Quanto vale la mia serpentina? Come riesco a esprimermi sugli sci? Qual è il mio stile? Domande lecite e quasi amletiche per uno sciatore che interpreta lo sci passando prima di ogni altra cosa per la tecnica, lo studio e lo stile. Chi scia in maniera disinteressata potrebbe rispondere semplicemente «Ma che ti importa? Scendi giù da lì e goditi il panorama». La questione in realtà non va banalizzata, poiché l’espressione del gesto tecnico nello sci sta alla base di tante cose, dell’agonismo, dell’apprendimento e della bellezza. Non vogliamo mischiare pere e mele, ma la questione è aperta. Perché nello sci, dove la tecnica rimane il fondamento per approcciare a qualsiasi raggio di curva, esiste un giudizio quasi sempre soggettivo, raramente oggettivo, laddove non c’è un cronometro, giudice al di sopra delle parti. Il maestro mi vede scendere mentre disegno curve poi inizia probabilmente a distruggere le mie certezze e le ottime sensazioni che pensavo di aver avvertito, elencando un’infinità di errori che ho commesso, spesso inconsapevolmente. Sembra che la perfezione non esista proprio e questo crea un minimo di scompiglio. Il braccio non è sufficientemente in avanti, il baricentro è lievemente spostato all’indietro e quelle caviglie… troppo rigide! Perfetto, cercherò di rimediare ponendo attenzione alle imperfezioni rilevate, ma al di là della correttezza della mia discesa, come sto sciando in realtà? Da sei, da cinque, da otto? Non è dato a sapere. Ma come? Il maestro mi spiega la curva spesso rifacendosi a concetti di fisica e di psicologia, poi mi interroga giudicando la mia discesa e non mi dice quanto ho preso? Come faccio a «capire se ho capito», se ho saputo studiare o se il mio senso interpretativo va nella direzione giusta. Le due o tre stellette, che siano d’oro, d’argento o di bronzo non mi dicono granché. Stabiliscono soltanto quali archi di curva sono in grado di disegnare sulla neve, ma non come li interpreto. Insomma, se esistesse la pagella, sì proprio quella che ci ha spesso tormentato, fino al liceo, molte incertezze sparirebbero. Siamo partiti da questo punto, proprio da questo, quando abbiamo scritto su un foglio il progetto di Sciare Campus – l’Università della tecnica, sistema che non regala la laurea in «Sciologia», ma che mi valuta. Mi dice cioè se la mia serpentina vale 2, 5, 7 o 10. Sapete quanto vale la serpentina di Davide Simoncelli? 27,75. E quella di Blardone? 25,75. Di Denise Karbon? 28,00. Si sono presentati al test per diventare Istruttori nazionali e una giuria di professori gli ha dato il voto, in questo caso con l’unità di misura dell’Università. Per la verità il coefficiente è lievemente diverso (ma questo è un dettaglio), dal momento in cui, nell’esito della conferma tecnica degli istruttori nazionali, Maurilio Alessi ha preso 32,25. Nessuno ha interpretato meglio la serpentina. Vogliamo dire che Maurilio in Italia è il numero uno in questo esercizio? Che diamine, ma ci rendiamo conto cosa c’è dietro a questo risultato cui non si dà alcun risalto o addirittura significato? Lo diamo noi, Maurilio, sei un figo! Il numero uno, meriti un trofeo, un oscar, un diploma di benemerenza, un titolo onorifico tipo Cavaliere dello sci. Ora, tutti gli altri che se ne fanno di quel 32,25? Scherziamo? È il nostro punto di riferimento. Non siamo maestri, né allenatori, tanto meno Istruttori, ma la nostra serpentina, rispetto al valore assoluto espresso da Maurilio, quanto vale? Ora, la questione è: chi è in grado di darmi un voto? Tecnicamente un qualsiasi maestro di sci, ma non funzionerebbe, poiché su diecimila maestri, il metro di giudizio, sarebbe troppo eterogeneo. Il senso dell’Università è proprio questo: un gruppo di docenti costituito dai Maurilio Alessi della situazione che prima mi spiegano come disegnare gli esercizi base di valutazione della tecnica sciistica italiana scritta tra STF e Coscuma, e poi mi mettono sotto esame. Il corpo insegnanti di Sciare Campus è composto da Giorgio Rocca, Christian Castellano, Fabio De Crignis, Gianluca Grigoletto, quattro superman della tecnica. Con loro abbiamo costruito un percorso formativo dedicato a tutti gli appassionati, introducendo il concetto universitario. Così, busto/spalle/braccia, inizio curva, chiusura curva, concentrazione/determinazione, solo per citarne alcune, diventano «materie» di studio e come tali, prevedono un esame. Chi è intervenuto quest’estate a Les 2 Alpes, al primo corso di 3 giorni, è impazzito di gioia. Ha eliminato molti dubbi, probabilmente anche alcuni errori, ma soprattutto ora sa quanto vale la sua serpentina. Abbiamo messo sul tavolo la questione e presto sarà discussa da Fisi e Amsi. Potrebbe nascere qualcosa di clamorosamente bello. Immaginiamo un ranking nazionale che riporta i voti di serpentina, corto raggio e altri due o tre esercizi. Lo sciatore, vanesio com’è, si dannerebbe l’anima pur di avere una pagella migliore rispetto a quella del compagno di sci. E perché, la sfida non appassionerebbe gli stessi maestri? L’idea ci sembra davvero buona e l’Università la porterà avanti, possibilmente con i partner istituzionali a cui porgiamo l’invito a non perdere un’occasione formidabile di promozione e «stimolo» per lo sci.
Voglio il voto!
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Marco Di Marco
Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).
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