Nel comprensorio trentino sta prendendo forma un esemplare progetto integrato di razionalizzazione e potenziamento dell’offerta sciistica che prevede importanti e contemporanei interventi su piste, impianti di risalita, innevamento tecnico.
Un piano per la crescita della località ma senza trascurare il rispetto e i doveri verso la natura a cui si sono tributati rilevanti impegni di compensazione.
Nel comprensorio Fai-Paganella c’è grande fermento per un importante programma di rinnovamento che sta coinvolgendo tutti gli operatori sul territorio, in primis la società «Paganella 2001» che gestisce gli impianti sul versante di Andalo e di Fai della Paganella, con il suo programma di razionalizzazione e sviluppo dell’offerta.
Questo progetto si pone obiettivi articolati e strategici per tutta l’area.
Uno dei principali, per quanto riguarda le attività invernali, è quello di distribuire più uniformemente gli sciatori portandoli a sciare anche nelle piste più basse e, nel contempo, di alleggerire alcuni punti nevralgici alle stazioni intermedie, in particolare per chi sale da Andalo.
All’azione della società impianti si affianca il lavoro che stanno svolgendo l’Azienda per il Turismo Dolomiti Paganella e l’Associazione Albergatori che sono impegnate ad evolvere il proprio operato per dare rinnovato impulso alla valle in un’ottica sempre più attenta al tema della sostenibilità, con un nuovo progetto: un laboratorio di ricerca-intervento sul futuro che coinvolge la popolazione e i principali stakeholders della destinazione.
Il risultato più evidente per noi sciatori saranno nuove piste e un nuovo impianto di risalita progettati secondo un presupposto semplice quanto efficace: dare allo sciatore la miglior pista possibile con il minore dispendio di energia in fase di gestione, nel rispetto delle peculiarità paesaggistiche del luogo.
Il banco di prova è stato il rinnovamento della pista «La Rocca» completato nel 2018 a cui sono seguite la realizzazione di una pista completamente nuova, la «Selletta-Dosson» e la sostituzione di una vecchia seggiovia con una nuova cabinovia ad agganciamento automatico.
Gli interventi realizzati sono imponenti, per utilizzare l’espressione del Presidente Gabrielli, ma alla fine l’assetto generale del territorio sarà rinaturalizzato con tale attenzione da non sembrare opera dell’uomo, questo grazie ad un notevole progetto ambientale in cui sono stati curati tutti gli aspetti territoriali, ambientali e idrogeologici con grande attenzione e puntualità.
Sono stati valutati ed adottati specifici interventi di progetto per ognuno degli aspetti ambientali coinvolti: aspetti idrogeologici e idraulici sia per quanto riguarda le acque superficiali sia per quelle sotterranee, con lo studio dei sistemi di regimazione, collettamento e dispersione; aspetti geologici, in particolare per lo studio dei substrati per la presenza di fenomeni di carsismo e la necessità di proteggere le sorgenti; aspetti legati all’impatto sulla vegetazione, tenuto conto che l’intervento comporta la sottrazione di una notevole superficie boscata, con la prescrizione di specifiche modalità di rinverdimento e di conservazione dei terreni disboscati (e il pagamento di un notevole importo per le opere di compensazione ambientale); aspetti legati alla difesa del suolo e alla presenza di possibili aree soggette a crolli rischiosi.
Non sono stati trascurati nemmeno gli aspetti legati alla presenza di specie faunistiche sensibili, in particolare l’habitat del gallo cedrone e del gallo forcello. Sempre a tutela dell’avifauna, la relazione faunistica suggerisce l’adozione di segnalatori lungo il nuovo impianto al fine di evitare collisioni con le funi.
Sulla pista «La Rocca» rigenerata
La preparazione di una pista perfetta inizia in estate. Così, tanto i rinnovamenti della pista «La Rocca» quanto la nuova pista «Dosson» sono stati progettati e realizzati per essere piacevoli, per avere un fondo sempre ottimale per gli sciatori e per rendere più semplice e meno dispendioso il processo di manutenzione ed innevamento programmato, razionalizzando l’impiego delle risorse.
L’assunto di base è semplice: meno sassi e dossi, meno neve per coprirli e più sciatori contenti.
Così sono state ridotte – se non eliminate – le pendenze trasversali che complicano il lavoro dei gatti durante le fasi di battitura. Sono state create superfici sciabili di larghezza costante (tra i 30 e i 40 m) per ridurre la congestione negli «imbuti».
È stato potenziato il sistema di innevamento calibrando gli erogatori in funzione della condizione specifica di ogni punto, per innevare prima e meglio sfruttando più razionalmente le finestre di temperatura ottimale ed eliminati i sassi in superficie creando un tappeto d’erba uniforme morbido come quello di un fairway di Carnoustie, in questo modo è sufficiente uno spessore di neve ridotto per avere un fondo perfetto.
