Quali sono, sul piano strettamente personale, i sentimenti che sta vivendo di fronte ai risultati ottenuti alla guida del Gruppo Leitner?
«Da una parte sicuramente vi è la grande soddisfazione, da condividere assieme a tutti i nostri oltre 3500 collaboratori, per l’importante risultato raggiunto in termini di fatturato, avendo superato, per la prima volta nella nostra storia, il miliardo di euro. Dall’altra però dobbiamo mantenere i piedi ben saldi per terra, e vorrei sottolineare come oltre al fatturato vi siano anche altri i fattori che definiscono lo stato di salute di un’azienda, soprattutto nell’ottica di un suo sviluppo sostenibile. Ecco allora che ritengo importante evidenziare come innovazione, internazionalizzazione e diversificazione debbano essere anche in futuro le linee guida del nostro operato e pertanto è opportuno ricordare i 25 milioni che abbiamo destinato lo scorso anno alle attività di ricerca e sviluppo e i 24 milioni confluiti in investimenti sia nelle nostre strutture che nei processi di produzione e infine anche nelle attività di formazione del nostro personale».
I dati dell’esercizio 2018 descrivono il Gruppo Leitner come un player industriale di statura internazionale. Come vive l’azienda il tema della globalizzazione che viene indicata come causa della crisi economica e sociale che sta attraversando l’Occidente?
«Il mondo è sempre più piccolo e si muove a velocità sempre maggiore. Per questo non si può rimanere fermi, non si possono temere i cambiamenti, ma bisogna affrontarli nella consapevolezza che celano difficoltà ed insidie, ma sono inevitabili per assicurarsi un futuro. Noi siamo presenti in tutto il mondo, con 11 siti produttivi, 65 filiali e 132 centri di assistenza, e proprio questo processo di internazionalizzazione, affiancato anche alla diversificazione, che ha investito i nostri prodotti (dalle funivie urbane, ai veicoli cingolati, dalla gestione e manutenzione delle funivie), ci hanno consentito di fare fronte alle difficoltà in cui vengono a trovarsi certi Paesi anche in Occidente. Sono fermamente convinto che le aziende abbiamo un’importante responsabilità sociale da assolvere nei momenti di crisi sociale».
In quali segmenti produttivi individua i possibili e più consistenti margini di crescita per il futuro?
«È indubbio che nell’ambito delle funivie urbane e con spiccata funzionalità turistica vi siano importanti margini di crescita. Già oggi a livello di gruppo il 35% del fatturato viene generato oltre il mondo-neve e anche sul fronte dei veicoli cingolati firmati PRINOTH è in crescita il settore dei mezzi multiuso, pur rimanendo ancora saldamente i battipista il nostro core business. Ma accanto ai prodotti stessi vi sono novità anche sul fronte delle attività di manutenzione e gestione degli impianti. Proprio dove abbiamo installato funivie urbane e turistiche (vedi ad esempio Algeria, Colombia, Berlino o in Spagna) abbiamo dato vita a nostre società con personale in loco chiamate o a gestire direttamente le funivie o a garantirne una manutenzione quotidiana. Insomma un nuovo business e una nuova opportunità di impiego di collaboratori».
In quali misure si definisce oggi il rapporto d’incidenza sul fatturato tra il mercato interno e i mercati esteri e come prevede si possano evolvere nel futuro? E quali sono i mercati stranieri potenzialmente più interessanti?
«Oramai da anni il mercato interno (quello italiano) incide a livello di Gruppo nell’ordine di circa il 10% (lo scorso anno il 14%). Oramai nel corso degli anni si è consolidato questo trend, che non immagino possa mutare considerevolmente in futuro. È naturale che si sta seguendo con grande interesse lo sviluppo del turismo invernale sul mercato asiatico, nell’ottica anche delle prossime Olimpiadi invernali di Pechino, ma le Alpi e anche Scandinavia e Balcani continuano a recitare un ruolo di preminenza per noi. Sul fronte urbano poi sicuramente il centro e sud America stanno investendo in maniera importante in questa nuova forma di trasporto pubblico. In Europa invece se ne parla molto, probabilmente anche troppo, e si costruisce poco; prevalgono ancora timori e pregiudizi che però, e questa è la speranza che nutriamo, dovranno a breve lasciare il posto ai vantaggi che le soluzioni funiviarie sono in grado di assicurare alle città intrappolate nella morsa del traffico».
Sulle questioni della sostenibilità ambientale e dei risparmi energetici quale contributo sta fornendo e può fornire Leitner con la sua attività produttiva?
