Nelle settimane di fine stagione invernale alcune delle questioni che ci eravamo prefissati di affrontare sono state oggetto di attenzione da parte degli organi parlamentari supportati da un nostro fattivo contributo.
Una nostra delegazione ha partecipato all’audizione alla VII Commissione Permanente Cultura Scienza e Istruzione alla Camera dei Deputati, incentrando la discussione in maniera molto tecnica e puntuale in merito agli argomenti oggetto della delega al Governo e altre disposizioni in materia di ordinamento sportivo, di professioni sportive nonché di semplificazione e, nello specifico, sull’Art. 14 delega al Governo in materia di sicurezza nelle discipline sportive invernali.Siamo quindi intervenuti proponendo di definire gli aspetti legislativi inerenti le concessioni, ritenendo per le quali fondamentale la sostanziale differenza tra la Concessione alla Costruzione dell’impianto (Atto che viene rilasciato prima della sua realizzazione) e la Concessione all’Esercizio dello stesso (Atto che viene rilasciato ad opera conclusa e a seguito dell’ottenimento del Nulla Osta Tecnico rilasciato dai competenti Organi del Ministero dei Trasporti). TAGLIO
Per quanto riguarda il casco, abbiamo percepito una forte spinta per l’adozione obbligatoria del casco almeno fino ai 18 anni, che per le nostre esperienze dirette potrebbe non avere un impatto così deprimente sul fatturato del nostro comparto, a patto che venga tenuta in debito conto la particolarità delle stazioni transfrontaliere.Crediamo anche che l’adozione di un DAE in ogni singola stazione, passando attraverso una formazione gratuita del personale da parte degli organi sanitari locali del Servizio 118, possa costituire un importante contributo ad una maggiore sicurezza dei comprensori sciistici. Abbiamo riconosciuto il ruolo delle Forze dell’Ordine nell’opera di prevenzione e repressione dei comportamenti degli sciatori e anche l’importante ruolo nel campo del soccorso, chiedendo al Parlamento un indirizzo forte verso il ripristino del servizio, da un punto di vista numerico e di diffusione sul territorio, almeno a quello del recente passato
Abbiamo infine approfondito i temi relativi alla pratica delle altre attività all’interno delle nostre stazioni sciistiche, richiamando l’attenzione su uno dei concetti fondamentali della L. 363/2003: l’area sciabile attrezzata (all’interno della quale sono presenti gli impianti a fune, le piste da sci, ma anche le attrezzature complementari, i piazzali parcheggio, i locali commerciali, i servizi pubblici, quelli ludici e quant’altro) e delle relative responsabilità che fanno carico a tutti i soggetti presenti in tale area compresi necessariamente gli utenti delle diverse attività che vi sono ricomprese.
«Il gestore degli impianti, che necessariamente assume anche la qualifica di gestore delle piste, non può e non deve essere considerato responsabile di tutto ciò che accade all’interno dell’area sciabile attrezzata».
Risulta pertanto fondamentale la definizione delle responsabilità in capo al gestore degli impianti per quanto concerne l’utilizzo degli impianti e delle piste da sci, così come quelle proprie degli utenti, ivi compresa per i minori la responsabilità genitoriale e altresì risulta fondamentale normare, con estrema puntualità e attenzione, ove il soggetto gestore degli impianti e delle piste non risulta invece responsabile. A seguito di quanto sopra sarà quindi possibile individuare efficaci e più completi criteri generali di sicurezza per la pratica dello sci, obblighi e divieti in capo ai soggetti operatori, impiantisti e non, e soggetti fruitori, con le conseguenti misure sanzionatorie per i trasgressori. Quanto alla pratica dello sci alpinismo, e fatte le necessarie soprastanti premesse, visto il crescente fenomeno dello stesso, che spesso viene condotto abusivamente su piste da sci e spesso durante l’orario di chiusura al pubblico delle stesse (pratica peraltro particolarmente pericolosa per il trasgressore poiché a quell’ora le piste sono oggetto di manutenzione a opera dei mezzi battipista), condividiamo che il tema meriti un’analisi più approfondita. Si ritiene doveroso quindi un impegno da parte nostra a tal proposito e ci siamo resi sin d’ora disponibili a partecipare a un tavolo di concertazione al fine di individuare modalità operative che soddisfino tutti i portatori di interesse, a condizione naturalmente che in capo al gestore degli impianti non incorra alcuna conseguente responsabilità in merito.Questo non significa che tale pratica non debba e non possa essere condotta all’interno dell’area sciabile, della quale le piste da sci sono nella grande maggioranza dei casi, solo una piccola parte. Il tavolo che sarà eventualmente costituito dovrà tener debitamente conto di oggettive e motivate ragioni di sicurezza e tutela dell’incolumità dei fruitori degli impianti e delle piste, e nel contempo anche degli scialpinisti medesimi, con l’accortezza e la considerazione, da esprimere ancor più a carattere generale, che il mondo del turismo bianco sarà sempre meno caratterizzato da singole attività, ma anzi contraddistinto da una sempre maggiore differenziazione delle discipline che vi si possono svolgere; nel caso specifico che oggi ci occupa, pertanto, lo sci alpinismo e, perché no, potenziali fruitori della montagna dotati di ciaspole.Compito fondamentale del tavolo dovrà essere, in ogni caso, la valutazione della possibilità di coesistenza sul territorio dei fruitori di diverse attività, la definizione delle strategie autorizzative atte ad agevolarne la compatibilità e l’individuazione chiara delle responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, con una particolare attenzione, naturalmente, alla tutela delle prerogative derivanti dall’attività del gestore degli impianti e delle piste da sci.