Vediamo allora meglio queste novità con l’aiuto di Eduino Gabrielli presidente di Paganella 2001 s.p.a. e dell’Ing. Filippo Mottes, Direttore Tecnico degli Impianti.
Iniziamo da quanto è già stato possibile testare: «La Rocca» è una delle piste più importanti del comprensorio Andalo Fai-Paganella; è infatti il percorso di rientro verso Fai della Paganella, ma il suo tracciato, in precedenza stretto e tortuoso, portava l’impianto di arroccamento che lo serve ad essere sottoutilizzato.
Ecco dunque che è stata colta l’occasione del programma di razionalizzazione e sviluppo dell’offerta in atto nella località per riprogettarla e trasformarla in uno dei fiori all’occhiello del comprensorio e, contestualmente, per migliorare il sistema di innevamento tecnico realizzato nel 1996 grazie ad un’ importante sinergia con TechnoAlpin.
Tuffiamoci giù per la pista per vedere più nel dettaglio le migliorie.
Il tratto iniziale è stato allargato e rimodellato nell’andamento del terreno riducendo le parti più pianeggianti ed eliminando le pendenze trasversali, il tutto a favore di una migliorata scorrevolezza.
Gli allargamenti e i livellamenti sono poi proseguiti giù per tutta la pista, ma i tratti che presentavano le asperità maggiori e hanno subito gli interventi più radicali sono stati quelli all’imbocco delle due grandi «S» verso destra, dopo la metà del tracciato.
In questi due punti è stato necessario intervenire in modo sostanziale creando anche opere di sostegno dei fronti delle scarpate verso valle e rimodellando il sistema di deflusso delle acque meteoriche in pista e nel suo intorno.
Da lì a valle, per via della forma della valletta, ci si è limitati a qualche piccola limatura.
E «visto che era già tutto per aria» l’intervento è stato completato con il rinnovamento dell’impianto di innevamento programmato con materiali della TechnoAlpin, installando un nuovo sistema di cavi per la media tensione, fibre per le reti, condotte d’acqua e fognature che dovranno servire a gestire in modo sempre più preciso ogni porzione della superficie sciabile con il minimo spreco di ogni elemento del sistema: dall’acqua, all’energia alle risorse umane impiegate.
L’obiettivo era quello di dare alla pista una larghezza uniforme e consona ai flussi di sciatori che la percorrono per rientrare a valle a sera garantendo pendenze accessibili anche ai meno esperti e buone condizioni di innevamento, senza troppi accumuli di neve.
Il risultato è stato quello di un percorso divertente, vario, con pendenze non eccessive che offre modo anche ai più esperti di esprimersi al meglio con lunghe sequenze di curve a raggio costante.
Si può scendere sempre sulla massima pendenza, senza più tratti in salita, per un percorso che ha uno sviluppo di circa 1600 m e un dislivello di circa 400 m in cui non c’è nemmeno un attimo per annoiarsi o fare semplice trasferimento.
«La Rocca» si può fare tutta in un fiato e, se volete spingere ad ogni carvata, potete arrivare in fondo con le gambe «che fanno le fiamme» e i polmoni vuoti!!!
La nuovissima e strategica «rossa»
La riorganizzazione della pista è stato solo il primo passo del futuro sistema di fruizione.
Durante l’ultima estate è stato possibile assistere alla nascita di una pista completamente nuova a partire dal terreno boscato.
Il progetto prevede infatti la realizzazione di una pista rossa che collegherà l’area del Dosson (il primo approdo per chi sale da Andalo) a quella della Selletta (il punto a monte per chi sale da Fai) rimanendo a mezza quota e di una nuova telecabina a 10 posti che collegherà questi punti.
In questo modo sarà possibile connettere i diversi versanti senza necessità di salire sino a Cima Paganella (da cui si gode uno dei panorami montani più suggestivi delle Dolomiti) riducendo gli inconvenienti in caso di vento forte.
Allo stesso tempo viene valorizzata l’area della Zambana, da cui parte la pista in cui si allenano le nazionali Norvegesi e Statunitensi e si alleggerisce il Dosson, dove è stato realizzato un nuovo rifugio di proprietà della società impianti con un baby park super attrezzato. Sarà pure possibile eliminare la vecchia seggiovia biposto che ora sale alla Selletta dalla Zambana.
