Anche i maestri di sci, parte integrante nel sistema di accoglienza di una stazione invernale, hanno subito un duro colpo dall’assalto del Covid 19 che ha imposto la chiusura anticipata della stagione.
E ora dovranno ripensare le metodologie di insegnamento in vista del prossimo, problematico inverno.
In questa intervista, il presidente dell’Associazione di categoria Maurizio Bonelli spiega com’è andata e come potrà andare.
Come stava andando la stagione 2019/20 fino alla chiusura degli impianti? Risultava un divario di attività tra le Scuole delle stazioni alpine e quelle dell’Appennino?
«La stagione invernale conclusa in anticipo evidenzia una situazione a macchia di leopardo. Al Nord, in quasi tutte le stazioni alpine, la neve arrivata abbondante e in anticipo rispetto ad anni passati ha permesso l’apertura degli impianti molto presto con un afflusso di clienti-sciatori più che buono fino al week and del 7-8 marzo. Quando, causa Covid-19, gli impianti di risalita sono stati chiusi e quindi è terminata anche l’attività dei Maestri di sci.
Se così è stato sull’arco alpino, non è stato lo stesso per le stazioni appenniniche dell’Emilia Romagna, della Toscana, delle Marche, dell’Abruzzo, del Lazio, della Campania, della Calabria, della Basilicata e anche della Sicilia. Regioni dove le scarse precipitazioni nevose e le temperature non proprio invernali, hanno creato parecchi problemi e molte Scuole di sci non hanno potuto aprire o lo hanno fatto solo per pochissimi giorni.
Al nord quindi, prima dell’improvvisa chiusura, è stata una buona stagione con condizioni ottime d’innevamento e anche il tempo ci ha aiutato molto. Non bene la zona appenninica del centro e sud Italia».
Si sono create delle situazioni particolarmente difficili per la categoria dei Professionisti della neve per la brusca interruzione di un flusso di reddito?
«La chiusura improvvisa all’inizio di marzo ha fatto finire la stagione nelle stazioni alpine a tre quarti della stessa. In quasi tutte le stazioni alpine la stagione invernale, viste le condizioni di innevamento e visto l’afflusso di clienti fino a quel momento che facevano ben sperare per il prosieguo, avrebbe potuto continuare almeno fino a metà aprile in occasione delle festività pasquali.
La chiusura anticipata della stagione, ha creato e crea sicuramente una perdita importante di reddito alla nostra categoria, così come per tutta la filiera del turismo, di cui noi siamo parte integrante. Mancando più di un mese al termine della stagione, questa situazione ha creato e sta creando difficoltà anche per i Maestri e per questo AMSI e il Collegio Nazionale dei Maestri di Sci, si sono attivati per sottoporre al Governo Italiano delle istanze su possibili interventi a sostegno della nostra categoria, come per il resto del comparto turistico.
Per poter meglio capire e analizzare la situazione, abbiamo promosso presso le 400 Scuole di Sci Italiane una raccolta dati puntuale e precisa sull’andamento della stagione e sulla prevista perdita di incassi causa la chiusura forzata. Ci tengo però ad evidenziare che, pur avendo subìto un danno per la mancanza di incassi per almeno un quanto della stagione, i Maestri di Sci Italiani attraverso iniziative Regionali/Provinciali, come tanti altri, hanno fatto importanti donazioni a favore dei principali soggetti che localmente sono impegnati nella lotta contro il COVID-19, dalla Protezione Civile, agli Ospedali, alle Case di Risposo per anziani. Appena avremo il dato definitivo delle donazioni, sarà nostra cura renderlo noto».
Un evento che ha subìto la chiusura è stato anche il GranPremio Giovanissimi…
«Ad inizio marzo erano in pieno svolgimento le Fasi di Associazione Regionale, iniziate a gennaio, dalle quali i primi 15 classificati per categoria accedevano di diritto alla Finale Nazionale di Tarvisio prevista dal 3 al 5 aprile.
Abbiamo quindi, in accordo con il Comitato Organizzatore di Tarvisio, annullato anche la Finale Nazionale e subito il Consiglio Nazionale AMSI ha deliberato lo slittamento di un anno del calendario delle Finali GranPremio Giovanissimi, riprogrammando la 43a Finale Nazionale GPG 2021 a Tarvisio».
Per quanto riguarda la stagione estiva c’è qualcosa che potrebbe essere d’aiuto per i maestri?
«AMSI si è mossa sempre a stretto contatto con il Collegio Nazionale dei Maestri di Sci per dare tutte le informazioni ai Maestri sulle varie possibilità e agevolazioni previste attualmente dalle varie iniziative del Governo, unitamente alle norme regionali e provinciali, per superare questo momento di crisi che non sappiamo quando finirà e quale impatto avrà sul turismo.
Per quanto riguarda la stagione estiva, molti Maestri sono solitamente impegnati in attività outdoor come mountain bike, canyoning, accompagnamento in montagna e come Guide Alpine. Si tratta di attività strettamente legate al turismo nelle nostre località montane. È difficile, in questo momento, capire come si riprenderà il turismo e come sarà la fase 2 di ripresa. Sicuramente non torneremo subito alla situazione di prima, semmai ci ritorneremo, ma ci si adatterà ad una nuova richiesta di turismo.
I Maestri di sci faranno la loro parte in sinergia con tutti gli altri attori della filiera del turismo, per rilanciare le attività legate alla montagna anche nel periodo estivo».
Ci sono già sul tavolo delle nuove proposte per agevolare quella che sarà la prossima stagione invernale e su quali punti si dovrebbe andare a lavorare per incentivare il turismo?
«Non ci sono ancora parametri anche perché alcune proposte verranno necessariamente promosse a livello locale in base al territorio di competenza. I Maestri dovranno essere parte attiva di questa riorganizzazione turistica. Per quanto riguarda la prossima stagione invernale, mancheranno parte dei turisti-sciatori stranieri e dovremmo capire come si riprenderà la domanda del turismo italiano.
Certamente dovremmo elaborare nuove proposte e probabilmente anche nuovi modelli d’insegnamento, soprattutto per le lezioni di gruppo.
Dovremmo reimpostare il sistema dell’insegnamento, considerando le precauzioni minime ma necessarie per velocizzare il ritorno alla normalità. Si dovrà capire come potrà essere l’afflusso alle piste e soprattutto se ci saranno delle limitazioni per quanto riguarda la portata degli impianti di risalita.
Scenari fino a ieri inimmaginabili ma che da domani, forse, diventeranno la “nuova” normalità.
Dovremmo quindi essere bravi nell’adeguarci all’inedita situazione. Il tutto, localmente, in stretto contatto e in sinergia con le altre categorie economiche interessate al turismo montano e a livello Nazionale con indicazioni concordate ed univoche».