirigendo.
La cosa non può passare inosservata.
La via del Monte Bianco, per la sua alta frequentazione, è monitorata anche a tutela della incolumità degli alpinisti.
Si trattava di un Piper, velivolo leggero, adatto ai voli in alta quota.
Il «Peloton de la gendarmerie de haute montagne» (Pghm) ha subito inviato un elicottero ed i gendarmi hanno individuato i due alpinisti volanti, identificandoli, intimando il decollo e di abbandonare l’impresa, come di fatto è avvenuto.
Il sindaco di Chamonix Eric Fournier ha commentato l’impresa come una intollerabile provocazione, un attacco all’ambiente, in dispregio di ogni misura di protezione.
Dopo un grande riscontro mediatico, riportato anche sul quotidiano svizzero Blick, dopo che fu accertato che i due erano in possesso di regolare brevetto per il volo, correttamente equipaggiati per la salita e non vennero riscontrati danni alle cose e alla persone, i due vennero sanzionati con una irrisoria sanzione pecuniaria del Comune di Chamonix, per il posteggio insensato del velivolo.
Il dramma dell’inverno scorso sul ghiacciaio del Ruitor
In questo stesso 2019, ma con gravi conseguenze, un altro velivolo in Valle d’Aosta aveva invece causato vittime.
Erano circa le ore 16 del 25 gennaio 2019 quando l’elicottero AS350 della Gmh Heliski Mont di Courmayeur, nello svolgimento del trasporto di persone dedicato alle discese fuori pista in alta quota, si era alzato in volo per portare gli sciatori sul ghiacciaio del Ruitor, ma si scontrava con un velivolo ultraleggero SAN Jodel D140E mousquetaire.
I rottami dei due apparecchi si spargevano sui 2700 m. di quota.
Alle 16,01 giungeva l’allarme alla centrale unica di soccorso di Aosta, chiamata da una guida alpina che non riusciva a contattare l’elicottero.
Immediatamente interveniva la protezione civile con le guide del soccorso alpino valdostano, venivano rinvenuti i corpi del pilota toscano Mauro Scarpelli e della guida alpina Frank Henssler e di tre passeggeri dell’elicottero.
Due persone ancora in vita venivano trasportate immediatamente all’Ospedale Parini di Aosta, reparto rianimazione.
Un’altra persona risultava ancora dispersa e solo successivamente fu ritrovato il corpo.
Per estrarre i corpi intrappolati nelle lamiere era necessario l’intervento della squadra-taglio dei vigili del fuoco di Aosta.
Interveniva anche la Guardia di Finanza, stazione di Entreves. Dal Piemonte si alzavano in aiuto altri due velivoli in appoggio alle operazioni di soccorso.
La Procura di Aosta con il supporto dell’ANSV (autorità nazionale per la sicurezza del volo) apriva un’inchiesta per ricostruire l’incidente e verificare la dinamica, le cause e responsabilità, con una perizia che è ancora in corso.
L’aereo era partito da Mégeve con a bordo il pilota istruttore e due allievi. Il pilota è tuttora in Italia in attesa della conclusione dell’indagine penale.
Questi episodi fanno pensare a come l’attività dello sci abbia cambiato il nostro rapporto con la montagna e lo stia tuttora cambiando a grande velocità.
Il fascino e l’attrazione per la neve vergine
Nel convegno svoltosi ad Aosta il 12/04/2019 molti esperti erano venuti a presentare lo stato dell’arte in materia di «sicurezza delle piste da sci in rapporto alle evoluzioni normative».
Le stazioni di sci offrono grande ricchezza di discese e mirano alla praticabilità di piste sempre più sicure.
Anzi, come acutamente aveva sottolineato la dott.ssa Valeria Ghezzi, presidente dell’ANEF, l’aspetto della sicurezza dello sciatore è determinante per una stazione di sci in quanto la percezione di rischi connessi all’attività scoraggia la clientela per cui la spesa per il miglioramento delle protezioni passive sulle piste deve essere considerata alla stregua di buona prassi ed influisce anche sul risultato economico.
Le stazioni di sci peraltro offrono la possibilità di grandi territori attraverso i collegamenti tra stazioni, con vasta gamma di itinerari possibili all’interno e fuori dalle piste.