La nuova pista ha andamento serpeggiante nel bosco per una lunghezza complessiva di quasi 2 km, senza tratti con pendenze eccessive ed è stata realizzata secondo gli stessi standard applicati per il tracciato appena completato, ma ha richiesto interventi ben più ingenti, probabilmente uno dei movimenti terra più voluminoso mai eseguito sulle Dolomiti (in totale circa 180.000 mc di materiale spostato interamente all’interno del cantiere, senza che altro materiale sia stato portato dall’esterno o all’esterno).
La nascita di una pista dal nulla è un processo più lungo e complesso di quanto comunemente si possa pensare: l’«idea di pista» intesa dal punto di vista delle emozioni che può trasmettere allo sciatore si deve correlare ed intersecare con i molti (e necessari) vincoli ambientali e normativi e con l’espetto morfologico del territorio.
Il tempo necessario per le fasi di analisi, progettazione e iter autorizzativo (in questo caso più di due anni) è certamente maggiore a quello impiegato nella realizzazione (alcuni mesi).
Durante la realizzazione due sono i punti in cui si sono concentrati gli sforzi maggiori: a monte, dove è stato necessario livellare il terreno per compensare alcuni avvallamenti e per eliminare alcune prominenze rocciose che avrebbero reso troppo ripidi alcuni passaggi e nel tratto terminale della pista per superare delle balze rocciose che avrebbero reso estremante stretto ed impegnativo il passaggio.
Nel tratto superiore i livellamenti sono stati effettuati con l’impiego di mezzi meccanici per sbancamenti e riporti e con la creazione di scogliere in roccia.
In questa zona, in particolare, è stato necessario prestare molta attenzione ad alcuni fenomeni carsici affioranti che sono stati evidenziati e protetti.
Nel tratto terminale della pista dove, per superare delle balze rocciose è stato necessario effettuare ingenti opere di sbancamento e di elevazione del piano del terreno.
In questo caso, oltre all’impiego dei mezzi meccanici è stato necessario realizzare importanti opere di ingegneria naturalistica, con scogliere in roccia e opere di sostegno con terre armate di altezza notevole (nel punto più elevato oltre 20 m di fronte) e sbancamenti con l’ausilio di esplosivi.
Anche in questo caso, ad opere concluse, l’intervento di rinaturalizzazione sarà tale da far scomparire l’evidenza dell’opera dell’uomo.
Al fine di mitigare l’impatto visivo, l’autorizzazione paesaggistica prescrive inoltre l’obbligo di mantenere la fascia alberata di mascheramento delle terre armate presente a valle della pista.
La nuova pista, naturalmente, è stata dotata di un sistema di innovamento tecnico sviluppato da TechnoAlpin che garantisce la possibilità di innevamento completo in pochi giorni.
Un giusto investimento per il futuro
Tra le misure di compensazione ambientale adottate la società impianti ha effettuato un consistente versamento alla Azienda Provinciale delle Foreste per permettere la ripiantumazione delle parti disboscate in altri ambiti.
Per completare il programma è stato realizzato anche un nuovo impianto che va a sostituire la vecchia seggiovia Selletta.
Esemplare la progettazione della nuova cabinovia firmata dall’Arch. Marco Casagrande, la stazione di partenza ha infatti una forte caratterizzazione architettonica per sposarsi meglio con il contesto circostante e con il Rifugio Dosson che è a poca distanza.
L’importante volume fuori terra di forma geometrica ingloba tutti gli elementi tecnologici ed è chiuso con una pellicola di lamiere metalliche microforate colorate di un bruno-verde pensato per armonizzarsi con il contesto in particolare in estate.
Nella parte superiore è ricoperto da un rivestimento in assoni di larice naturale con orditure non regolari a diversa distanza dalla parete che riproducono in modo vibrante il profilo delle Dolomiti del Brenta grazie al continuo variare del gioco delle ombre.
Questo prospetto visto da lontano sembra un anfratto della foresta su cui si staglia.
È stato scelto di realizzare una cabinovia perchè è certamente più comoda in inverno, in particolare in caso di tempo cattivo, ma soprattutto garantisce notevoli possibilità in estate per il trasporto di biciclette.
La cabinovia, realizzata da Doppelmayr, sarà ad ammorsamento automatico con cabine da 10 posti della nuovissima serie D-Line e portata massima di 3600 p/h (inizialmente ridotta a 2400 p/h) con una velocità di avanzamento massima di 6 m/s e sarà il primo impianto della ditta austriaca con funzionamento senza riduttori.
Nel complesso, un intervento estremamente importante ed oneroso che la società Paganella 2001 ha voluto intraprendere – finanziandolo interamente in proprio – perchè ha grande fiducia che fornire un servizio ottimale alla propria clientela con sempre maggior attenzione al risparmio di energia e risorse sia il giusto investimento per il futuro.