Valieva e Trusova il ghiaccio olimpico diventa uno psicodramma
Fa veramente impressione come in età così giovane ragazzine di 15 o 17 anni sappiamo raggiungere nel pattinaggio un livello tecnico così elevato, per poi cadere sia sul ghiaccio ma soprattutto in uno psicodramma veramente crudele.
Un’estremizzazione che probabilmente supera qualsiasi confine dello sport. Quello che è accaduto riguardo a Kamila Valieva è ben noto (QUI) e nella finale Olimpica è capitato quello che era prevedibile accadesse.
L’ESIBIZIONE DI KAMILA
E I MOMENTI DI TRISTEZZA DEL DOPO GARA
Ha sbagliato tutto, cadendo più di una volta nella sua esibizione finale che l’ha fatta scivolare dal primo al quarto posto. Lasciandosi poi andare in un pianto irrefrenabile.
Di sicuro, dietro a quelle lacrime non c’è soltanto la delusione per aver mancato l’obiettivo o aver sbagliato totalmente l’interpretazione del suo programma.
Poco distante da lei la connazionale Alexandrea Trusova, 17 anni, che conclude al secondo posto e viene colta da una crisi isterica che fa molto male.
LO SFOGO DI ALEXANDRA TRUSOVA
Uno sfogo di rabbia che termina solo pochi minuti di prima della cerimonia di premiazione. Ma c’è da domandarsi quale sia il risultato olimpico di una medaglia d’argento che viene commentato così: “Odio il mio sport! Tutti hanno un oro tranne io! Non mi vedrete mai più su una pista di ghiaccio”.
Si dice spesso che lo sport è un esempio di vita. Che lo sport ti insegna, ti guida e ti fa crescere. A vedere queste scene verrebbe da pensare che da tutto ciò è bene starsene alla larga.
Per la cronaca l’oro è finito al collo della russa Anna Shcherbakova, già campionessa mondiale, che invece non commette nessun errore ammaliando la giuria.
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