Pare che tutto ciò non soddisfi appieno la domanda degli sciatori, che già si orienta verso più ampi itinerari, ed è la moda dell’Heliski che si sta affermando e che propone itinerari inediti.
In Canada, con partenza da Calgary, sono in offerta turistica pacchetti che comprendono trasporto in elicottero e accompagnamento di guide alpine con l’obiettivo di praticare anche 10/12 discese in neve fresca ogni giorno.
Ma ormai anche sulle Alpi si afferma da qualche anno l’attività di Heliski che alletta gli sciatori proponendo discese in neve fresca, in zone lontane dalla frequentazione della folla, ancor più appetibile dopo una buona nevicata, con snowboard o sci leggeri, sempre con assistenza della guida alpina e dei maestri di sci.
La legge regionale della Valle d’Aosta
La valle d’Aosta ha legiferato in materia, cercando di mediare tra la tutela e la fruibilità del territorio.
Sull’aspetto ambientale La L.R.n. 394/1991 vieta il sorvolo e l’atterraggio nelle zone dei parchi e oasi di protezione, salvo i velivoli appositamente autorizzati secondo le norme sul volo, con sanzioni anche penali per i trasgressori.
La disciplina del volo alpino è contenuta nella L.R.n.15/1988, con successive modificazioni per adattarla alle nuove tendenze (L.R.n. 4/2007; DGR 132/2016 con allegato regolamento n.1342/2016 ).
Per poter svolgere attività di trasporto sciatori occorre stipulare apposite convenzioni con i comuni competenti per territorio in conformità con le disposizioni dell’Assessorato competente per il turismo e con la Giunta Regionale, i quali decidono previa conferenza di servizi al fine di acquisire i pareri degli organismi preposti in materia ambientale e tecnici.
In particolare sono previste le caratteristiche degli apparecchi muniti di certificato acustico.
L’atterraggio deve avvenire in «areali di posa in quota» privatamente gestiti; occorre rispettare l’orario per il trasporto sciatori, ora fissato tra le ore 7 e le ore 16; il periodo stabilito tra il 20 dicembre ed il 15 maggio.
Per tutta la durata dei voli è previsto mantenere il contatto radio. È imposta la presenza dell’accompagnatore che sia guida alpina o maestro di sci, questi ultimo solo per i territori ove non sia necessario l’utilizzo di materiale alpinistico quale corda, piccozza, ramponi, e la discesa sia quindi usufruibile semplicemente con gli sci.
I punti di atterraggio sono contemplati in allegato alla legge regionale citata, fra cui alcuni punti sono previsti sul massiccio del Ruitor, al confine tra Italia e Francia.
Le norme su piani di volo sono state semplificate in Italia, dopo la direttiva UE n. 923/2012 del 26 settembre 2012.
Il piano di volo è un documento che oltre a disciplinare gli itinerari, garantisce il volo e infatti la mancata chiusura del piano di vola provoca l’immediato intervento a titolo di soccorso, o, se volontariamente omesso, la denuncia per procurato allarme con conseguenze penali.
L’attività di Heliski (o eliski) non è ovviamente gradita agli sci-alpinisti che dispregiano i «pistard» e ancor di più tutti quelli, che facendosi elitrasportare, non conquistano con le loro forze i pendii, infine è in contrasto con le attività competitive di sci alpinismo tanto che l’attività di eliski può essere interdetta a cura delle autorità in caso di concomitanza nello stesso territorio.
Stiamo affollando le nostre montagne ?
Ben diverso era il tempo in cui i primi pionieri del volo in montagna affrontavano senza regole scritte, a vista e con rischi personali gli atterraggi in alta quota.
In valle d’Aosta l’atterraggio sui massicci fu praticato per primo da Cesare Balbis, che fu fondatore dell’areo club nel 1954 e poi della società per azioni Aeraosta insieme a Corrado Gex, al quale è intitolato l’aeroporto.
Fu soprattutto al primo che si devono le prime fotografie dal cielo delle montagne della Valle d’Aosta, poi riunite in un volume fotografico intitolato appunto «I monti dal cielo».