«È sicuramente un tema che ci sta a cuore e che abbiamo voluto anche concretizzare nello sviluppo dei nostri prodotti. Dal nostro sistema di azionamento diretto (DirectDrive) non solo più funzionale, ma anche più silenzioso e senza dispendio di olio, alla flotta di battipista sempre più “ecologica”, per concludere con LEITWIND e i suoi generatori eolici, testimonianza concreta che vogliamo anche agire sul fronte della salvaguardia della nostra terra».
Quale orizzonte vede nel futuro per la montagna bianca e l’economia indotta dal turismo invernale alla luce dei mutamenti climatici e dell’innalzamento delle temperature? Quale è il suo atteggiamento di fronte a questa situazione?
«Vi sono indubbiamente alcuni indicatori chiari dei cambiamenti meteorologici, basta vedere cosa sta succedendo con i nostri ghiacciai, ma al contempo siamo anche reduci da alcune stagioni invernali nelle quali non è certo mancata la neve. Ritengo che il turismo invernale goda di buona salute e di questo sono molto contento perché troppo spesso ci si dimentica, soprattutto nelle grandi città, quali importanti ripercussioni ha avuto il turismo invernale su tantissime realtà periferiche sia nell’arco alpino ma non solo. Il benessere di tante vallate è proprio il risultato di questo sviluppo del turismo invernale, se non ci fosse stato le ricadute in termini negativi avrebbero avuto effetti anche sulle grandi realtà metropolitane. Sul fronte delle stazioni sciistiche risulta evidente che coloro che hanno voluto e potuto investire (soprattutto sul fronte dell’innevamento programmato ma non solo) risultano più competitivi sul mercato, ma anche molte realtà che hanno deciso di unire le forze stanno riscuotendo importanti risultati».
Nelle strategie dell’azienda sono previste ulteriori diversificazioni produttive nei prossimi anni?
«Non rimaniamo mai fermi e guardiamo sempre avanti e in quest’ottica visto che il tema della digitalizzazione risulta oramai di strettissima attualità negli ultimi anni abbiamo sviluppato software per funivie, battipista e innevamento programmato che proprio per i vantaggi che portano agli esercenti stanno riscuotendo grande successo. In questo ambito dunque ci saranno ulteriori novità e quanto presentato alla fiera Interalpin con Skadii, la piattaforma digitale per la gestione delle stazioni sciistiche, ne è la riprova».
Ha qualcosa da suggerire o da chiedere alla politica in senso lato, sia a livello nazionale che a livello globale?
«Che prenda decisioni chiare e poi lasci lavorare gli imprenditori. Per chi fa azienda, per chi vuole fare, non c’è nulla di peggio che l’incertezza derivante da una instabilità costante sul fronte politico».
Un leader dal volto umano
Anton Seeber è nato a Vipiteno il 2 febbraio 1973, primo figlio di Michael Seeber, l’uomo che, partendo da solide basi costruite nell’edilizia e nel settore immobiliare, nel 1993 aveva accettato di intervenire finanziariamente per risollevare le sorti della Leitner facendola poi crescere alla attuale dimensione di holding in vent’anni di sviluppo attraverso numerose acquisizioni e diversificazioni produttive.
Dopo aver conseguito la maturità al Liceo Classico coltivando una vocazione umanistica e una certa propensione allo sport (hockey su ghiaccio in particolare), Anton si laurea nel 1999 in economia alla Bocconi con una tesi in organizzazione aziendale.
Durante una permanenza negli Stati Uniti, tra New York e Philadelfia studia, perfeziona l’inglese, si specializza in «private investment banking» e conosce Beata, una ragazza del New Jersey laureata in ginecologia che lavora all’Università della Pennsylvania. Anton e Beata si sposano nel 2003.
Dalla loro unione in America nasce Carolina il 26 gennaio 2005, a Innsbruck nascono Gabriel l’8 luglio del 2007 e Raphael l’11 dicembre 2010.
Tornato in Italia con la sua famigliola nel 2006, Anton entra a pieno titolo in azienda diventando responsabile del progetto Minimetro, quella diversificazione concentrata sui veicoli di trasporto urbano su rotaia il cui primo intervento si è realizzato a Perugia nel 2008.
La sua presenza in azienda diventa sempre più consapevole e autorevole, si impadronisce di tutte le problematiche di tutti i settori in cui opera la holding.
Il resto è la storia recente del passaggio di consegne. L’8 aprile 2016, davanti a 500 collaboratori riuniti a Vipiteno per la tradizionale festa di fine stagione, Michael Seeber annuncia l’intenzione di ritirarsi e di cedere lo scettro del comando al figlio Anton quale presidente e amministratore delegato di Leitner Group.
La decisione viene ratificata nell’assemblea degli azionisti del Gruppo nel giugno dello stesso anno.