Intervista a Maria Carmela Colaiacovo, Vicepresidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi, che dice:
« Qualche timido segnale di speranza sembra però arrivare da parte di tutte quelle località vocate alla montagna. Le destinazioni montane sembrano infatti soffrire meno le conseguenze causate dal blocco della pandemia».
Che parte occupa il sistema alberghiero della montagna nel quadro generale italiano? Si possono avere delle cifre che ne identifichino la dimensione? E all’interno del sistema-montagna quale parte occupa la stagione invernale nei volumi dei flussi di ospitalità?
«Il sistema alberghiero italiano si compone di un nutritissimo numero di strutture dislocate su tutto il territorio nazionale. L’offerta complessiva, che si aggira intorno alle 33 mila unità, rende il nostro Paese tra i più accoglienti al mondo.
Per fornire un’idea più precisa delle dimensioni del fenomeno, come Confindustria Alberghi abbiamo recentemente collaborato alla realizzazione di uno studio condotto da PKF e World Capital per stimare il valore delle strutture ricettive in Italia, con l’obbiettivo di identificare per i tre cluster città, mare e montagna il patrimonio immobiliare alberghiero analizzando i dati per ciascuna regione, ricavandone poi quello dell’intera nazione. Partendo da queste rilevazioni è stata poi fatta una proiezione di quali sono mediamente i risultati di redditività sostenibile e la conseguente incidenza sul costo immobiliare a camera. Dall’analisi ne è emerso che, su un ammontare complessivo di circa 117 miliardi di euro di patrimonio immobiliare alberghiero, il cluster montagna ha un valore stimato di circa 3,7 miliardi con il Trentino Alto Adige a contribuire in misura maggiore rispetto alle altre regioni, con circa il 55% del totale del valore misurato a cui seguono Veneto, Valle d’Aosta e Piemonte . Dati importanti che denotano un potenziale di crescita ancora per certi versi inespresso dove la destinazione montagna può ancora crescere ed attrarre l’attenzione di chi scegli di investire nel nostro settore».
Quali conseguenze ha avuto l’interruzione prematura della stagione sciistica sulla conduzione degli esercizi alberghieri? Ci sono delle stime (in termini di valore assoluto o in percentuale) che quantifichino le perdite registrate?
«Il turismo sta affrontando una sfida senza precedenti e una minaccia esistenziale a Il turismo sta affrontando una sfida senza precedenti e una minaccia esistenziale a causa dell’impatto del Covid-19. La frenata della domanda causata dall’emergenza epidemiologica non è paragonabile a nessuno dei precedenti shock registrati in passato. Solo per citarne alcuni, nel 2003 – quando a causa della SARS si persero 3 milioni di flussi turistici (-0,4%) – e nel 2009 – quando a causa della crisi economica finanziaria si persero a livello mondiale 37 milioni di arrivi turistici internazionali (-4%). Le ultime proiezioni dell’UNWTO per il 2020 riportano un crollo della domanda estera compreso tra il 58% – nell’ipotesi migliore – e il 78%, generando a livello mondiale una flessione del numero di viaggiatori internazionali che potrebbe essere compresa tra gli 850 milioni e oltre 1,1 miliardi. L’impatto economico sarà durissimo e il WTTC dichiara che a livello mondiale, potrebbe essere a rischio, nello scenario più grave, fino al 62% del PIL generato dal settore e il 60% dell’occupazione. Dati drammatici che nel caso dell’Italia potrebbero riflettersi ancora più pesantemente sull’intero settore. La domanda turistica del Belpaese è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, passando da 98,8 milioni di arrivi e 375,5 milioni di presenze del 2010 ai 127,5 milioni di arrivi e oltre 434 milioni di presenze del 2019 (rispettivamente +29% e +15,6%). La spinta propulsiva alla crescita è stata determinata dal turismo straniero, che nello stesso arco temporale è cresciuto del 43,8% in termini di arrivi e del 32,4% in termini di presenze, tanto da rappresentare ormai più della metà della domanda complessiva. I viaggiatori internazionali lo scorso anno in Italia anno hanno speso oltre 44,3 miliardi di euro, in aumento del 6,2% rispetto al 2018, contribuendo in maniera importante al nostro export. Le entrate per viaggi internazionali hanno rappresentato infatti il 41% delle esportazioni di servizi e circa l’8% del totale delle esportazioni italiane. Un trend in costante crescita che nel primo semestre 2020 ha invece registrato un’impressionante battuta d’arresto. Secondo i dati rilevati dalla Banca d’Italia infatti, tra gennaio e marzo 2020 la spesa dei viaggiatori stranieri in tutta Italia si è contratta del 34,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una fase di stallo che ha colpito indistintamente il mare come la montagna, le città d’arte e quelle tipicamente business e che con il procrastinarsi dello stato di emergenza al 31 ottobre rende ancora più complesse previsioni al rialzo».
Quali prospettive si annunciano per il prossimo inverno?
«È sempre più complesso poter fare delle previsioni su quello che accadrà nell’immediato futuro. Il mondo alberghiero, pur non essendo stato direttamente coinvolto da provvedimenti di chiusura, ha subito il totale azzeramento della domanda compromettendo drasticamente i risultati anche della stagione estiva appena trascorsa. Qualche timido segnale di speranza sembra però arrivare da parte di tutte quelle località vocate alla montagna. Le destinazioni montane sembrano infatti soffrire meno le conseguenze causate dal blocco della pandemia. Il territorio italiano, occupato per ben oltre il 35% da paesaggi di montagna, ha per sua natura tutte quelle caratteristiche necessarie ad intercettare le esigenze di chi intende oggi trascorrere un periodo di vacanza lontano dal luogo di residenza. Le nuove abitudini ereditate dalla pandemia hanno ampliato la voglia di ricercare luoghi incontaminati, paesaggi mozzafiato, contatto diretto con la natura, approccio sempre più green e sostenibile. Una ricetta perfetta che rende le nostre vette oggi ancora più attrattive e motivo di scoperta. A lasciar sperare in un inverno migliore rispetto al recente passato, hanno e stanno certamente contribuendo i grandi eventi calendarizzati per il 2021 e legati ai campionati mondiali di sci alpino così come i giochi olimpici e paralimpici invernali del 2026. Due appuntamenti importanti che pongono sotto i riflettori l’intera nazione ma che contribuiscono positivamente a far conoscere i luoghi e le bellezze naturali dell’offerta montana italiana».
Quali ritiene debbano essere le misure che la politica, a livello nazionale e territoriale, debba prendere per sostenere il comparto economico dell’ospitalità alberghiera?
«Le misure assunte dal Governo sino ad oggi sono importanti ma non possono bastare. La nostra industria è ferma ormai dai primi giorni di marzo e ha davanti ha ancora un periodo caratterizzato da forti incertezze: siamo ancora molto lontani dal poter tornare a regime. Sin dal principio dell’emergenza abbiamo costantemente affrontato e portato all’attenzione delle istituzioni necessità ed urgenze del settore.
I temi sono molti, dalla liquidità, alla eliminazione di alcuni tributi oggi insostenibili, l’abbattimento del costo del lavoro per favorire la ripresa e molto altro tra cui il problema affitti che affligge quasi il 50% delle imprese alberghiere italiane grandi, piccole e piccolissime. Un costo che può arrivare anche al 20-25% dei ricavi, impossibile da sostenere dopo mesi ad incasso zero, costi di gestione in aumento esponenziale e con una domanda che nei prossimi mesi sarà necessariamente asfittica».
Prevede un crollo maggiore di utenza da parte della clientela straniera o da parte del mercato interno?
«Attualmente la domanda interna è ancora molto debole perché soffre delle incertezze economiche che hanno colpito milioni di famiglie e quella straniera è quasi del tutto assente. Nel 2019 in Italia si sono registrati oltre 127,5 milioni di arrivi turistici con oltre 434 milioni di presenze (+1,2%). La componente internazionale ha sempre confermato un trend in crescita, basti pensare che lo scorso anno le presenze straniere nelle nostre strutture sono state circa 219 milioni, con un aumento dell’1% rispetto al 2018. Dato questo confermato anche per l’inizio del 2020 quando l’ISTAT aveva rilevato una crescita di presenze straniere rispetto a gennaio 2019 del +7,4%. Elementi importanti che dimostrano quanto la domanda turistica che si rivolge al nostro Paese sia sempre più internazionale contando più del 50% del totale. La crisi in atto ha temporaneamente congelato la voglia di visitare e raggiungere il nostro Paese. I modelli sociali che hanno visto il numero di viaggiatori nel mondo passare da 674 milioni nel 2000 a 1,5 miliardi nel 2019 certamente torneranno e l’Italia recupererà il suo ruolo di super potenza del turismo internazionale. Ritroveremo nelle nostre strutture ospiti provenienti da tutto il mondo ma inizialmente la ripresa sarà lenta e caratterizzata essenzialmente da un turismo di prossimità e caratterizzato sul fronte estero dalla presenza di francesi, tedeschi e spagnoli».
Quali saranno e chi le coordinerà le prevedibili norme da attuare nei singoli esercizi per il contenimento del contagio al momento della auspicabile riapertura e in attesa del risolutivo vaccino?
«Il momento che stiamo vivendo ci ha insegnato quanto sia importante creare sinergia tra il mondo imprenditoriale e quello delle Istituzioni. A seguito del DPCM del 17 maggio 2020 tutte le Regioni hanno emanato, ciascuna per la propria competenza territoriale, le Ordinanze, i Decreti e i relativi protocolli per gestire in sicurezza la ripresa delle attività.Con l’intento di voler fornire un utile supporto volto ad individuare principi unici, lineari ed omogenei, come Confindustria Alberghi già a fine aprile, avevamo elaborato e poi trasmesso al Governo e alla Conferenza Stato Regione un protocollo i cui contenuti riguardavano la salute degli ospiti e dei lavoratori garantendo la sicurezza all’interno delle strutture preservando al contempo il tradizionale spirito di accoglienza tipico dell’offerta alberghiera italiana. Un documento dinamico pensato per essere in grado di assimilare gli input che, di volta in volta, vengono individuati dagli enti competenti in materia e dalle varie disposizioni emanate. Volevamo uno strumento a disposizione degli operatori per supportare la gestione in fase di ripartenza, fornendo indicazioni e spunti a chi vuole fare meglio o di più per la propria offerta. Lo stesso protocollo trasmesso agli organi competenti ha stimolato le medesime Regioni che in alcuni casi hanno recepito l’intero nostro contenuto e in alcuni casi ulteriormente ampliato le indicazioni necessarie per gestire in sicurezza l’offerta alberghiera.Un lavoro che ci ha visti tutti coinvolti e che sicuramente continuerà in futuro per garantire alle imprese del settore la meritata ripresa».